Partiamo dall'Olanda. La catena di negozi alimentari Jumbo Supermarket decide di introdurre le "casse relax". Lo fa nel 2019 e da quel momento aprono circa 200 punti vendita e la notizia rimbalza ciclicamente dai siti ai social e dai social ai siti, in un ping pong di entusiasmi che nemmeno Stati Uniti e Cina durante la Guerra Fredda. Che cosa gli Olandesi si siano fumati, ehm... inventati è presto detto: consentire - soprattutto agli anziani - di trasformare il pagamento della spesa in un rituale rilassato, in cui soprattutto le persone più sole possono fare quattro chiacchiere senza il timore che ciò blocchi la fila. Sentite la gioia sprizzare da ogni dove? Bene...
Al contrario di quelle veloci, dove i veri imbruttiti come noi arrivano bestemmiando con carrello e/o lettore prodotti (ve lo ricordate il lavoro ombra?), le casse lente sono pensate per i vecchietti - più lenti negli spostamenti, più abituati a maniere educate e con tempi più dilatati. L'idea è stata replicata anche in Francia e nel Regno Unito, anche se con meno diffusione, ed è evidente che l'intento sia quello di evitare quel senso di frustrazione che coglie chi deve archiviare rapidamente la pratica "SPESA" ma si ritrova davanti qualcuno in fila che se la scialla in chiacchiere... e - proviamo a immaginare - quel senso di frustrazione che coglie sicuramente chi è un po' più impacciato e si sente come una tartaruga con il fiato sul collo della lepre alle spalle.
In Italia l'esperimento non è ancora stato lanciato, anzi, pare che che qui il trend sia opposto: qualche mese fa ha addirittura aperto un supermercato senza casse, il Tuday Conad di Verona (un "Prendi&Vai" alla stregua dei negozi Amazon Go, che però non sono presenti in Italia) in cui i prodotti si prendono, si mettono da parte (anche in tasca) e si arriva poi a un totem cui un complesso sistema di sensori ha trasmesso l'importo complessivo da pagare. Zero sbatti, zero chiacchiere. Strano peraltro che una roba del genere non sia stata fatta per la prima volta a Milano... ma niente paura: pare che le principali insegne si stiano organizzando proprio in questo senso.
Va detto, però, che in un paese per vecchi come il nostro il business per le casse dei matusa andrebbe colto al volo, soprattutto in una città come Milano in cui notoriamente non si parla nemmeno con il vicino di pianerottolo. Chiunque abbia fatto la spesa durante il lockdown ricorderà il piacere incredibile di chiacchierare coi cassieri: praticamente gli unici esseri umani che era consentito incontrare e di fronte ai quali era lecito stazionare per qualche minuto al di fuori dei propri conviventi. Quindi, chi non ha aperitivi in agenda ed è un po' troppo in là per Tinder, forse sarebbe contento di farsi una vasca all'Esselunga con chiacchierata finale.
Se venisse in mente a qualcuno di realizzare questa RSA fra gli scaffali, mi raccomando: no dalle 7.30 alle 8.30 a.m., no dalle 13 alle 14, dalle 18 alle 20 e no nei weekend, perché all'ora di punta vogliamo continuare a passare in cassa rapidi e maleducatamente al telefono senza salutare nessuno. La sfida vera, poi, sarà quella di trovare cassieri e cassiere che abbiano voglia di mettersi lì ad ascoltare i nonnini in fila. A volte è fatica farsi dire buongiorno anche quando non c'è nessuno in negozio, figurarsi ascoltare i racconti su nipoti e dentiere...
Staremo a vedere. Intanto, noi aspettiamo con la giusta ansia gli anonimi totem che perfezioneranno il nostro imbruttimento. Perché la verità è che a Milano la fretta è ontologica, fa parte del dna di chi ci nasce e si innesta in quello di chi ci vive e, come ha commentato qualcuno sotto la notizia dell'Olanda, la verità è in Lombardia gli anziani sono quelli che hanno più fretta di tutti: da qualche parte, là fuori, c'è un cantiere che li aspetta.
Autrice: Daniela Faggion
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