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Il Dòmm sorge proprio al centro della nostra città. Già, ma quanti di noi ne conoscono anche solo vagamente la storia? È giunto il momento di acculturarci un pochettino.

Il nome ufficiale del Duomo è Basilica Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria ed è dedicato a Santa Maria Nascente. D’altronde non serve andare in Festa del Perdono e prendersi una laurea in storia dell’arte, basta guardarlo con attenzione e notare la scritta Mariae Nascenti proprio al centro della facciata.

Forse non tutti sanno però che il Duomo di Milano è la chiesa più grande d’Italia. Non ci credete? La cattedrale di San Pietro non si trova in realtà a Roma, ma all’estero. Precisamente nel territorio della Città del Vaticano. Comunque, anche guardando al mondo intero, il Dòmm si classifica al quarto posto per superficie e al sesto per volume. In termini di numeri stiamo parlando di 157 metri di lunghezza, 11.700 metri quadri di superficie e una capacità di oltre 40.000 persone. Quando il distanziamento sociale non era ancora legge, si intende.

La costruzione del Duomo è iniziata nel 1386, per essere terminata soltanto in epoca recente. Precisamente nel 1965. Quindi si può dire che sia stato testimone di tutti gli eventi tragici vissuti dalla città. Dalla peste del 1630 di manzoniana memoria sino ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (quando la Madonnina fu ricoperta di teli per non fornire punti di riferimento ai cacciabombardieri). Per arrivare ai giorni nostri e alla pandemia Covid-19.

Da quando ce lo ricordiamo, abbiamo sempre visto dei ponteggi su almeno un lato del Dòmm. Questo perché la conservazione dello splendore di un’opera di tale bellezza e grandezza richiede costanti cure. Tra guglie, pinnacoli e statue (circa 3.400, di cui 2300 all’esterno) il lavoro per la Veneranda Fabbrica del Duomo non manca mai. Da qui il detto Lungh’me la fabrica del Dòmm, espressione dialettale per attività lunghe e instancabili, talvolta noiose, ma estremamente pazienti. Fatturare, nei secoli dei secoli.

Perché guardare il Duomo entusiasma la vista sino a toccare il cuore? Un grande merito spetta al materiale che riveste queste meraviglia del mondo moderno. Lastroni di marmo bianco rosato. Lo si estrae in Piemonte. Precisamente dalle cave di Candoglia, in Val D’Ossola. Ancora oggi attive per l’estrazione.

Fu Gian Galeazzo Visconti a decidere di sostituire il mattone – originariamente pensato per la costruzione del Duomo – con il marmo. Il trasporto del materiale fino a Milano avveniva via acqua, dal fiume Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande e poi dentro alla città fino alla darsena di Sant’Eustorgio. Attraverso un sistema di chiuse arrivava fino al Laghetto (oggi Via Laghetto), a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale, nel cuore della città. Anche dopo la chiusura del Laghetto, il trasporto dei blocchi fino a Milano rimase via acqua fino al 1920.

Altra meraviglia sono le cinquantacinque vetrate monumentali. Una straordinaria testimonianza della storia dell’arte vetraria dall’inizio del Quattrocento alla fine del Novecento. Alla loro produzione collaborarono, nel corso dei secoli, maestri vetrai di scuola italiana, fiamminga e tedesca, spesso in collaborazione con importanti pittori (Giuseppe Arcimboldo e Pellegrino Tibaldi su tutti). Non vediamo l’ora di poterle di nuovo ammirare illuminate.

Arte in tutte le sue forme. Nel mese di novembre, periodo dedicato a San Carlo Borromeo (celebrato il 4 novembre), in Duomo vengono esposti i cosiddetti Quadroni di San Carlo. Cinquantasei grandi tele che celebrano la vita e i miracoli del santo. Realizzate nel corso del Seicento, costituiscono il più importante ciclo pittorico del barocco lombardo.

Lassù, a dominare tutto poi c’è Lei, la Madunina. Credenti e atei volgono lo sguardo all’insù verso le guglie, rimanendo incantati dall’infinita magia che il Duomo promana. Della sua storia però ne abbiamo già parlato diffusamente qui.

A lei e al Duomo intero ci rivolgiamo anche in questa situazione. A prescindere dal culto. Come prima di un esame complicato, di quel concorso impossibile o di un colloquio di lavoro sfidante. Che ce la mandi buona…

Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato vide quella gran macchina del Duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell’ottava meraviglia di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino.
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi)

Tutte queste sere sono andato, verso l’una del mattino a rivedere il Duomo di Milano. Questa chiesa, rischiarata da una bella luna, offre uno spettacolo di bellezza straordinaria ed unica al mondo. L’architettura non mi ha mai offerto simili sensazioni.
(Stendhal, 5 novembre 1816)

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