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Eh ai miei tempi… da che mondo è mondo partono così i commentoni sui giovani, quelle prediche tra l'indignato e il malinconico che cercano di fiaccare la quintessenza della gioventù, il suo essere effimero. Sì, perché le invettive di questo tipo non sono mai dirette ai giovani di ieri (sacrilegio) o a quelli di domani (che hanno poca presa sull’ascoltatore) ma sempre a quelli di oggi. Insomma, l’avverbio temporale che fotografa il presente è un must quando si sente la necessità di fare un paragone tra la gioventù attuale e quella di chi ha, almeno, vent’anni in meno. Questo modo di aprire una conversazione, cosi fresco e originale da essere già in voga ai tempi di Platone, è naturalmente sempre seguito da un giudizio negativo, vago e poco dimostrabile, secondo il quale i giovani di oggidì rispetto ai loro omologhi delle generazioni passate sono sempre meno: educati, motivati e capaci di sacrifici. Tanto per citare le principali argomentazioni della "ai miei tempi culture". 

Ma la cosa più stucchevole di questo brillantissimo modo di far conversazione è che è infarcito di falsità: i giovanissimi non giocano più all'aperto? Ma se al parco non ti puoi mettere con un libro sdraiato sull’erba a far finta di fare l'intellettuale che è tutta una pioggia di frisbee, palloni e palline da volano (il volano dai raga). Gli studenti non sono motivati? Eh no, infatti non puoi girarti un attimo che lanciano fagioli sulle opere d'arte contro il climate change, se sbagli a fare la raccolta differenziata ti guardano come se fossi il cacciatore di Bambi e poi dai, diciamoci la verità, si sparano a testa bassa anche tre stage non pagati di fila che in confronto i crumiri russi erano dei lavativi. 

Le balle sui giovani di oggi arrivano a rasentare la fantascienza. Addirittura si vocifera che ai diciassettenni di oggi non freghi un fico secco di prendersi la patente a 18 anni. Ma non diciamo cazz… la patente è l'unica cosa che accomuna i giovani di tutte le epoche, pure i discepoli di Platone non vedevano l’ora di compiere diciott'anni per fare la tavoletta di cera rosa per guidare la biga! I giovani la vogliono tutti la patente, vogliono sentirsi liberi di andare a fare quello che fa la meglio gioventù sui sedili di dietro di una Panda, è scienza, è DNA: a 17 anni hai in mente solo il foglio rosa, tutto il resto è noia, non credeteci a chi afferma il contrario non è altro che l’ennesimo esempio della "ai miei tempi culture".

Sento già le obiezioni che gridano ma lo dicono i dati! Ne parlano tutti! Non ci sono più i giovani di una volta! E allora vediamoli 'sti dati. Ebbene una nuova indagine, commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, rivela che in Italia l'età media in cui si prende la patente è 19 anni e 10 mesi, mentre vent’anni fa era, guarda te, 18 anni. Ora capisco che ci sia stato uno slittamento ma, a casa mia, a 19 anni e 10 mesi sei ancora abbastanza giovane eh, non so da voi. Tuttavia il rumore mediatico che vuole a tutti i costi dire gridare "non ci sono più i giovani di una volta" non si arrende e prosegue dicendo che è un segno dei tempi, che domani la patente si prenderà a 20 anni, poi a 30, perché i giovani di oggi sono diversi non c’è nulla da fare! Ah sì? 

Bene, se facciamo un po' di ricerca scopriamo che a far invecchiare l'età media in cui si prende la patente sono, principalmente, i giovani che abitano in città. Le stesse città dove aumenta il costo della vita, degli affitti, dove dopo la laurea si fa la gavetta pagata in visibilità e pacche sulle spalle. Le stesse città dove le famiglie la macchina la vendono e non la comprano più, al massimo la affittano, perché costa troppo mantenerla a fronte di quanto la si usa, che tanto in vacanza ci si va sempre meno, sai a volte succede quando vivi nel Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse.

Quindi forse è meglio correggere il tiro: non è che ai giovani non interessa più la patente il fatto è che sono troppo presi a capire come sopravvivere, magari via dall’Italia (la percentuale di under 35 che vanno all’estero aumenta ogni anno) e quindi sono obbligati a dover spostare più in là l’iscrizione alla scuola guida. Non solo, nonostante i tempi economicamente bui, le età media in cui ci si iscrive alla patente si è spostata di un solo anno! Come mostra la ricerca di Facile.it. Non ci sono più i giovani di una volta? Le nuove generazioni non sognano più la patente? Qualcuno forse obietterebbe che a non essere più quello di una volta è il futuro, proviamo a mettere i giovani nelle condizioni di realizzare e non solo di sognare e vedrete che i sedili dietro delle Panda continueranno ad essere affollati, anche a 18 anni, anche solo con il foglio rosa. 

 

Autore: Davide Frigoli

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