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La crisi di mezza età adesso arriva a 20 anni: i giovani sono più tristi dei loro genitori

Il rapporto mondiale sulla felicità dice che ormai ai ventenni vengono le crisi che un tempo anticipavano la pensione. Sarà che ormai nella pensione non ci crede più nessuno e tocca portarsi avanti?

A guardare il World Happiness Report 2024 viene da dire che si stava meglio quando si stava peggio. I giovani del terzo millennio infatti sarebbero molto più tristi dei loro genitori, a volte anche dei nonni, ed entrano in crisi appena si presenta loro l’età adulta. Altro che crisi del mezzo secolo: qui non si arriva nemmeno ai cinque lustri (ai Millennials che leggono: un lustro sono 5 anni). 

La ricetta di questa crisi è molto semplice: prendete una ciotola e mescolate studio senza uno scopo preciso, cerco lavoro e non lo trovo e quando lo trovo mi pagano una miseria, a casa coi genitori fino ai 30 anni (marò!), incertezza sul futuro legata anche alla tensione mondiale, qualche strascico di pandemia… il tutto innaffiato con abuso dei social e dei molti contenuti spazzatura che propongono. Voilà! Un piatto indigesto che, per chi non ha un po’ di pelo sullo stomaco, risulta un macigno peggio di quello di Tantalo (googlatelo pure, che un po’ di cultura fa bene alla digestione).

A differenza di quelli che cantava Ramazzotti nel 1984, i ragazzi di oggi non guardano “lontano, troppo lontano“, anzi. Il loro problema parrebbe essere proprio l’opposto: che stanno sempre a guardare quel cavolo di telefonino, da lì filtrano tutto e pensano di vedere tutto… quindi curiosità azzerata, noia moltiplicata, insoddisfazione perenne e anche un alto tasso di hater sempre dietro l’angolo a minare la fiducia e le certezze. 

C’è da dire che con i social tante comunità che prima erano invisibili adesso possono finalmente mostrarsi alla luce del sole, e anche con una certa cazzimma… Però, non è che la maggiore visibilità di tutti corrisponda a una maggiore felicità. D’altronde, se anche i Me contro Te fanno i dissing non si salva proprio più nessuno.

Se i dolori del giovane Werther hanno ispirato tutto il romanticismo tedesco, dei dolori dei giovani Millennials non sembra farsene un granché nessuno. Anche perché guai a dire che sei triste, guai a dire che ti senti fuori fase, guai a guardare poco più in là del tuo schermino, chissà mai che cosa potrebbe succedere. Ecco, succede che a forza di ragazz* infelici gli Stati Uniti sono usciti dalla top 20 dei paesi più felici (e in questi tempi di dazi amari la situazione non può che peggiorare).

È proprio americano un medico che ha commentato i dati: “I giovani stanno diventando meno felici degli adulti e soffrono l’equivalente di una crisi di mezza età fra i venti e trent’anni“, dice Vivek Murthy, Ex Chirurgo Generale degli Stati Uniti (qualunque cosa voglia dire essere il Chirurgo Generale)… insomma uno che quando apre bocca a livello medico qualcuno gli dà retta. 

E non pensiamo che un Oceano di mezzo fermi quest’onda di m… ehm, di tristezza: qualcuno pronostica che – tempo due anni – toccherà anche alla vecchia Europa diventare piena di giovani infelici. A nostro modesto parere, se a ‘sti ragazzi si desse la possibilità di fare un po’ di fatica ogni tanto (non solo in palestra, beninteso), facendo sudare loro le cose e non facendogliele sempre recapitare da Amazon a ogni sbadiglio che esce loro dalla bocca potrebbero diventare un po’ più motivati e un po’ meno scoglionati.

Autrice: Daniela Faggion

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