Annamaria Bernardini de Pace non l’ha toccata piano. L’avvocata, volto noto del foro milanese e delle battaglie in difesa delle donne, ha scritto una lettera al sindaco Beppe Sala con toni decisamente poco diplomatici: se l’Ambrogino d’Oro dovesse finire nelle mani della Global Sumud Flotilla, lei restituirà il suo.
Breve recap della situa
Tutto nasce da una proposta avanzata da Beatrice Uguccioni (capogruppo del Pd) e Carlo Monguzzi (Verdi), che vorrebbero conferire la massima onorificenza cittadina a Margherita Cioppi, la milanese che ha guidato la barca Karma, parte della spedizione verso Gaza.
Una proposta che, come dire, non è stata accolta con entusiasmo unanime.
Bernardini de Pace, che l’Ambrogino l’ha ricevuto nel 2014 “con orgoglio”, ha risposto con una lettera senza giri di parole: “Comunico sin d’ora la mia volontà di restituire pubblicamente l’Ambrogino ricevuto con orgoglio anni fa”, ha scritto l’avvocata, definendo l’iniziativa “gravemente inopportuna e profondamente offensiva” per il significato stesso del riconoscimento, che secondo lei dovrebbe premiare “chi ha onorato la città di Milano con impegno autentico”.
Nella sua nota, l’avvocata non risparmia critiche alla Flotilla, definendola una “provocazione politica con finalità simboliche e mediatiche”, e sostenendo che non avrebbe portato alcun aiuto concreto, ma solo acceso polemiche “ai limiti della legalità internazionale”.
E poi l’affondo più duro, quello sull’ambiguità ideologica e sul rischio di antisemitismo: “Ogni gesto che legittima, anche indirettamente, un’ambiguità ideologica, finisce per normalizzare un clima intollerabile, nel quale il disprezzo per Israele diventa alibi per nuovi pregiudizi antiebraici.”
Insomma, Bernardini de Pace non intende restare a guardare. Nella lettera chiede anche di essere convocata dal sindaco, così da poter restituire l’onorificenza il giorno stesso della cerimonia, qualora la proposta venisse approvata. Una presa di posizione netta, che riapre puntualmente il dibattito su cosa rappresenti davvero l’Ambrogino d’Oro: un simbolo della città, o un premio che, ogni anno, finisce immancabilmente al centro di nuove… beghe meneghine?