Partiamo dalla notizia: l’educazione sessuale alle medie non si farà. La commissione Cultura della Camera ha approvato l’emendamento della leghista Giorgia Latini che introduce un divieto per scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di “attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità“. Per sapere qualcosa su legami e sesso che non arrivi da Internet e dai social (grande garanzia), bisognerà attendere – forse – le superiori. Qui l’educazione alla sessualità potrà essere affrontata solo se – dice l’emendamento – i genitori approveranno temi e materiale didattico. Come se i 16enni, nel 2025, non fossero già bombardati di informazioni più o meno corrette, più o meno adatte all’età.
Cosa dice la politica
Alcuni giorni fa il ministro della giustizia Carlo Nordio ha detto che “l’educazione sessuale è compito delle delle famiglie“. Ehm… ok. Si è aggiunto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che in un’intervista alla Stampa, ha specificato che “l’educazione sessuale, in senso biologico, è ampiamente prevista“. Quindi a ragazzini di 12 anni verrà spiegato come nascono i bambini… sul serio?
C’è un altro piccolissimo dettaglio… i giovani a casa non parlano di sesso. Come riporta Adnkronos, che riporta i numeri dell’Osservatorio Giovani e Sessualità 2025 realizzato da Durex e Skuola.net su oltre quindicimila ragazzi tra undici e ventiquattro anni, la metà degli adolescenti non parla mai di argomenti come rapporti sessuali o contraccezione in famiglia, segnando un -12% rispetto all’anno scorso. Quindi si parla mooolto meno in famiglia di questi argomenti, colpa dell’imbarazzo, del pudore, e anche della stessa reticenza dei genitori. Aggiungiamoci che Internet è diventato la principale fonte di informazione per il 53,2% degli intervistati, capite bene pure voi come siamo messi male. E questo lo dimostrano pure i numeri in tema di prevenzione sanitaria: l’uso regolare del preservativo è crollato al 45,4%, perdendo undici punti dal 2019. Peso.

Valditara, al Corriere, ha poi aggiunto che “I femminicidi non si combattono con l’educazione sessuale“. Per il ministro, quello che si fa già a scuola è più che sufficiente. “Il 90% delle scuole ha attivato corsi di educazione alle relazioni e al rispetto – ha scritto – Secondo i docenti, nel 70% dei casi si è avuto un miglioramento nel comportamento dei giovani. Abbiamo anche incaricato Indire di avviare una formazione ad hoc per i docenti stanziando oltre 3 milioni di euro. Abbiamo reperito altri 13 milioni di euro per le attività in classe con gli studenti“. Insomma, esempi di attività concrete che mirerebbero all’educazione alle relazioni e al rispetto, introdotta tra gli obiettivi di apprendimento «obbligatori» e quindi parte integrante non solo delle lezioni di educazione civica ma anche degli altri insegnamenti disciplinari”.
Ovviamente l’opposizione sta rispondendo duramente. Irene Manzi del Partito Democratico ha definito l’approvazione “un fatto gravissimo“, “mentre il Paese fa i conti con un altro femminicidio”. I deputati Mauro Berruto, Sara Ferrari, Giovanna Iacono e Matteo Orfini hanno ricordato come “da decenni moltissime scuole italiane offrono importantissimi progetti di educazione alla sessualità entro i 14 anni, rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili, alla prevenzione delle gravidanze precoci, al contrasto alla violenza sessuale”. L’europarlamentare Alessandro Zan ha parlato di ritorno “nel Medioevo”, mentre Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra vedono una “deriva oscurantista della scuola” ispirata dal “fondamentalismo e dall’estremismo religioso”. Non benissimo.
Perché è importante l’educazione sessuale
Educare alla sessualità e all’affettività non vuol dire solo “fare due chiacchiere sul tema”, ma insegnare a conoscersi davvero, a capire cosa si prova e come gestirlo senza andare in tilt. Oggi più che mai — con le nuove linee guida europee sull’educazione affettiva e sessuale — diventa fondamentale costruire un percorso educativo serio e strutturato fin dall’infanzia, che metta insieme testa, cuore e consapevolezza. Perché attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva si impara a riconoscere le proprie sensazioni e i propri sentimenti, migliorando le capacità relazionali e imparando a stare bene con sé stessi e con gli altri.
In collab con IPSOS, Save The Children ha realizzato la ricerca “L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza: a che punto siamo?” che spiega meglio il concetto.
Spoiler: c’è ancora parecchia strada da fare.
Ecco alcuni dei dati più interessanti (e inquietanti):
- Quasi un adolescente su 4 (24%) pensa che la pornografia rappresenti in modo realistico l’atto sessuale. Siii, come no.
- Il web è la fonte principale di informazione: il 47% dei ragazzi e delle ragazze cerca online articoli o siti per capire le pratiche sessuali, e il 57% si informa sulle infezioni sessualmente trasmissibili.
- Meno della metà ha fatto educazione sessuale a scuola. Al Sud e nelle Isole, il dato scende al 37%.
Insomma, tra fake news, film hard “educativi” e scuole inesistenti, capite come stiamo messi?
Com’è la situa in Europa
Eh, la situazione è che giustamente ci ridono dietro. Pensate solo che in Svezia l’educazione sessuale è diventata materia obbligatoria già nel 1955. Quasi 70 anni fa. 70. Anni. Fa.
Poi sono arrivati gli altri: Germania nel 1968, Danimarca, Finlandia e Austria nel 1970, Francia nel 1998, e l’Irlanda nel 2003.
E noi? Eh, noi siamo ancora nel gruppetto dei sette Paesi europei dove l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola: Bulgaria, Cipro, Italia, Lituania, Polonia, Romania e Ungheria. E questo nonostante da anni organizzazioni internazionali come l’OMS e l’Unesco spingono per un approccio più precoce e strutturato, che parta fin dall’infanzia e adatti i contenuti alle varie età.
Quand’è che ci evolveremo?