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bicipolitana

Una cosa che può succedere ai primi della classe è quella di abituarsi, al primato, ai complimenti e alle critiche di chi contende il primo posto. Di sentirsi invincibili insomma, sicuri di far sempre bene e meglio: quando si fa tutte le volte la parte del leone il rischio di distendersi con tutta la criniera sugli allori è sempre in agguato. Ed è proprio quello che è successo a Milano. Il leone, o meglio la leonessa meneghina è così sicura di avere sempre assicurata la presenza in serie A da dimenticarsi che se smetti di allenarti prima o poi la retrocessione arriva. Ed è infatti è arrivata.  

Impossibile direte voi, Milano in serie B? Ma da quando, ma dove? Ebbene, il campionato è quello del Giretto d’Italia, ovvero la classifica delle città più ciclabili stilata ogni anno da Legambiente. Secondo il report 2023, Milano da città con le migliori performance in tema di ciclismo urbano, nel giro di un paio di anni è diventata "maglia nera" per l’uso della bici, con un crollo del 33% di cittadini che pedalano, risultato: dalla prima posizione del 2022 Milano è piombata in quinta, ok la serie B è forse ancora lontana ma, di sicuro, per quanto riguarda le due ruote a pedali, Milano la Champions se la scorda.

Per questo a Milano si parla di potenziare le piste ciclabili. Per tornare a guidare la classifica della mobilità ciclistica è necessario prima di tutto smettere di strumentalizzare l’argomento. Dai diciamolo, invece di fare si è perso troppo tempo a ciarlare, così a lungo che si sono venute a creare due squadre, quella dei ciclisti e quella degli automobilisti, come se provenissero da due pianeti diversi e incompatibili. Ma dev’essere per forza cosi? 

No, e forse la situa si sta sbloccando. Laddove i senior sbandano, uno studente delle superiore rimane saldamente in sella e se ne esce con un’idea che è stata sempre lì ma che, evidentemente, si era troppo impegnati a litigare per realizzarla: la bicipolitana milanese o REC (Rete espressa ciclabile).  

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Cioè, non è che l’idea sia venuta a lui per primo, da decenni in tutte le grandi città del mondo si parla di fare il salto di qualità con le piste ciclabili, di creare una rete capillare, da usare quotidianamente per il tragitto casa-scuola-lavoro, un sistema ciclabile non limitato alle scampagnate fuori città, che preveda delle stazioni dove gonfiare le gomme, ripararle, riempire la borraccia. E soprattutto che sia collegato verso il centro e verso la periferia, perché è il caso di sottolinearlo: se bisogna fare una pista ciclabile che finisce nel nulla o improvvisamente in mezzo a un incrocio, o lunga solo qualche metro, allora è quasi meglio non farla proprio. 

In Italia gli esempi più virtuosi sono quelli di Bologna, dove si punta a realizzare oltre mille km di percorsi ciclabili sia per gli spostamenti quotidiani che per il cicloturismo (attualmente di km ne sono stati realizzati circa 500), di Pesaro tra i primi centri a elevare il neologismo bicipolitana a nuovo modello di pianificazione urbana e a rivendicare la paternità del termine (a Pesaro i km della rete ciclabile sono circa 100) e Rimini, prima città a dotarsi di segnaletica ad hoc per la micromobilità elettrica. Anche Milano vanta 312 km di piste ciclabili, tuttavia non sono raccordate, finiscono in mezzo al nulla e non ci sono in alcuni punti strategici, basti pensare che non esiste una ciclabile per andare all’Idroscalo, il principale spazio verde pubblico attrezzato della città dove praticare vari tipi di sport. 

Non solo, come ha sottolineato lo scorso 9 aprile il comitato milanese "Non vediamo l’ora", in occasione di un presidio per chiedere al Comune più atti concreti per la sicurezza dei ciclisti, dei dodici progetti per nuove ciclabili annunciati a Milano per il 2023 solo uno risulta effettivamente completato (Via Dudovich) e solo un altro ha visto i lavori partire (Bisceglie - Parco dei Fontanili). Gli altri lavori preventivati sono ancora fermi al palo. Un bel problema, perché i milanesi di andare in bici non se la sentono granché, perché effettivamente pedalare a Milano non è molto sicuro. La bicipolitana servirebbe proprio a questo, rendere la pedalata una cosa di tutti i giorno e non una sorta di sport estremo per pochi audaci. 

Ma quindi, nel dettaglio, come sarebbe fatta 'sta bicipolitana milanese? La sua caratteristica principale è quella di migliorare la continuità ciclabile attraverso una rete di piste sui principali assi stradali milanesi. In particolare, la rete di percorsi ciclabile seguirebbe quelli della metropolitana, dei tram, e naturalmente della circonvalla. In questo modo risulterebbero: 3 linee "circolari" e 10 "radiali", quest’ultime realizzate seguendo i percorsi del trasporto pubblico locale (TPL). Completano il quadro 18 velostazioni per facilitare il cambio dalla bici ai mezzi pubblici. Oplà!

Naturalmente questa linea guarderebbe anche fuori verso l’hinterland, nello specifico attraverso il progetto "Cambio", questo il nome del biciplan di tutto il milanese: il grande disegno di ciclabilità della Città Metropolitana di cui la bicipolitana "Rec" rappresenta la parte dedicata squisitamente a Milano. 

Ma la bicipolitana avrebbe degli standard tecnici o l’importante è sbombolettare a terra l’icona della bici? Eccome se li ha: separazione fisica delle piste ciclabili dagli altri utenti della strada (macchine e pedoni), larghezza adeguata per sorpassare e utilizzare cargobike, e poi incroci protetti, collegamenti con le ciclabili locali e naturalmente presenza di segnaletica. La mobilità contemporanea, lo vediamo tutti i giorni, ormai è fatta da mezzi di trasporto di tutte le dimensioni e tipologie, dalle micro macchine elettriche, alle e-bike, ai monopattini, a quelle strane mono ruota elettriche che si vedono sfrecciare di tanto in tanto, per questo la convivenza di tutti i veicoli non è solo auspicabile è necessaria. E chissà se un giorno si potrà viaggiare in bici, in monopattino o con un leggero veicolo elettrico percorrendo tutta l’Italia in sicurezza lungo una “bicistrada” nazionale. Perché, come scrisse uno dei più citati filosofi del secondo Novecento, Marc Augé, l’idea di una città in cui prevale la bicicletta non è pura fantasia. Chissà se il futuro gli darà ragione. 


Cover: Velocipiedi

Autore: Davide Frigoli

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