Voi a Milano non avete il pesce buono. Errore. Se fossimo in un istituto alberghiero vi rimanderemmo a casa con il debito. Dovete sapere che – e lo diciamo per la millesima volta – per mangiare del pesce come il signore comanda, non è necessario raggiungere il primo posto di mare a portata di mano: al “porto ittico” di Milano infatti si mangia il pesce più fresco d’Italia. Non solo maestri nel prodotto, ma anche nella conservazione alimentare, cosa che non sembrano aver padroneggiato i protagonisti della storia di oggi.
Una vacanza con ricovero per intossicazione alimentare non è mica da tutti. Pensate allo stupore – ma soprattutto alla paura – della turista milanese di sessantasette anni che, in vacanza a San Vito Lo Capo – Sicilia, provincia di Trapani – si è vista portar via in barella a termine di un pranzo di pesce. Un’uscita sicuramente trionfale mica da ridere, soprattutto perché è terminata con un ricovero d’urgenza.
La donna infatti si è sentita male dopo aver mangiato una fetta di pesce arrosto e del tonno affumicato. Nessun crudo, cari sushi hater. Secondo quanto emerso da una prima analisi, la poveretta sarebbe stata colta dalla sindrome sgombroide: un disturbo causato dall’istamina rilasciata dal pesce mal conservato che produce un rapido abbassamento della pressione.
Per fortuna, nessuna pacca sulla spalla o bicchiere d’acqua è stato utilizzato come rimedio. I presenti si sono accorti subito delle gravi condizioni di salute della donna, che già stava seguendo una terapia ad hoc per tenere bassa la pressione, e hanno allertato il 118.
Sul posto sono intervenuti i rianimatori del 118 di Palermo che si trovavano a San Vito Lo Capo in occasione del Cous cous fest, come misura di sicurezza. La signora è stata salvata, ma le sue condizioni rimangono serie. Sulla vicenda stanno facendo luce i carabinieri del Nas.
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