Ormai lo sport preferito di noi imbruttiti è chiederci quando l’AI ci sostituirà. Nel frattempo, ci ha già sostituito, e fra l’altro, nel lavoro più importante, quello che ci impegna H24 e in cui le aspettative sono altissime. Parliamo dei ruoli di mother director e father executive, leggi genitori, che secondo una ricerca subiscono anche loro i contraccolpi dell’arrivo dell’intelligenza artificiale. Rassegnatevi, siete superati!
Sembra infatti che per le paturnie tipiche del periodo, vedi pippe mentali varie, tristezza esistenziale, ansia spesso sovradimensionata, il 40% degli adolescenti chieda lumi all’AI. I primi sbatti non si scordano mai, e tutti abbiamo memoria di pomeriggi chiusi in cameretta a disperarci per delle cagate. Noi però eravamo fortunati, perché nella peggiore delle ipotesi, lì con noi c’era solo il poster di qualche sfigato o della musica orribile che ci abbiamo messo niente a rinnegare. I giovani di oggi invece devono vedersela con un genio fuori controllo che ha un QI più alto dello stipendio di Elon Musk. La situazione quindi è abbastanza delicata, anche perché a quell’età non si è ancora in grado di apprezzare il potere terapeutico di un “chissenefrega” detto bene.
I numeri peso della ricerca
Questi numeri sono il risultato di una ricerca di Save the Children, che in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza fa luce sui bisogni dei nostri ragazzi. Molti la usano per farsi confortare, ma la percentuale sale in coloro che dichiarano di interpellarla per questioni importanti tipo studio o sentimenti. Ora, se quel tipo o tipa che ti tratta peggio della spugnetta dei piatti l’hai scelto scelta ascoltando i consigli degli amici, a un certo punto è facile dire basta. Oddio facile… fattibile. Ma se il tuo consigliere è il fenomeno che ne sa più di tutti gli uomini della Terra, allora potrebbe essere dura pensare di aver fatto un errore, e va finire che ti convinci che il problema sei tu. Insomma, un bel casino.
Tutti nel bel mezzo della disperazione adolescenziale ci siamo appoggiati alle parole di qualcuno: il libro delle risposte, le frasi di Smemoranda, qualche cantante sciroccato, la cugina pseudocartomante: forse diventare adulti significa anche districarsi in questa selva di cagate e trovare le proprie, di cagate, a cui aggrapparci. Ma il problema sorge quando il 12% degli intervistati ammette ad esempio di aver preso psicofarmaci senza prescrizione, segno che è un attimo che, da confidente, l’AI diventi anche primario di psichiatria. E non c’è da stupirsi nemmeno se circa due ragazzi su tre hanno dichiarato di preferire il confronto con l’AI piuttosto che con un essere in carne e ossa, che è vero, spesso non capisce niente di niente, ma almeno ha due braccia che servono a stringere chi ha gli occhi pieni di lacrime.
Pare però che questo non sia abbastanza. Secondo gli intervistati, quella scatoletta di tonno animata che ormai fa parte delle nostre vite se la cavicchia niente male anche in empatia. A detta loro, infatti, è sempre disponibile, li capisce e li tratta bene e non li giudica. Grazie, direte voi, facile quando sei lì a non fare un c**** e il tuo unico compito è aspettare un prompt per pontificare su cose che conosci solo per sentito dire. Molto più difficile è essere sul pezzo in mezzo ai millemila sbatti che ci sono. Però è un dato di fatto che il cellulare sia diventato un oggetto in grado di riempire i vuoti, e infatti, circa un adolescente su tre dichiara di sentirsi nervoso quando non ha il cellulare sotto controllo.
Che si fa allora? Ricordiamoci che i nani di oggi sono gli Imbruttiti di domani. Vogliamo davvero farli crescere da un’autoradio evoluta? No, dai.
Autore: Francesco Cellini









