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Sei un neolaureato? Mmm, no grazie. Next! Stando ad un sondaggio condotto dalla piattaforma Intelligent, circa il 60% delle aziende statunitensi quest'anno ha licenziato dipendenti appartenenti alla Generazione Z. Ok, parliamo di una situazione che riguarda gli USA, ma come sempre quando si parla di fenomeni del mondo del lavoro, la wave finisce per arrivare anche da noi.

Ad agosto, Intelligent.com ha intervistato 966 leader aziendali coinvolti nelle decisioni di assunzione presso la loro azienda, per esplorare gli atteggiamenti nei confronti dei neolaureati della Gen Z. Ecco cos'è venuto fuori.

Il 75% delle aziende riferisce che alcuni o tutti i neolaureati assunti quest’anno sono stati insoddisfacenti. Una percentuale decisamente importante. Aggiungiamo anche che ben 6 aziende su 10 hanno licenziato un neolaureato assunto quest’anno; un responsabile delle assunzioni su 6 afferma di essere riluttante ad assumere giovani nati dal 1995 ai primi 2000.

I Gen Z licenziati, i motivi

Perché i neolaureati vengono licenziati così spesso? Il primo motivo scelto tra i datori di lavoro interpellati è stato la mancanza di motivazione o iniziativa (50%) seguito dalla mancanza di professionalità (46%). Altri fattori sono le "scarse capacità di comunicazione" al 39%, le difficoltà con il feedback (38%) e le capacità di risoluzione dei problemi inadeguate (34%).

"Molti neolaureati potrebbero avere difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro per la prima volta, spesso sono impreparati ad un ambiente meno strutturato rispetto a quello della scuola, alle dinamiche culturali del posto di lavoro e all'aspettativa di un lavoro autonomo" ha commentato Huy Nguyen, capo consulente per l’istruzione e lo sviluppo professionale di Intelligent. "Sebbene possano avere alcune conoscenze teoriche provenienti dall’università, spesso mancano dell’esperienza pratica, nel mondo reale e delle competenze trasversali necessarie per avere successo nell’ambiente di lavoro. Questi fattori, combinati con le aspettative dei lavoratori esperti, possono creare sfide sia per i neolaureati che per le aziende per cui lavorano".

Gen Z, lavoro e vita privata

La Generazione Z, rispetto a quelle che l'hanno preceduta, ha molte più consapevolezze. I nostri genitori e i nostri nonni, quando parlano di lavoro, si concentrano su termini come "dedizione" e sacrificio", elementi che hanno poi influenzato moltissimo i Millennial ma che invece - anche a causa dell'influenza dei social e alla pandemia - non sebrano toccare i più giovani. I membri della Gen Z sono particolarmente attenti al cosiddetto "worklife balance", e ad avere una qualitativamente valida vita privata. Insomma, non esiste più solo il lavoro, e non è un caso che in molti settori (vedi: ristorazione) si faccia fatica a trovare giovani disposti a farsi il culo, magari per compensi ridicoli (ma a volte manco per compensi onesti).

Si apre quindi una questione complessa, che da un lato vede i più giovani come figure più consapevoli, in cerca prima di tutto di una felicità slegata dal lavoro comeprotagonista assoluto della vita, dall'altro li considera però troppo pretenziosi, anche a causa dell'influenza social che - in molti casi - fa credere loro che alla fine si possa guadagnare un botto anche inventandosi qualche caz*ata su TikTok. La verità? Saggezza pop dice che "sta nel mezzo", e ovviamente è proprio così.




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