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Se non vi sentite produttivi ora potete “assumere” un motivatore che vi sproni durante lo smart working

Lavorare in smart working dalla propria abitazione a volte è veramente difficile, complice anche il pigiama/tuta che si sposa benissimo con materasso e piumone della camera da letto. Se a questo aggiungiamo il richiamo del divano – e quello del frigorifero – avere la concentrazione di una mosca, alle volte, è l’unico risultato che si […]

Lavorare in smart working dalla propria abitazione a volte è veramente difficile, complice anche il pigiama/tuta che si sposa benissimo con materasso e piumone della camera da letto. Se a questo aggiungiamo il richiamo del divano – e quello del frigorifero – avere la concentrazione di una mosca, alle volte, è l’unico risultato che si ottiene stando davanti al pc. Per fortuna esistono i motivatori di professione.

L’idea originale arriva da Caveday, progetto nato in tempi non sospetti a New York (2017) che permetteva alle persone di ritrovarsi a pagamento la domenica per lavorare e motivarsi insieme. Inclusi nel prezzo c’erano pure due pasti, snack e caffè. Con la pandemia del 2020, però, è stato necessario traslare l’iniziativa sul piano virtuale, e start up simili sono proliferate in giro.

Si tratta di spazi virtuali di co-working in cui ci si ritrova per lavorare e aumentare la propria produttività. Nulla di nuovo per gli Imbruttiti che masticano il concetto come solo il risotto alla milanese. Ma come funziona e in che modo ci si sente più motivati?

Iniziamo con il dire che ci si connette tutti simultaneamente su Zoom, si compila la schedule e si mette il telefono in modalità aereo. Si inizia a lavorare con slot di 60 minuti ciascuno. Tra un’ora e l’altra, c’è una pausa in cui una cave guide fa fare esercizi e streching. In alternativa, si è liberi di contattare gli altri partecipanti per un po’ di chiacchiericcio da pausa caffè. Al termine della propria sessione, si dà un cinque virtuale e saluta tutti.

La filosofia dietro questo tipo di incontri è il get stuff done: fare tutto il possibile per portare a casa l’obiettivo. Si applica molto bene a chi lavora in azienda e spesso, data la mole di lavoro, si sente poco motivato. Stare virtualmente a contatto con altre persone stimolerebbe una sana competitività e innescherebbe le dinamiche positive del team. Pur di non sembrare la pippa della squadra ci si impegnerebbe al massimo, dunque.

Questi focus group, come si è iniziato a chiamarli, non sono utili solo in ambito professionale ma anche personale. C’è chi ad esempio, grazie all’aiuto di un team di sconosciuti, ha organizzato un matrimonio intero o scritto un libro.

Da provare, stando attenti alle figuracce in cam.

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