Pronti a fare un tuffo nel passato? Siamo nel 2014 e, mentre i milanesi erano occupati a lamentarsi del traffico per l’Expo, Stefano Boeri sfornava il suo masterpiece, il Bosco Verticale. Due torri – una di 80 metri e l’altra di 112 – con un condominio verde che farebbe impallidire perfino il Barone Rampante di Calvino. Una roba megagalattica e impensabile fino a poco prima, specie in una città come Milano. E sì, questo articolo è proprio per ricordarvi quanto state invecchiando velocemente perché sono già passati 10 anni dalla sua creazione.
Oltre 800 alberi, 20k di piante, più biodiversità che in un documentario del National Geographic. Bello, eh? Sì, ma mica perfetto. Prima cosa, la manutenzione: quegli alberelli non si curano da soli, servono i Flying Gardeners. No, non sono supereroi Marvel, ma giardinieri che scalano i palazzi tipo Spider-Man per potare e annaffiare. C’è chi dice che costino un botto, ma vuoi mettere il prestigio di avere un abete che prende il sole con vista?
Poi c’è il tema del "social housing" che Boeri tira sempre fuori con orgoglio. Dice: "Abbiamo fatto una versione pop del Bosco in Olanda!". Peccato che qui nella City gli affitti sono così alti che pure un piccione fatica a trovare un trespolo. E non parliamo di comprare casa: il prezzo al metro quadro è direttamente proporzionale alla quantità di verde sul balcone.
Sogna, ragazzo, sogna.
E per i milanesi DOC cos’è il Bosco Verticale? Un mix di amore e rosicamento: "Eh, è figo, ma quei palazzi verdi mica risolvono l’inquinamento!". Certo, non è l’aspirapolvere dell’aria cittadina, ma comunque dà una mano: qualche tonnellata di CO2 in meno la fa sparire. E nel frattempo attira turisti, fa impennare i like sui social e trasforma il quartiere Isola in un’area da aperitivo di lusso. Il bello è che il Bosco Verticale ha fatto scuola. Ora ci sono torri verdi in Cina, Olanda, Svizzera e pure a Taipei. È diventato tipo il "panettone"dell’architettura: esportato ovunque.
Solo che noi siamo l’originale, gli altri sono copia e incolla.
Qualcuno si chiede se tutto questo verde non sia Instagrammabile e basta, ma Boeri risponde che è un passo verso il futuro. Un futuro dove magari gli alberi non stanno solo nei parchi, ma convivono con noi negli edifici. Fantascienza? Forse o forse no. Ma intanto, dopo dieci anni, il Bosco Verticale continua a far parlare di sé. Che piaccia o meno, è l’icona del nuovo millennio milanese: un po’ eco-chic, un po’ snob, ma sempre sul pezzo.
Autrice: Rebecca Manzi
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