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Un tempo c’era Twitter. Poi è arrivato Elon Musk. Ha preso tutto, ha tolto il nome e l’ha ribattezzato X. Adesso non è più un social network: è un esperimento sociopolitico con la user experience di una riunione condominiale alle 23. In Italia, tra ottobre 2023 e marzo 2024, il social riusciva ancora a tenersi a galla, con una media di oltre 8 milioni di utenti attivi al mese. Non proprio il boom, ma comunque una cifra solida. Un anno dopo, quella cifra si è sgonfiata: siamo scesi a poco più di 7,8 milioni. Il calo? 2,4%. Niente di drammatico, direte voi. Ma basta allargare lo sguardo per capire che il problema non è solo nostro.

In Europa la situazione è ben più nera. In sei mesi appena, X ha perso 11 milioni di utenti attivi. Undici milioni. In Francia, quasi tre milioni di persone hanno detto "ciaone"; in Polonia, quasi due; in Germania, un altro milione abbondante. L’impressione generale è che, da quando il genio di Tesla ha messo il suo zampino, la piattaforma sia diventata un terreno minato.

Già, perché l’identità del social è cambiata. E non poco. L’impronta personale (e parecchio ideologica) di Musk ha trasformato X in una specie di luna park per l’estrema destra, dove si urlano teorie cospirazioniste. A gennaio 2025, tanto per fare un esempio, Elon ha partecipato in videocollegamento a un evento dell’AfD, il partito sovranista tedesco, dichiarandolo "la migliore speranza per la Germania".

Pochi mesi prima, aveva rilanciato un meme con il simbolo del "clown world" — emoji utilizzata dai suprematisti bianchi per ridicolizzare i valori progressisti e spingere teorie antisemitiche. E non è stato certo un caso isolato. La deriva ideologica della piattaforma si è fatta sempre più evidente. E il risultato, alla lunga, si è fatto sentire anche nella quotidianità dei post: sempre più tossici, sempre più carichi d’odio, sempre meno "social".

In Italia, nel 2024, la situazione è esplosa. L’ottava edizione della Mappa dell’Intolleranza, realizzata da Vox insieme all’Università Statale di Milano, ha fatto emergere un dato inquietante: il 57% dei tweet analizzati conteneva messaggi d’odio. Un tweet su due. Le donne, in particolare, sono finite nel mirino più di tutti, ma anche ebrei, stranieri, musulmani, persone con disabilità e comunità LGBTQ+ non se la sono passata meglio. Il social è diventato un’arena dove si litiga sempre e si ascolta mai.

E mentre l’atmosfera si faceva sempre più pesante, alcune istituzioni hanno deciso che era arrivato il momento di alzare i tacchi. Nel novembre 2024, l’Internationales Auschwitz Komitee — fondato dai sopravvissuti del campo — ha abbandonato la piattaforma. Troppa violenza verbale, troppa disinformazione, troppo odio. A seguire, sono usciti anche la Haus der Wannsee-Konferenz e il Jüdisches Museum München.

La Commissione Europea, da parte sua, non ha preso la cosa easy. A dicembre 2023 ha aperto un’indagine formale per verificare se X abbia violato il Digital Services Act. Al centro dell’accusa ci sono due cose: la gestione scadente dei contenuti illegali e la totale opacità degli algoritmi. Tradotto: dentro quella piattaforma succede di tutto, ma nessuno sa come e perché.

Nel frattempo, gli utenti "normali" — quelli che usavano Twitter per leggere notizie, lamentarsi del traffico o sfogarsi per la partita — stanno lentamente sloggando. E Musk, da parte sua, sembra più interessato a trollare mezzo pianeta che a recuperare un progetto ormai alla deriva.

Non è che forse forse è ora di metterci una "X" sopra?

Autrice: Francesca Tortini

 

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