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Figata, ha riaperto il Labirinto di Arnaldo Pomodoro e noi ci siamo stati: vai con le info

Dal 20 marzo il Labirinto sarà aperto al pubblico, con un accesso rinnovato nei sotterranei di Fendi Showroom e previa prenotazione.

Notiziona raga, ha riaperto il Labirinto di Arnaldo Pomodoro!

Brief al volissimo: il Labirinto è una delle opere più suggestive di Arnaldo Pomodoro, che è tipo uno dei più grandi scultori italiani contemporanei. Fine del brief.

Dal 20 marzo il Labirinto sarà aperto al pubblico, con un accesso rinnovato e previa prenotazione. Noi c’eravamo, curiosissimi di riscoprire la celebre opera e di “perderci” tra sculture e angoli oscuri. Il Labirinto si trova nei sotterranei del Headquarter milanese della Maison FENDI, recentemente ristrutturato, in via Solari 35: l’opera invita i visitatori a vivere un’experience wow nei meandri di una scultura che trascende il concetto tradizionale di spazio artistico. “Il mio ingresso nel labirinto è un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo” ha spiegato lo stesso Arnaldo Pomodoro, descrivendo la profonda connessione tra il suo lavoro artistico e l’esperienza sensoriale dei visitatori. Non sappiamo cosa significhi esattamente, ma del resto il genio è lui.

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Ma attenzione, non aspettatevi siepi in stile Versailles: qui niente verde, solo un intreccio di superfici scolpite che vi portano dritti dentro l’inso dell’Epopea di Gilgamesh, il primo poema epico della storia umana (sì, roba del 2000 a.C., più vecchia del Duomo). In pratica, un viaggio tra mito, memoria e un sacco di domande esistenziali. L’estetica? Segni arcaici, incisioni misteriose, cunei e trafitture che sembrano provenire da un’altra epoca. “Ho sempre avuto il pallino per i segni antichi”, diceva Pomodoro, e infatti qui ogni superficie parla una lingua dimenticata che, stranamente, vi suonerà familiare.

Info base: le prenotazioni sono aperte per visite individuali, gruppi e scuole. L’accesso al Labirinto è consentito esclusivamente su prenotazione, quindi non presentatevi lì a caso ma mandate una mail, trovate i contatti sul sito official.

Insomma, un’opera da vedere almeno una volta nella vita, soprattutto se siete fan dell’arte, del design o semplicemente in cerca di una scusa per dire “sono stato nei sotterranei di Fendi”.

E comunque, anche se non capite un’acca, fa un figurone su Instagram.

Cover: ph.Andrès Juan Suarez Courtesy of Fondazione Arnaldo Pomodoro

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