Lo pensiamo tutti, almeno una volta nella vita. Poi però il 99% di noi si caga addosso e rimane impalato dov'è. Eppure c'è un coraggioso 1% che - nonostante una situazione di relativa stabilità - decide di mollare tutto, di cambiare vita e di fare un salto nel buio. Sono storie sempre molto affascinanti e belle da raccontare, perché un po' ti incoraggiano ad ascoltare quella vocina dentro la tua testa che random di suggerisce "ma sì dai, provaci".
Ci siamo fatti una call con Martina Medail, 40 anni, milanese ormai adottata da Malta. Per raccontare di come sia passata da un lavoro importante (nella redazione di TGcom24, raga, a Mediaset!) ad aprire un suo piccolo atelier nell'arcipelago. Insomma, quello sulla carta sembra il classico lavoro per il quale menarsela e che ti fa portare a casa uno stipendio mica male. "In effetti lo era. Se sono diventata la persona che sono oggi, lo devo in parte anche al mio vecchio lavoro che mi ha insegnato a credere di più in me stessa e nelle mie capacità" ci ha spiegato Martina. "Tuttavia, lavorare in una redazione non era ciò che desideravo. Da sempre sono stata più portata per lavori creativi piuttosto che organizzativi". Ma di cosa si occupava Martina? Nei suoi dieci anni a Mediaset ha fatto un po' di tutto: arredatrice degli studi, ottimizzatore di produzione per i telegiornali di Sportmediaset, segretaria di edizione per Tgcom24.
La prima chiave per aprire davvero la porta del cambiamento è la passione. Se c'è, si è già a metà dell'opera. "Nonostante le otto ore di lavoro, con turni diversi ogni giorno e sabati e domeniche incluse, non ho mai abbandonato la mia passione nel creare accessori di moda", ci ha spiegato. "Quando tornavo a casa dal lavoro, dedicavo sempre del tempo al prototipo su cui stavo lavorando in quel momento e, tutto d’un tratto, la stanchezza scompariva per dare spazio alla creatività. Ho studiato fashion design allo IED a Milano. In realtà, ho frequentato il primo anno allo IED di Barcellona, perché volevo fare un’esperienza all’estero e imparare lo spagnolo. Il secondo e il terzo anno invece li ho frequentati nella sede di Milano".
E pensare che un "aiutino" al grande salto è arrivato dalla pandemia. "Una bella spintarella direi - ci spiega Martina - La pandemia ha creato le condizioni favorevoli, mettendomi davanti ad un bivio. Non so se in una situazione diversa avrei mai trovato il coraggio di cambiare vita. L'1 marzo 2020 sono partita per Singapore, dove avrei dovuto trascorrere un mese di vacanza. Come sappiamo, poco dopo hanno bloccato il mondo, e il mese a Singapore è diventato più di un anno. Nell'incertezza assoluta di quei primi mesi di pandemia, ero in contatto con i miei datori di lavoro, e abbiamo posticipato il mio rientro in azienda di qualche mese, in attesa di capire cosa sarebbe successo. Nel frattempo, dentro di me, una voce mi incoraggiava a fare il grande passo, facendosi sentire sempre più forte e decisa. Il momento che aspettavo da tempo si era finalmente presentato davanti ai miei occhi, e non nego che avevo una gran paura di ascoltare quella voce e saltare nel vuoto. Ho passato notti e notti insonni a pensare a cosa fosse giusto fare. Facevo calcoli, ipotesi e mi immaginavo di trovarmi in situazioni diverse in cui dovevo riuscire a cavarmela. Poi il 2 luglio 2020 ho trovato quel coraggio, ho alzato il telefono e ho dato le dimissioni".
Sbeeem! Che poi, licenziarsi così di botto senza avere un piano B già pronto è proprio una roba da Braveheart. "Dopo mesi trascorsi lontano dalla mia vita di sempre e dall’altra parte del mondo, ho iniziato a vedere le cose da un’altra prospettiva e le mie priorità sono cambiate. Ho iniziato a dare più importanza alla qualità della vita e soprattutto al tempo. Il tempo che abbiamo a disposizione non deve essere sprecato facendo qualcosa che non ci rende felici, altrimenti condurremo una vita triste e piena di insoddisfazione. Ho realizzato che nessuno mi avrebbe mai 'salvato' da quella situazione, se non me stessa. Insomma sono diventata più consapevole di certi aspetti importanti della vita, ed è come se mi fossi risvegliata da un sonno durato anni. Sono sempre stata attratta dalle sfide e mi piace vedere fino a dove riesco ad arrivare con le mie forze, rischiando a volte di mettermi in situazioni difficili. La soluzione però c’è sempre, basta osservare con attenzione e aguzzare l’ingegno".
E allora, come si sta a Malta? "A parte il cibo si vive bene! Scherzi a parte, a Malta la mia vita è cambiata completamente rispetto a quella che conducevo a Milano. Le distanze sono brevi e si raggiunge tutto in poco tempo. Se dopo il lavoro, o in pausa pranzo, vuoi farti un bagno al mare puoi farlo. Quando atterri con l'aereo sai che in massimo 20 minuti sarai a casa. È un'altra dimensione, i ritmi sono più lenti, le giornate sono luminose anche d’inverno e la gente è meno preoccupata rispetto alle grandi città. C’è meno stress in generale. Malta è come se fosse una grande comunità, dove i maltesi si conoscono tutti fra di loro e hanno quasi ovunque legami di parentela. Ci sono anche tanti expat che si sono trasferiti qui per lavoro. Molte aziende, infatti, hanno deciso di aprire la loro sede a Malta per le condizioni fiscali più favorevoli". E pare che anche a livello lavorativo la situa a Malta sia incoraggiante.
"Il tasso di disoccupazione è basso perché c’è richiesta di personale un po’ in tutti i settori. Soprattutto nel turismo. Spesso i ristoranti e le strutture ricettive sono a corto di personale, e quindi, se uno cerca un lavoretto stagionale, di sicuro lo trova in poco tempo. Gli stipendi però sono bassi. Diverse sono le cose invece per chi ha un titolo di studio e una formazione professionale in un campo specifico. Qui gli stipendi sono decisamente più alti. L’iGaming è molto diffuso e ben pagato, ad esempio. Poi ci sono altri campi come quello informatico, marketing e finanza altrettanto ben retribuiti".
Ok, ma quindi tu sei riuscita a trasformare la tua passione in lavoro? "Ci stiamo lavorando, ma direi che siamo sulla buona strada, anche se è ancora lunga. Finalmente posso dedicarmi a tempo pieno alle mie creazioni e al mio brand e questo è quello che mi rende più felice. Oltre all'enorme soddisfazione ogni volta che vendo un mio pezzo. È una sensazione meravigliosa. La mia priorità è dare valore e qualità al mio tempo e alle mie giornate, bilanciando il lavoro e il tempo libero. Ho lasciato un impiego di 8 ore al giorno anche per limitare lo stress e condurre una vita più sana".
Però tornerai a Milano ogni tanto, o no? Che effetto ti fa? "Mi sento a casa. Poi però, dopo due o tre giorni, sento l'esigenza di andare via. Avverto qualcosa di pesante nell'aria e nelle persone, soprattutto dopo gli anni di pandemia. C’è tanta rassegnazione e questo mi dispiace. Sono ormai 4 anni che vivo fuori e, nonostante sia la città dove sono cresciuta e dove ho ricordi nascosti dietro ad ogni angolo, ho un rapporto con Milano un po’ più distaccato rispetto a prima. Sento che quello che aveva da offrirmi si è esaurito e che non è l’ambiente ideale dove trovare la mia pace interiore". L'idea di tornare, quindi, non c'è.
"Milano mi ha dato tanto e la porto sempre nel cuore. Però, crescendo, le mie necessità sono cambiate e preferisco dei ritmi di vita più lenti e meno stressanti. Quando ho tempo, mi piace andare a fare una passeggiata vicino al mare e respirare l’aria pulita. In una città come Milano questo non è possibile. Non mi vedo a viverci nei prossimi anni, però mai dire mai nella vita. Mi sembrerebbe di ripercorrere la stessa strada. Per indole, mi piace sperimentare sempre cose nuove e difficilmente ritorno sui miei passi. Ma chissà cosa ha in serbo il futuro". C'è qualcosa che ti manca di Milano e che a Malta non c'è?
"Certo, un sacco di cose, come ad esempio il cibo buono accessibile ovunque. Qui, per una pizza degna dei nostri standard, ti devi sbattere e magari ti costa anche 15 euro senza essere nulla di ché. Mi manca la qualità dei servizi che si può trovare a Milano, come ad esempio in un ristorante. Qui a Malta, per via della domanda superiore all’offerta, molto spesso i servizi sono scarsi o meno efficienti. Per prenotare un appuntamento dal meccanico, o dal parrucchiere, a volte devi aspettare anche due settimane. Ho sangue milanese che scorre nelle vene e, anche se voglio una vita più calma e senza stress, resto comunque imbruttita ed esigente!".
Cosa consigli a chi sente dentro di sé il desiderio di "buttarsi" ma non ne ha il coraggio? "Consiglio di fare le dovute riflessioni e di ascoltare quella vocina dentro di sé. Le risposte sono già dentro di noi, dobbiamo solo ascoltarle con sincerità e senza filtri. Se stiamo conducendo una vita che non ci soddisfa, dobbiamo trovare la forza e il coraggio di cambiare rotta a qualsiasi costo, anche mangiando riso in bianco e patate ogni giorno. Un’altra cosa che mi sento di consigliare, è di non dare troppo peso a ciò che dicono o pensano gli altri. Nessuno sa cosa c’è dentro di noi e quali sono i nostri desideri. Solo noi possiamo cambiare la nostra vita e dare un senso al nostro tempo. Quello perso non ci verrà mai più restituito".
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