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Benvenuto gennaio, e bentornato Veganuary! Ormai da ben 11 anni, il primo mese dell'anno, oltre a raccoglie i nostri improbabili buoni propositi che as usual dureranno al massimo un paio di weeks, è dedicato anche all'alimentazione vegetale e sostenibile. Non è una roba obbligatoria, nessuno vi costringe, potete continuare serenamente la vostra vita da carnivori, però è un'occasione per mettersi alla prova, aprire gli orizzonti e scoprire che - forse - quello che pensavate della cucina vegana non è esattamente corretto. A chi interessasse la sfida del Veganuary, rimandiamo al sito ufficiale che vi invierà un ricettario con ricette e consigli pratici. Visto che noi facciamo gli sboroni ma in realtà di vegan non sappiamo una sega, abbiamo fatto una call ad Annalisa Chessa, che sui social potete scovare come Little Vegan Witch. È una content creator digitale e si occupa di cucina vegetale e stile di vita sostenibile, con un bel seguito di gente presa bene dai suoi video in cui mostra come la cucina veg - a dispetto delle credenze popolari dei più - in realtà spacchi di brutto.

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Partiamo dal tuo "credo", e anche dal titolo del tuo libro: "La cucina vegetale spacca". Perché spacca?

Solitamente si pensa alla cucina vegetale come qualcosa di triste, complicata, poco saporita, mentre da quando sono vegana mi sono resa conto di come in realtà l’alimentazione vegetale, oltre a poter essere completa dal punto di vista nutrizionale, è ricca di sapori, goduriosa e quindi assolutamente soddisfacente per il palato. Mangiare vegetale non vuol dire rinunciare a qualcosa ma semmai reinventare la tradizione e scoprire tantissimi nuovi sapori. Quindi si aggiunge qualcosa senza togliere nulla. Questa è la cucina che spacca. 

Gennaio è il mese vegano: perché il Veganuary secondo te è così importante?

Conosco persone che sono diventate vegane dopo aver provato la challenge del Veganuary, una sfida di 30 giorni dove si mangia 100% vegetale. Per molti è l’occasione per provare a cambiare le proprie abitudini con una sorta di gioco, che magari non mette pressione e per molti è stato l’inizio di una piccola rivoluzione. Ci si approccia a uno stile di vita che prima ci sembrava estremo e che invece vivendolo ci si accorge della sua semplicità. In un momento storico drammatico come quello che stiamo vivendo, in piena crisi climatica, sapendo che la zootecnia ha un'altissimo impatto ambientale, oltre che sulle condizioni di vita di miliardi di animali, esperienze come il Veganuary sono importantissime. Dobbiamo avere il coraggio di provare a cambiare. 

Ma in italia come siamo messi secondo te in fatto di cultura dell'alimentazione?

Per esperienza personale posso dire che ci sono delle serie criticità. Prima di diventare vegana non avevo un'educazione alimentare. Si cresce senza porsi tante domande su cosa si mangia, si segue l’alimentazione suggerita dal nucleo di appartenenza familiare e sociale, ma nessuno ti insegna la basi della nutrizione o come venga prodotto il cibo. Ti dicono che devi mangiare la carne per essere in salute, quando in realtà si dovrebbe parlare non di alimenti ma di nutrienti necessari al nostro organismo, come ad esempio le proteine, che come sappiamo si trovano anche nel mondo vegetale. Tutto parte dall’educazione ed è fondamentale insegnare sin da piccoli le basi della nutrizione. Stendo poi un velo pietoso sulle filiere di produzione di alcune delle così dette "eccellenze italiane". Sono sicura che se le persone vedessero come sono prodotti certi alimenti farebbero attenzione a parlare di cultura alimentare. 

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Ti capita di avere degli haters? Gente che critica la tua cucina, magari gente votata al consumo di prodotti animali che non accetta il cambiamento? E se sì, come ti rapporti con loro?

Sono una donna vegana che si espone sui social, ovviamente ho degli haters! Ricevo costantemente critiche rivolte all’alimentazione vegana, sul mio corpo, insulti sessisti etc. I social non sono altro che il riflesso della nostra società e come ben sappiamo se ti discosti dal pensiero comune le persone si sentono minacciate e come prima arma di difesa vanno in attacco. Anche io sono un’essere umano con tutti i difetti del caso, se vedo che dall’altra parte c’è interesse ad dialogo ben venga il confronto, ma ho zero tolleranza verso chi usa modalità offensive. 

Detto tra noi: si fattura bene come food influencer vegana?

Dipende da tanti fattori. Sui social ci sono delle regole. Se ti esponi politicamente o su tematiche delicate lavori sicuramente meno. Dipende anche dalla propria etica. Io ho scelto di non lavorare con certe realtà perché non rispettano i miei valori e mi espongo su diverse tematiche che vengono considerate "scomode", da qui è facile capire la risposta a questa domanda. 

Notizia positiva: c'è sempre più interesse per la cucina vegana, tant'è che si segnala un aumento del 249% nelle ricerche di prodotti vegani nel 2024. Da cosa dipende secondo te?

Sicuramente le attività di sensibilizzazione sull’impatto dei prodotti di origine animale stanno dando i lori frutti, io per prima sono diventata vegana dopo aver visto varie inchieste sotto copertura negli allevamenti. Il vaso di Pandora è stato aperto mostrando cosa si nasconde dietro il nostro sistema alimentare. Un sistema che sfrutta gli animali, i lavoratori, l’ambiante e tantissime risorse. Le persone di stanno responsabilizzando sui loro consumi, responsabilità che purtroppo non si stanno assumendo i nostri governi. 

Tu che lavoro facevi prima di diventare food influencer, e come è avvenuto il "salto" verso i social?

Ho lavorato per 12 anni come venditrice in una multinazionale del fast fashion. Quando ho iniziato ero una persona diversa che partecipava attivamente a quel tipo di consumo. Con il tempo dopo aver scoperto cosa si cela dietro queste realtà ho deciso di combattere lo stesso sistema che fino ad allora abbracciavo sia come consumatrice che come lavoratrice. Nel 2020, entrati in lockdown, per gioco ho deciso di creare i profili social di Little Vegan Witch, un alter ego rivolto a sensibilizzare più persone possibili sull’alimentazione vegetale e verso uno stile di vita più sostenibile. Avevo bisogno di fuoriuscire dalla mia bolla di parenti e amici e cercare di mandare un messaggio più ampio. 

Quali sono gli ingredienti veg che secondo te è sempre utile avere in cucina?

Per i miei gusti personali direi sicuramente salsa di soia, funghi secchi e lievito alimentare in fiocchi (un lievito inattivo che si usa come alternativa al formaggio grattugiato). La mia triade del cuore. Donano un sapore umami che per me è fondamentale nelle pietanze salate. 

Ma è possibile "convertirsi" alla cucina veg senza però troppi sbatti?

Questo é uno dei pregiudizi più radicati nei confronti della cucina vegetale e credo che sia dovuto solo a una questione di abitudini. La cucina vegetale in realtà è molto semplice se si vuole. Si parla di cereali, legumi, ortaggi, frutta fresca e secca, alimenti che di base abbiamo tutti nelle nostre dispense e che sono anche economici. In ogni tipo di alimentazione ci sono ricette più veloci e semplici e altre più elaborate e lunghe nella preparazione, dipende da come vogliamo mangiare. Oggi anche grazie ai social si può accedere in maniere totalmente gratuita a tantissime ricette vegane veloci da fare e alla portata di tutti, sia a livello di costo che di preparazione. 

E allora dai, ci prepari una ricetta al volissimo? Requisiti fondamentali: sia facile, veloce e fattibile anche per i più impediti in cucina. Ci stai?

Non mi tiro mai indietro quando si tratta di cibo! Vi propongo il fatteh, una ricetta levantina che si prepara in 5 minuti ed è perfetta per tante occasioni. 

Ingredienti per 3-4 porzioni 

2 panini pita (in alternativa si può usare la piadina)
500 g di ceci cotti 
400 g di yogurt di soia non zuccherato
100 ml succo di limone 
2 cucchiai abbondanti di salsa tahina 
1 spicchio di aglio 
sale q.b.
olio evo q.b.

per guarnire:

qualche foglia di menta o mentuccia selvatica 
pinoli tostati q.b.

Preparazione

In una ciotola uniamo lo yogurt di soia non zuccherato, la salsa tahina, il succo di limone, sale, uno spicchio d’aglio schiacciato privato dell’anima e mescoliamo il tutto per amalgamare gli ingredienti. Lasciamo riposare la crema in in frigo nel mentre che prepariamo il pane. Tagliamo le pita a metà e poi in triangoli più piccoli, che disponiamo su una teglia rivestita con carta forno. Aggiungiamo un filo di olio extra vergine di oliva, un pizzico di sale e inforniamo in forno caldo a 200 gradi per 5 minuti. I triangoli dovranno essere dorati e croccanti. Se non vuoi usare il forno puoi anche tostarli in padella o in friggitrice ad aria. Creiamo una base di pita sia sul fondo che lateralmente, adagiamo i ceci cotti e cospargiamo il tutto con la crema di yogurt distribuendola in maniera omogenea. Guarniamo infine con pezzetti di menta e pinoli tostati. 

Easy!

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