
Se finora vi siete sparati vasche in Montenapo a caccia di griffe, sappiate che ora ci si può andare anche a caccia di pasti gourmet. Nella via dello shopping per eccellenza, e in generale in tutto il Quadrilatero della Moda, pare infatti che si siano resi conto che spendere soldi in vestiti e gadget extralusso è un'attività estremamente faticosa, quasi come una session in palestra, e che va ricompensata nel modo migliore, cioè con un pasto degno degli acquisti effettuati. E così, se è vero che in zona gli affitti e i costi delle case sono fra i più salati al mondo, qualcuno ha pensato di giocarsi tutto questo sale anche fra una padella e l'altra. Quando si tratta di cash, è proprio il caso di dirlo, l'appetito vien mangiando.
Ristorante e caffetteria Louis Vuitton
A dare l'input alla svolta è stato un brand francese, Louis Vuitton, che ha stretto un accordo con la famiglia Cerea e ha aperto due locali dentro la boutique ristrutturata di fresco al 2 di Montenapo: Da Vittorio Café Louis Vuitton e DaV by Da Vittorio Louis Vuitton. Ah, per chi non la conoscesse, la famiglia Cerea è un'istituzione lombarda della ristorazione che, partita nel 1966 dalla provincia di Bergamo, è riuscita a collezionare 9 stelle Michelin fra tutti i suoi locali in giro per il mondo (parliamo fra gli altri di Shanghai, Parigi, St. Moritz e Portofino, fresco di nomina a comune più ricco d'Italia). E cosa ci preparano questi due nuovi paradisi dei golosi? Eccallà, un bell'anglicismo: Casual Fine Dining, che per noi poracci vuol dire i piatti più semplici della tradizione italiana trasformati in roba da ricchi. Un po' come ha fatto Briatore con la pizza. Il fine dining — per capirci — è quello dichiarato morto dallo chef stellato Felice Lo Basso, che qualche tempo fa ha traslocato a Lugano: evidentemente la pensa in maniera diversa la famiglia Re Mida della cucina, che — per dare un'idea — punta moltissimo sul pacchero al sugo realizzato con diversi tipi di pomodoro a seconda della stagione.
Langosteria
Enrico Buonocore lascerà passare la parte più calda dell'estate prima di aprire anche nel Quadrilatero della Moda un'altra Langosteria. Soci dell'operazione Fendi e Archive — leggi famiglia Ruffini — leggi Moncler, che investe su un locale a cavallo fra Corso Matteotti e Montenapo, a due passi da quella Piazza San Babila che quarant'anni fa vedeva proprio i Moncler spuntare come funghi e diventare uno status symbol addosso ai paninari. Niente tamarrate a questo giro, anzi: roba seccatissima. Quinto piano con cocktail bar per chiudere (o iniziare) la serata; quarto piano con Langosteria; terzo piano con un locale dal sapore street che mescolerà suggestioni da varie parti del mondo, a partire naturalmente dall'Italia. Perché è chiaro che questi locali vogliano puntare anche su facoltosi stranieri che cercano prima di tutto l'italianità.
Cova
Il primo sodalizio cibo-alta moda della zona risale al 2013, quando il gruppo LVMH comprò Cova e trasformò il locale fondato nel 1817 dal soldato napoleonico Antonio (Cova, appunto) in un brand con 40 punti vendita nel mondo. A spulciare le cronache dell'epoca, peraltro, si legge come l'acquisto da parte di LVMH non sia stato affatto immediato, visto che si è dovuto contendere il locale con Prada (che pare abbia fatto quasi meno fatica ad aggiudicarsi Versace). Certo, Cova valeva bene un bisticcio, perché è uno dei Locali storici italiani e un dolce al suo banco vale sempre la pena.
Altri locali storici
In zona non è che non si mangiasse, anzi. Paper Moon Giardino, il Salumaio, il Bacaro e la cucina toscana di Bice presidiano il fortino da anni. Bice, addirittura, esiste e resiste dal 1939 ed è diventata un punto di riferimento con le sue pappardelle al telefono. Come, che cosa sono le pappardelle al telefono?! Dai, pasta al pomodoro e formaggio che fila, fila, fila... come i fili dei vecchi telefoni (con gli smartphone il gioco non funziona... al massimo se lo pensate attaccato al caricabatterie).
Zelo
Poiché in zona non mancano le strutture ricettive di lusso, anche gli hotel si sono organizzati per fare bella figura. Il Four Seasons in via del Gesù, ad esempio, ha assoldato l'Executive Chef Fabrizio Borraccino per il suo Zelo. Sì, oltre alla cura che ci mette in cucina, Zelo è anche il nome del locale. Le recensioni sono pazzesche, qualcuno lamenta un po' di lentezza nel servizio... e d'altronde, se vai in un posto del genere che fretta vuoi avere?! Goditi la serata, no?!
Portrait
In questo ritratto del Quadrilatero della Tovaglia, non può mancare il 10_11, bar ristorante del Portrait di Via Sant'Andrea 10 o Corso Venezia 11 (così capite anche il nome del locale). Si va da una colazione da urlo (di Munch evidentemente, se parliamo di portrait) al fine serata, passando per tutti i pasti in mezzo, merenda compresa. Luigi Cinotti cura il menù e ci mette, con una simpatica ironia, le polpettine milanesi per eccellenza, i mondeghili, e quella che per noi comuni mortali è la cena della disperazione: la pasta in bianco. A pochi passi anche l'America Bar Rumore e la steakhouse Beefbar. Le descrizioni parlano internascional come la clientela della zona. Se qualcuno di voi stava pensando di aprire un locale, la dritta ve l’abbiamo data. Ora, però, dovete trovare come minimo una griffe e un santo in paradiso.
Autrice: Daniela Faggion
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