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Congedo parentale all’80% e terzo mese riservato ai papà, grandi novità dal 2025

Nuove regole dal 2025: stipendio quasi pieno per stare a casa dopo la nascita del nano e terzo mese riservato ai papà. Un passo avanti verso la parità di genere

Raga, è la svolta: arriva il nuovo congedo parentale 2.0 e pare che per una volta si pensi anche ai “poveri” papà. Finalmente la Legge di Bilancio 2025 ha messo sul piatto una proposta interessante: non solo un congedo che arriva all’80% della retribuzione per ben tre mesi, ma addirittura il terzo mese pensato esclusivamente per i dads! Sì, avete capito bene, è il momento di tirare fuori la paternità dal garage e farci un giro, magari senza sentirsi dei marziani sul posto di lavoro.

Già dal 2024, grazie alla stessa Manovra, il secondo mese di congedo parentale era salito al 60% della retribuzione. Ma dal prossimo anno l’asticella si alza: tre mesi all’80% entro i primi sei anni del bambino. E qui arriva la vera gioia: l’INPS ha lanciato l’idea di riservare un mese esclusivamente ai papà, un po’ come nei Paesi nordici. E sapete cosa significa? Che se se lo prendono i neo papà, nisba, va perduto. Pensate che in Svezia e Danimarca questa strategia ha portato a una vera rivoluzione nel modo di gestire il lavoro e la famiglia. Lì, se non prendi il congedo, non solo sei out dai momenti migliori con il tuo nano, ma sei pure il “boomer” del gruppo. I papà svedesi non se ne vergognano affatto di farsi vedere a spasso con i passeggini e anzi vanno fieri del loro periodo di paternità. Una cultura dell’equilibrio lavoro-vita che a noi fa ancora sognare.

Dite di no?

E allora si vede che le notizie non le leggete eh. Vi siete persi la storia di Marco, operaio di 41 anni di Assisi, licenziato per aver preso il congedo di paternità. Addirittura pedinato da un detective! Allucinante. Ergo, noi a cultura genitoriale paritaria siamo messi male, anzi malissimo. Tra le mamme, il 72,8% delle dimissioni volontarie arriva da chi deve scegliere tra carriera e famiglia, mentre per i papà il rischio di abbandonare il posto di lavoro rimane invariato. Mamme sempre caricate come muli, insomma, con i dati che mostrano come il tasso di occupazione femminile sia ancora più basso della media europea: un bel -13%. E gli effetti? Carriere bloccate e meno soldi in tasca per le donne, mentre i papà se la cavano meglio.

La proposta di dare ai padri tre mesi retribuiti all’80% sarebbe un bel passo avanti. Vuol dire che non solo possono iniziare a prendersi del tempo con i figli, ma che finalmente smettono di sembrare “estranei” alla gestione familiare. Già ce lo immaginiamo: “Ma sei a casa?”, “Sì, sto facendo il papà a tempo pieno!“. Uno scenario che in Italia sembra una roba da fantascienza. Le aziende che riescono a sostenere queste scelte sono ancora troppo poche: se da un lato troviamo grandi gruppi aziendali con politiche family-friendly, dall’altro la piccola impresa fatica ancora a concepire queste novità. La storia di Marco, presente?

Insomma, ben venga il congedo per i padri, ma magari con un contorno di politiche più flessibili e inclusive che permettano anche a chi lavora in contesti meno moderni di non essere giudicato. In fondo, prendersi cura dei figli non è solo un diritto, ma una sfida per il futuro: è il momento di dimostrare che i papà non sono solo quelli che portano a casa la pagnotta (e diciamolo che tante mamme fanno pure più cash, quando e se il loro impegno viene riconosciuto!), ma anche quelli che ci sono quando conta. E ti pare poco!

Autrice: Rebecca Manzi

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