
Se anche voi schiumate come noi e avete appena scoperto che a Milano ci sono solo tre piscine aperte e che sono piene come il Bar Basso il venerdì sera, prendete un ventaglio e leggete qua: a un'ora di macchina da Milano, o poco più, potete trovare la Valle del Freddo. Il nome è dovuto a un fenomeno naturale che crea leggendarie correnti di aria fredda anche in estate così che la temperatura al suolo scende fino a 4 gradi tutto l’anno.
Per trovare questo paradiso bisogna andare nella Val Cavallina, dietro i laghi di Endine e di Gaiano, nella Bergamasca. Qui si trovano molti elementi naturali apparentemente singolari, a partire dal calcare di Zorzino (che fa odore di pesce) e dal pino silvestre... ma come, non siamo quasi in montagna?! Eh sì, ma come ci racconta Emma Sedini su Art Tribune qua una volta c'era il mare. Insomma, dicevamo, il pino silvestre: con i suoi aghi permette alla luce di filtrare e dare vita a un sottobosco speciale, con un equilibrio tutto suo.
Sì, va beh, ma il fresco anche d'estate chi lo garantisce?! Sentite qua: in autunno piove e attraverso la roccia calcarea l'acqua penetra nel terreno. Lo stesso accade all'aria gelida dell'inverno e... taaac! Eccoti uno strato d ghiaccio profondo che raffredda la terra soprastante anche nei mesi estivi... e non poco, visto che a poche centinaia di metri di altitudine si trovano genzianelle alle stelle alpine... Magia!
Come si legge sul sito official, "questa rarità ambientale dal microclima unico in Europa è un vero e proprio frigorifero naturale. Non servono i ramponi per ammirare stelle alpine e genziane nella Valle del Freddo: normalmente le incontrereste solo lungo i sentieri a più di 1700 metri di altezza, qui le trovate a soli 360 metri sul livello del mare nei dintorni di Solto Collina. Pregio ambientale e una temperatura alpina sono la combinazione perfetta per questa esplorazione naturalistica estiva…in compagnia di una felpa!".
Ottima idea per una gita
Sempre sul sito, spiegano che, se farete silenzio, durante la passeggiata potrete beccare volpi, scoiattoli, donnole e lepri. Ma anche fringuelli, pettirossi, upupe e cinciallegre.
La conoscenza diffusa di questo posto magico risale appena agli anni Trenta del secolo scorso... e già trent'anni dopo, in pieno boom economico ha rischiato di sparire perché la popolazione locale degli ecosistemi esclusivi se ne batteva altamente e pensava solo a farne cave per materiale da costruzione. Sennò i masut bergamaschi con che cosa avrebbero lavorato?
La storia però è a lieto fine, perché gli ambientalisti e la Regione hanno salvato questo angolo di preistorico paradiso e ne hanno creato una Riserva. E adesso il lieto fine nel lieto fine: d'estate organizzano gite gratuite con le guide che vi portano a godervi questo bel freschetto! Non so voi, ma io sto già cercando guanti, scarponi e indirizzi per andarmi a refrigerare le idee.
Autrice: Daniela Faggion
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