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Editorial
noiebianca

Mollare tutto e... completate la frase. Ciascuno di noi ha la propria. Un ideale, un sogno, un'utopia. Un progetto magari manco troppo impossibile, basterebbe giusto un po' di intraprendenza. Forse un po' di soldi, chissà. Fare il grande salto non è mai semplice, ci vuole una buona dose di coraggio, un po' di incoscienza, sicuro una passione bruciante. Come quella dei protagonisti della nostra "Bella storia" di oggi, Manuela e Gilberto, che più di dieci anni fa hanno deciso di mollare tutto - letteralmente, il lavoro, la città, il traffico - per trasferirsi in un borgo semi deserto a Bardi (provincia di Parma) dove hanno aperto Brugnola1932, un B&B e agriturismo vegano, oltre che rifugio per animali strappati allo sfruttamento. Che bella cosa.

Ci raccontate un po' com'era la vostra vita PRIMA del cambiamento? Dove vivevate di preciso?

Gilberto è un F205 puro. Infanzia e studi a Milano, quella Milano dove l'anno della maturità bigiavi e parcheggiavi davanti alla gelateria Marghera. Un po' cambiato lui, un po' la città, si è spinto più all'esterno, ma i contraccolpi lo hanno raggiunto. Ormai le mattine passate tra la Hoepli e Luini erano solo un ricordo. Adesso c'era l'hinterland e i paesi dormitorio senza storia. Manuela è un ibrido di prima generazione Napoli x Brianza, vissuta a Lentate, cresciuta tra pastiere di Pasqua e il culto del lavoro come unica ragione di vita. Ci siamo incontrati a Turate e lì abbiamo vissuto insieme per qualche anno.

Ma lavoravate sempre nella City?

Gil era designer d'interni in campo aeronautico per una società in zona Malpensa ed è stato per un po', finché ha avuto libertà, un lavoro figo.
Manu è agronoma e gestiva le prove per un centro di sperimentazione agricola a Rho, tra l’ex Alfa Romeo e la Fiera, cioè tra i cantieri eterni con relativi blocchi del traffico mattutino e serale. Per entrambi, gli spostamenti in auto erano diventati la triste normalità, le ore passate in strada ti entrano nelle ossa e nemmeno te ne accorgi. Però ti escono dalla busta paga perché arrivi sempre tardi. Insomma, work-life balance zero e pure la beffa a fine mese.

E quindi com'era la vostra vita, qualitativamente parlando?

Lavoro, palestra, sport, cani, la spesa al sabato, rotonde, ancora rotonde, ma quante rotonde si fanno in 10 km? La voglia di prendere la quarta uscita e tornare a letto era sempre più forte. Diciamolo, ci sentivamo giargiana: tempo libero pochissimo, un sacco di rumore, troppa gente sempre troppo vicina.

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brugnola1932_veg_country_house

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I vostri ex lavori - da profani - ci sembrano molto fighi. Guadagnavate bene?

A raccontarli, sì, erano fighi. Ma guadagnare bene è un'altra cosa, diciamo che avevamo stipendi normali e sicuramente le garanzie del tempo indeterminato. Ma, rispetto allo sbattimento e a quella che oggi si chiama salute mentale, no. Abbiamo iniziato a chiederci: "cos’è che ci manca davvero?", ed era il nostro tempo. Sappiamo che il tempo è denaro, ma sappiamo quanto vale il tempo che non viviamo? Economicamente parlando, alla fine, ci stavamo perdendo.

La mancanza di contatto con la natura ha inciso molto nella vostra scelta di "mollare tutto"?

Moltissimo. Siamo scappati proprio durante i lavori della "necessaria" Pedemontana. I campi e i boschi davanti a casa sono scomparsi in tempo zero, non c'era più nemmeno un posto dove fare due passi con il cane. Potevamo solo aspettare la domenica e pianificare una gita al lago o in  montagna…rimettendoci in coda insieme agli altri imbruttiti in fuga.

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Cosa vi ha fatto decidere: "Ok basta, trasferiamoci in un borgo semi deserto"

Beh, momento, inizialmente pensavamo ad un passaggio più soft, qualcosa più vicino, ma non avevamo ereditato la casa del nonno e i nostri stipendi erano, appunto, normali. I prezzi lombardi erano già allora da fuori di testa e allora abbiamo iniziato a guardare più lontano. Fra le mille case e poderi visti, alla fine la chimica ci ha stregati e siamo approdati qui a Bardi, in Valceno. Perché? Il silenzio, la natura primordiale e una adorabile densità abitativa di 1 persona ogni 11 km quadrati. Siamo passati dall'idea di affittare un campo per ospitare un po’ di animali, al piano di fuga senza ritorno. Festeggiamo tutti gli anni il giorno in cui abbiamo scritto le mail di dimissioni.

Che tipo di attività avete messo in piedi, e perché?

Abbiamo pensato fin dall'inizio ad una forma di accoglienza turistica 100% vegan, perché noi siamo vegani e perché per quella nicchia c'era un vuoto di mercato nel settore dell’ospitalità, all'epoca in cui abbiamo iniziato a pensarci (parliamo del 2005-2006). Prima B&B e poi agriturismo. Il B&B è una modalità immediata, la casa lo consentiva. L’agriturismo per normativa è arrivato più tardi, perché richiede un'azienda agricola avviata e abbiamo dovuto aprirla, un corso obbigatorio e una montagna di burocrazia priva di logica. Invece il rifugio per gli animali da reddito è partito subito. Dovevamo avere degli animali, noi ne avevamo bisogno e loro avevano bisogno di un posto in cui vivere senza che gli si rompessero i maroni per produrre qualcosa. 

Era il 2010, giusto? Avete anticipato quindi quello che sarebbe poi diventato un vero trend, il veganesimo.

Quando si leggono le storie del filone "mollo tutto", sembra che uno si licenzia e il giorno dopo è operativo. La nostra ricerca è durata anni, poi nel 2010 è arrivato il rogito. 2012 le dimissioni, 2013 la fuga. Sei mesi prima di aprire Manuela era già sul posto, da sola. Non era ancora di moda e non c'era ancora la consapevolezza che c'è oggi, eravamo veramente dei pionieri. Ripensandoci oggi, è stata una grande soddisfazione, perché ci davano per morti entro tre mesi. La Regione addirittura non voleva autorizzarci perché riteneva che un agriturismo vegano fosse contro le normative e su questa cosa ci ha fatto perdere sei mesi. Vedi tu quanti ce ne sono adesso.

Invece mezza Lombardia vegana dell’epoca è passata da noi e oggi possiamo dire che l'unico continente da cui non abbiamo avuto ospiti è l'Africa. Abbiamo portato mezzo mondo nel nostro piccolo borgo deserto. Noi abbiamo avuto dalla nostra parte anche un carattere deciso, combattivo e questo ci ha permesso di stringere le chiappe nei momenti più bui, che sono stati tanti.

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Come sono stati gli inizi?

L’inizio pensiamo che sia duro per tutti, ed è qui che il carattere si è fatto sentire. È stata durissima, anche perché dalla famiglia la scelta è sempre stata poco condivisa. È come una nuova opportunità, come nascere una seconda volta, quindi avevamo tantissima energia emotiva e fisica, ma vedevamo i nostri risparmi fare ciao ciao con la manina. Arrivare in un paesino di poche anime poi non è facile, se sei abituato a vestirti strano e a gente che si fa i fatti suoi. 

C'è qualcosa che vi manca della vita di città?

Teatro, cultura, cinema, mostre, concerti, festival, qualcosa di attuale. Qui tutto è pensato nella retorica del passato. Il passato come una scusa per non fare nulla di diverso da quello che si è sempre fatto. Se vieni dalla Milano innovatrice e dalla Brianza operosa, sai che palle. Però bilanciamo con i ritmi lenti, le chiacchiere dalla panettiera, gli aperitivi a 5 euro e la compagnia degli animali, i nostri e quelli selvatici. Che figo è avere il tasso che ti dorme in giardino insieme ai gatti? Qui, non arriverà mai una Pedemontana a cancellare tutto.

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