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Situazione burnout malemale, metà dei lavoratori italiani soffre di malessere psicologico

Da una ricerca del centro medico online Serenis è emerso che metà degli intervistati soffre di disagio psicologico causato dal lavoro. E sono soprattutto donne.

E niente, ogni due per tre ci tocca parlare di stress, burnut e altre menate perché qui la situa è sempre più “mai una gioia”. Ma partiamo da voi: state bene, sì? Come va il lavoro? Se avete risposto “una merda, grazie” allora no panic, che siete in buona compagnia.

Cominciamo con i primi dati. Serenis, centro medico online per il benessere mentale, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, ha presentato l’Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane che ha tirato dentro 1500 persone tra lavoratori (26,9%) e lavoratrici (71,8%), dai 18 e gli oltre 60 anni. Il tema è: come stanno i lavoratori italiani? E ancora: a che punto è il benessere mentale in azienda? In che modo i lavoratori percepiscono l’interesse dell’azienda nei confronti del proprio benessere? Spoilerone: figa quanto siamo messi male.

Il 49,4%. quindi praticamente la metà del campione, ha segnalato una crescente gravità di disagio psicologico. Ma quali sono le aree professionali in cui lo sbatti psicologico è maggiore? Chi lavora nelle aree marketing e comunicazione dichiara un livello di ansia e stress (21,9) superiore a quello di tutte lealtre aree aziendali. Al contrario, sembra stare benone chi si occupa di gestione del personale (18,6), consulenza (18,8) insegnamento ed educazione (18,8).

Cosa ne deduciamo, quindi? Che per un’azienda occuparsi del benessere dei propri dipendenti è prioritario, ma ahinoi in Italia la situazione da questo punto di vista è ancora molto indietro. Quasi due persone su tre pensano che infatti che l’argomento sia estremamente importante, eppure il 50% degli intervistati riscontra un livello estremamente basso di attenzione da parte dell’azienda nei confronti del proprio benessere psicologico. Sono soprattutto le donne a percepire questo menefreghismo, vuoi per il gender gap, vuoi per le poche tutele alla maternità, vuoi per varie ed eventuali. La percezione del disinteresse aziendale, inoltre, è particolarmente sentita tra chi ha tra i 36 e i 45 anni.

“I risultati dell’Osservatorio ci comunicano che c’è ancora molto da fare nel mondo del lavoro inItalia in termini di benessere mentale” ha commentato Daniele Francescon, Co-Founder di Serenis. “Il divario tra lavoratori e lavoratrici è tristemente riconfermato, i settori del marketing e della comunicazione sono i peggiori in termini di benessere mentale: è necessario agire in modo concreto per invertire la rotta. In che modo? Individuare il problema è sicuramente il primo passo per capire dove intervenire al meglio condei programmi di welfare mirati”. Ma quali sono le ragioni che ci creano più ansia?

Francescon cita “l’ampliamento delle attività da svolgere, percepito come una fonte di stress e non un’opportunità di apprendimento o miglioramento professionale. Anche lo smart working non sempre incide positivamente sul benessere mentale e, in coloro che svolgono un ruolo poco autonomo, lavorare da soli genera frustrazione, a dimostrazione che la dimensione sociale è fondamentale per prevenire situazioni di stress e ansia.”

E allora, voi come state messi? Tuttapposto o no?

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