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Sembra una scena da film Marvel, invece è tutto vero e tutto italiano. A Genova, nei laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia, hanno creato iRonCub3: il primo robot umanoide al mondo capace di volare con dei jet. No, non è Iron Man, ma poco ci manca. Questo robottino di 70 chili con le turbine integrate si è sollevato da terra di 50 centimetri, mantenendo stabilità e controllo.

Dietro questa impresa (che sembra uscita da un brainstorming fra Tony Stark e il Politecnico) ci sono due anni di lavoro matto e disperatissimo, test in galleria del vento, calcoli aerodinamici, simulazioni, AI e un bel po’ di cervelli italiani che hanno pensato: “Facciamolo volare, va’.”

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Il primo test di volo? Superato. Obiettivo? Missioni estreme

Il volo di iRonCub3 è solo il primo passo: l’obiettivo finale non è fare show acrobatici, ma supportare gli umani in situazioni dove “l’uomo non può arrivare” (tipo terremoti, esplorazioni spaziali, emergenze estreme). Insomma, il robot è pensato per operare in ambienti reali, non nei videogiochi.

Ha due gambe, due braccia e quattro mini-motori a reazione: due sulle braccia, due in uno zainetto alla Top Gun. Il nuovo scheletro in titanio gli regge la struttura e lo protegge dai getti che possono arrivare a 800 gradi. Serve a non sciogliersi come una candela durante il decollo.

Non un drone, ma un umanoide che vola

Rispetto a un drone, iRonCub3 ha un centro di massa mobile, articolazioni, snodi, gambe, braccia… insomma, è un casino da far volare. Ma grazie alla collaborazione tra IIT, Politecnico di Milano e Stanford, sono riusciti a creare un modello teorico avanzato che prevede ogni mossa del robot. E l’intelligenza artificiale qui non è un gadget: calcola in tempo reale le forze aerodinamiche e stabilizza il volo anche se c’è vento, piove o parte Vasco Rossi in sottofondo.

Il sistema include reti neurali addestrate su simulazioni e test reali (in galleria del vento, mica nella cameretta), integrate direttamente nel software di volo. È un co-design continuo tra AI e aerodinamica, come un matrimonio tra cervello e istinto.

Chi è l'AI - team?

A capo del progetto c’è Daniele Pucci, che definisce questa sfida “radicalmente diversa dalla robotica tradizionale”. E infatti, qui si è trattato di far convivere giunti articolari lenti con turbine a reazione velocissime, il tutto mentre il robot cerca di non ribaltarsi come uno spritz mal servito. I test, per ora, hanno permesso a iRonCub3 di sollevarsi mezzo metro da terra. Le prossime prove avverranno all’Aeroporto di Genova, dove potrà alzarsi un po’ di più, magari anche atterrare con stile. La missione non è (ancora) farlo volare in centro a Milano, ma un giorno – chissà – potrebbe essere il nostro alleato nelle emergenze più hardcore.

Credit cover: IIT

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