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La Gen Z si sente giudicata dai colleghi senior sul posto di lavoro

Una ricerca di LinkedIn svela come i giovani under 26 si rapportano con i colleghi più grandi, con i quali spesso si trovano a disagio.

L’entrance della Gen Z nei vari working places si sta rivelando abbastanza complessa: non solo per ciò che riguarda questioni economiche e di opportunità, ma anche per le dinamiche con i colleghi più senior. A dirlo, un’indagine condotta da LinkedIn, che ha interpellato alcuni giovani professionisti italiani per analizzarne esperienza, priorità e obiettivi di carriera, in modo da comprendere il loro ruolo nel contesto lavorativo attuale, in confronto alle generations precedenti.

Dalla ricerca è emerso che il 53% degli under 26 percepisce i colleghi senior come pedanti o con idee errate sul loro approccio al mondo del lavoro. Inoltre, il 23% degli intervistati in Italia – e il 25% in media nei paesi considerati (UK, Germania e Paesi Bassi) – si sente a disagio nel chiedere aiuto ai colleghi più anziani, principalmente per la paura di apparire poco seri (41%). 

Nonostante 7 giovani su 10 siano convinti che ogni diversa generazione apporti diverse competenze specifiche al luogo di lavoro e il 78% ritenga di avere molto da imparare dai colleghi senior, solo il 32% si sente compreso rispetto alle sfide uniche della propria generazione. Il 46%, infatti, riconosce che il proprio percorso professionale è iniziato in circostanze (economiche, culturali e sociali) diverse rispetto alle generazioni precedenti.

Vediamo ora qualche altro dato interessante. Quando in difficoltà, la Gen Z preferisce rivolgersi ai Millennial per chiedere supporto o aiuto (69%). Inoltre, il 77% degli intervistati ritiene fondamentale che le aziende promuovano ambienti di lavoro intergenerazionali, e il 78% crede che una better communication possa migliorare la produttività e ampliare le opportunità di apprendere sul posto di lavoro.

“Le idee, le opinioni e l’approccio al lavoro che emergono dall’indagine tra i professionisti della Gen Z sono illuminanti – ha affermato Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. La research ha rivelato infatti una generazione più open-minded e pronta a cogliere opportunità di crescita, disponibile a imparare dai colleghi più esperti. Anche se però poi vanno in sbatti quando devono chiedere aiuto. Bo, coerenza first, comunque.

Albergoni ha anche sottolineato che “per i leader è importante riconoscere che, nonostante la giovane età, i membri della Gen Z sono il futuro delle aziende. Essi svolgono un ruolo essenziale nella costruzione di una forza lavoro diversificata con competenze differenti. È cruciale, per attrarre e trattenere talenti, creare un ambiente di lavoro intergenerazionale e accogliente, che soddisfi il bisogno di appartenenza di chi è entrato nel mondo del lavoro durante o subito dopo la pandemia, in circostanze più difficili rispetto ai colleghi di altre generazioni”. Riassumendo: no al nonnismo dei vecchi, e no alla superbia dei giovani.

Autrice: Francesca Tortini

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