Ma dai. Capiamo che per entrare in una chiesa o in qualsiasi luogo sacro serva un certo decoro, un minimo di pudore. E ci mancherebbe. Ma pure al museo? I fatti sono questi: la 22enne Jeanne, studentessa, si è recata in visita al Museo d’Orsay, a Parigi. Una bella cosa considerando che pure i luoghi d’arte non è che se la passino benissimo per la storia del Covid. Peccato che alla ragazza sia stato rifiutato l’ingresso al museo perché la sua scollatura era troppo profonda.
Indignata, Jeanne si è lasciata andare a un lungo sfogo su Twitter. “È martedì 8 settembre, il caldo aumenta nel pomeriggio e le braccia si scoprono. Ho voglia di andare al Museo d’Orsay, e non sospetto che il mio décolleté sarà un oggetto di discordia. Arrivata all’ingresso non ho il tempo di mostrare il biglietto che la vista dei miei seni turba la funzionaria incaricata del controllo delle prenotazioni, che parte salmodiando: ‘Ah no, non è possibile, non si può lasciare passare una cosa simile’, mentre la collega cerca di convincerla a lasciare perdere.
Chiedo che cosa stia succedendo, nessuno mi risponde ma fissano i miei seni, mi sento a disagio, l’amica che mi accompagna è sconvolta. Un altro agente, di sicurezza stavolta — i seni, quest’arma di distruzione di massa — si avvicina e mi intima ad alta voce: ‘Signora le chiedo di calmarsi‘. Sono calmissima, vorrei solo capire perché non posso entrare nel museo. ‘Le regole sono le regole’. Arriva un altro responsabile, nessuno ha il coraggio di dire che il problema è il décolleté, ma tutti fissano apertamente i miei seni, designati alla fine con un ‘questo’.
La studentessa allega alla lettera di proteste anche una foto del suo outfit (in copertina), un abito a fantasia a maniche lunghe con una scollatura che esalta il suo morbido décolleté. Una roba vietata ai minori proprio. Uno scandalo. Oh, mi raccomando, se pensate di andare alla Pinacoteca di Brera armatevi di dolcevita che è meglio.
Jeanne continua con il suo sfogo: “Mi sono messa la giacca (sospiro di sollievo degli addetti del Musée d’Orsay) e sono entrata nel museo. All’interno: dipinti con donne nude, sculture con donne nude. Nei corridoi del museo: uomini in canottiera, donne con la schiena scoperta, in reggiseno, in crop top, ma tutte magre e con poco seno. Io allora mi chiedo se mi avrebbero fatto entrare senza storie, se avessi portato alcune tenute di certe donne che ho incrociato”.
“Io non sono solo i miei seni, non sono solo il mio corpo. Mi domando se gli agenti che volevano proibirmi di entrare sanno a che punto hanno obbedito a dinamiche sessiste. Non può essere il giudizio arbitrario su che cosa è decente e cosa non lo è a determinare l’accesso o meno alla cultura”. In serata è arrivata la tiepida replica del Museo: “Siamo profondamente dispiaciuti per questo incidente e presentiamo tutte le nostre scuse alla persona coinvolta”, dando di fatto la colpa a un eccesso di zelo dei funzionari.
Tutto questo, insomma, in un luogo in cui l’arte spesso celebra le forme, la nudità e la bellezza del corpo femminile. Forse avrebbe più senso indignarsi per le due prezzemoline barra pseudo influencer che si sono messe a limonare duro e molto poco artisticamente sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia. Ma tutto a posto, sì?
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