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Editorial
ufficio

Lavoro in smart, settimana corta, fringe benefit, armonizzazione del work life balance. Mentre le grandi economie del mondo si muovono, chi più veloce chi meno, verso la messa a terra definitiva della settimana lavorativa di quattro giorni, nuova frontiera dell’ecosistema lavorativo di ogni società che ha capito che passare il venerdì pomeriggio in ufficio non aumenta (ma guarda te!) la produttività, la Grecia si gira dall’altra parte e decide di nuotare controcorrente. Avete presente lo sketch della "multa alla Vespa" di Aldo, Giovanni e Giacomo, quello con la quote di Giacomo che è diventata una base per meme? Ebbene, da lunedì 1 luglio le aziende greche potranno richiedere una settimana di 48 ore e sei giorni, "cioè, si sta ribaltando la situazione!"

Se pensate che il governo di centrodestra del premier greco Kyriakos Mitsotakis si sia bevuto il cervello non avete tutti i torti, la decisione di prolungare la settimana lavorativa è, a tutti gli effetti, anacronistica e ha pure scarse probabilità di aumentare le produttività, anzi rischia di produrre l’effetto contrario: immaginate l’entusiasmo di andare in ufficio il sabato mattina e ritornarci lunedì dopo un solo giorno di pausa, sul lungo periodo una situazione del genere, come dimostrano diversi studi tra cui quello dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), comporta una drastica riduzione della produttività e l'insorgere di una stanchezza fisiologica che, naturalmente, si ripercuote negativamente sul profitto aziendale.

Tra l’altro la Grecia, sempre secondo i dati Ocse, è già agli ultimi posti nella classifica mondiale del valore delle ore lavorate. I cittadini greci, insieme a quelli della Colombia e del Messico, non solo sono tra quelli che lavorano di più al mondo, ma pure quelli dove la ricchezza generata dal lavoro è la più bassa in termini di Pil pro capite. Ma allora perché il governo greco ha portato a sei giorni la settimana lavorativa?

Il fatto è che in Grecia per molti dipendenti la settimana lavorativa è già di sei giorni, svolti sotto forma di straordinari o di lavoro in nero nei giorni di riposo, l’intento del Governo ellenico è quindi quello di andare a regolamentare questo fenomeno sommerso prevedendo una paga più alta per i lavoratori della settimana lunga. Insomma, già lavorate sei giorni perché l’azienda non ha abbastanza dipendenti per coprire i turni? E per di più lo fate in nero? Bene, da ora il sabato sarà pagato il 40% in più, la domenica e i giorni di festa il 110% in più e se il turno è notturno si aggiunge un ulteriore 25%. Inoltre le aziende, secondo il testo della legge, dovranno dichiarare la "condizione speciale" di aumento del carico di lavoro, la quale sarà soggetta al controllo del dipartimento competente dell'Ispettorato del lavoro. Infine, non sarà possibile applicare ulteriori straordinari agli straordinari, e ci mancherebbe!

Insomma, vista da questo punto di vista la situazione (sulla carta) assume i contorni di una misura volta a aumentare il reddito dei lavoratori greci (tra i più bassi un Europa) partendo da un situazione che è già strutturale e non regolamentata, quella del lavoro straordinario in nero. Tuttavia il rischio, come denunciano le opposizioni e i sindacati greci, è quello di tornare indietro di cento anni, a una filosofia da catena di montaggio, dove l’unica cosa che conta sono tempo, velocità e profitti, una trinità alla quale si può benissimo sacrificare il benessere del lavoratore, basta pagarlo di più.

Il Governo greco risponde sottolineando che si tratta di una "condizione eccezionale, che viene a coprire un'emergenza che deve assolutamente essere coperta da personale specializzato per cui non esiste un'offerta corrispondente per questo periodo specifico". Il problema è che non è chiaro quanto durerà questa condizione eccezionale e quanto i controlli saranno efficaci, impedendo di fatto l’uso indiscriminato, da parte dei datori di lavoro, della richiesta di straordinari. Insomma, per i cittadini greci l’estate inizia con il peggior incubo di ogni lavoratore e non c’è dubbio che andrà a peggiorare il fenomeno della fuga dei cervelli. La Grecia infatti è tra le economie europee dove ci sono più giovani laureati e professionisti che decidono di fare le valigie per andare a cercare un lavoro migliore all’estero, magari in Danimarca, dove si lavora in media 30 ore a settimana. Di certo, per quelli che sono già partiti, la notizia della novità introdotta dal governo greco non andrà di certo ad alimentare la nostalgia di casa.

 

Autore: Davide Frigoli

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