
Altro che "pronti a dare il massimo": in Italia, quando si parla di lavoro, la voglia di spaccare tutto (in senso buono) sembra ai minimi storici. Il nuovo report di ADP Research parla chiaro: solo il 15% degli italiani è davvero coinvolto in quello che fa. Tradotto: l’85% si alza la mattina con lo sbatti, mette la firma, ma poi si trascina tra riunioni inutili, mail da incubo e caffè salvavita.
E no, non è una crisi mistica post-pranzo: è un trend serio. E pure in discesa: -0,5% rispetto al 2024. Nel frattempo, nel resto del mondo si registrano numeri in crescita per il terzo anno consecutivo, con un coinvolgimento medio al 19%. Insomma, siamo ultimi in classifica e pure col fiato corto.
Engagement al minimo: chi è che ancora ci crede?
Se si va a spulciare nei dettagli, si scopre che:
. Gli uomini sono leggermente più coinvolti delle donne (17% contro 14%);
. I più motivati sono quelli tra i 55 e i 64 anni (20%);
. I meno coinvolti? I giovani tra i 18 e i 26 anni, fermi all’11%, e pure gli over 65.
Cioè, o sei quasi in pensione o ti stai per diplomare per trovare ancora un minimo di senso a ‘sto mestiere. Gli altri? Tutti a fare il minimo sindacale, con l’anima parcheggiata al bar sotto l’ufficio.
Smart working, sede fissa o ibrido: chi vince?
E qui arriva un altro dato interessante: il livello di coinvolgimento più alto si registra tra chi lavora in modalità ibrida. Esatto, quelli che fanno un po’ da casa e un po’ in sede, con la libertà di scegliersi l’ambiente giusto. Il 17% di questi lavoratori si dichiara soddisfatto e coinvolto.
Chi lavora solo in sede si ferma al 15% (quindi, meh), mentre chi lavora solo da remoto è quello messo peggio: appena il 10% si sente davvero preso da ciò che fa. Altro che sogno dello smart working eterno: senza colleghi, pausa caffè e pettegolezzi in sala riunioni, pure la motivazione va a farsi benedire.
Secondo Mary Hayes, capo ricerca di ADP Research, "La geografia, la modalità di lavoro e il senso di appartenenza a un team influenzano in modo significativo il coinvolgimento". In pratica, non basta un Macbook figo e il badge aziendale per sentirsi parte di qualcosa. Servono relazioni, stimoli e – diciamolo – un ambiente che non ti faccia venire voglia di scappare alle 9:30 del lunedì mattina.
Ma quindi, che si fa?
Nel 2025, col tasso di occupazione in salita, non si tratta più solo di trovare lavoro, ma di trovare un lavoro che non ti prosciughi l’anima. E il luogo dove lavori conta eccome: il 65% degli italiani oggi sta in sede ogni giorno, il 26% è ibrido e il 9% lavora esclusivamente da remoto.
La vera svolta? Dare alle persone la possibilità di scegliere. Chi può gestirsi il luogo e i tempi è più felice, più produttivo e – sorpresa – meno incline a mandare CV altrove appena apre LinkedIn.
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