Scarpe da ginnastica, zaino in spalla e un sensore agganciato alla cerniera. Potrebbe sembrare l’intro di una nuova serie teen alla Stranger Things, e invece è un esperimento reale che racconta meglio di mille grafici quanto smog si respiri a Milano in un tragitto casa-scuola. Protagonista è Amos, 9 anni, che venerdì 19 settembre ha camminato per i due chilometri che separano la sua abitazione dalla scuola elementare con addosso un rilevatore di particolato.
Ad accompagnarlo nel percorso c’erano suo padre, e gli organizzatori dell’esperimento: Gloria Pellone dell’associazione Cittadini per l’Aria e Maurizio Gualtieri, docente di Salute e sostenibilità ambientale all’Università Bicocca. L’iniziativa è stata pensata in occasione della Giornata mondiale senz’auto (Car Free Day), che ogni anno richiama l’attenzione sui danni del traffico motorizzato e sulla necessità di ripensare gli spazi urbani.

Che ha scoperto il sensore “Respiro”
Il dispositivo utilizzato, chiamato “Respiro”, è stato sviluppato proprio dall’Università Bicocca. Si tratta di un apparecchio in grado di misurare diversi parametri: le concentrazioni di PM1, PM2.5, PM10 e il numero totale di particelle presenti nell’aria (Ntot).
For dummies: il sensore registra quante polveri sottili finiscono nei polmoni di chi cammina per strada. E i bambini, che hanno un’altezza inferiore e respirano più velocemente degli adulti, risultano ancora più esposti agli scarichi delle auto. I dati raccolti lungo il percorso non lasciano spazio a interpretazioni: lo smog viene principalmente dal traffico veicolare.
Il viaggio di Amos è stato una piccola mappa in tempo reale della qualità dell’aria milanese.
- Piazza Pompeo Castelli, invasa dalle automobili, ha mostrato subito un picco: il PM10 ha toccato circa 26 µg/m³, mentre il numero totale di particelle (Ntot) ha superato le 16.000 particelle/cm³.
- Via dei Frassini, con meno traffico e un parco vicino, ha offerto un quadro migliore: PM10 intorno ai 20 µg/m³ e Ntot sotto le 13.000 particelle/cm³.
- Via Castellino, resa più sicura dall’introduzione della strada scolastica, ha mantenuto valori stabili. Ma appena ci si è avvicinati al ponte della Ghisolfa e a piazzale Lugano, la situazione è precipitata: qui l’Ntot ha superato le 35.000 particelle/cm³, il dato più alto di tutta la camminata.
- All’arrivo a scuola, i livelli si sono abbassati leggermente, ma restando comunque sopra le 30.000 particelle/cm³.
L’esperimento ha dimostrato quanto possano incidere anche pochi metri di distanza: in una via scolastica chiusa al traffico i valori crollano, mentre accanto a un’auto con motore acceso tornano subito a livelli preoccupanti.
“Meno auto uguale aria più pulita”
«Non vogliamo spaventare ma far riflettere» – ha commentato Gloria Pellone – «Oggi più che mai serve coraggio nelle scelte: meno auto significa più aria pulita, più sicurezza per i bambini, più spazio per muoversi, incontrarsi, crescere».
Per l’associazione Cittadini per l’Aria non si tratta di un semplice esercizio dimostrativo, ma di un campanello d’allarme. L’appello alle istituzioni è chiaro:
- rendere permanenti le strade scolastiche chiuse al traffico,
- promuovere percorsi casa-scuola sicuri e verdi,
- incentivare la mobilità attiva (a piedi, in bici o con i mezzi pubblici), soprattutto nei tragitti brevi,
- misurare e comunicare in modo trasparente la qualità dell’aria davanti agli istituti.
“Il Car Free Day è un primo passo, simbolico ma potente, verso una città più vivibile e sana. Oggi chiediamo ai cittadini di fare una scelta: lasciare l’auto a casa per un giorno, per iniziare a farlo più spesso, per scoprire che è possibile vivere meglio anche senza di essa. Amos ci insegna che ogni passo conta. Anche solo 2 km a piedi possono fare la differenza – per la sua salute, per l’aria che respiriamo e per il futuro di tutti.”
Secondo l’associazione, il Comune di Milano deve anche rivedere al più presto il sistema degli accessi dei veicoli privati all’interno dell’area urbana: «Solo limitando il numero di auto – sostengono – si potranno ridurre davvero le emissioni di prossimità, e non solo davanti alle scuole».Gli esperti ricordano che l’esposizione quotidiana allo smog non è un fastidio passeggero: può incidere sulla crescita dei bambini, aumentare il rischio di malattie respiratorie e compromettere la qualità della vita. Amos e i suoi coetanei, insomma, sono i primi a pagare il prezzo di un modello di mobilità che continua a privilegiare l’auto privata.
Esperimenti come questo rendono visibile ciò che normalmente non si vede: le particelle nell’aria non hanno odore né colore, ma finiscono nei polmoni a ogni respiro. Ed è proprio questa invisibilità che le rende ancora più insidiose.