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Oh, ma vi siete accorti che è (quasi) Carnevale?

Abbiamo fatto un rapido sondaggio tra gli Imbruttiti, e la risposta più gettonata a questa semplice domanda è stata: cazzomene del Carnevale (99,9% periodico degli intervistati).  Come darvi torto, tra zone gialle, rosse e arancioni Arlecchino non lo possiamo più vedere. Poi niente coriandoli, stelle fillanti e men che meno maschere (solo FFP2 modello marchiato CE).

Dal nervosismo sale lo sbrano e mentre ci ingozziamo di Chiacchiere Imbruttite comprate all'Esselunga sorge un dubbio amletico. Perché a Milano il Carnevale finisce sempre dopo rispetto al resto d'Italia

Da lì sono scattate folli googlate in orario di coprifuoco per svelare il mistero del Carnevale Ambrosiano e regalarvi un altro bigino-chicca a tema storia e tradizioni della città di Milano. 

Per non farla troppo lunga, come ci spiega sciura Wikipedia, nel rito ambrosiano, osservato nella maggior parte delle chiese dell'arcidiocesi di Milano e in alcune delle diocesi vicine, il periodo quaresimale inizia con la prima domenica di Quaresima. L'ultimo giorno di Carnevale è il sabato, quattro giorni dopo rispetto al martedì grasso in cui termina il Carnevale celebrato dove invece si osserva il rito romano.

Sì, ma perché? Qui si apre un mondo tra storia, leggenda e tradizione.

Le versioni più suggestive tirano in mezzo Sant'Ambrogio in persona. Sant Ambroeus era il Vescovo di Milano un po' prima del 400 d.C. e corre voce che tornò in ritardo da un pellegrinaggio. I più maliziosi sostengono che furono i milanesi ad approfittare dell'assenza del prelato per fare after e prolungare i festeggiamenti carnevaleschi spaccandosi ammerda. I più timorati di Dio sostengono invece che sia stato proprio il vescovo a chiedere di attenderlo.

Un'altra leggenda narra che in quell'anno l'inizio della Quaresima coincise con la fine di una pestilenza che aveva impedito le feste. Per questo Ambrogio aveva chiesto al Papa una dispensa per prolungare il periodo carnevalesco e dare cibo alla popolazione stremata dalla fame prima del digiuno quaresimale.

Fino a qui la leggenda. Forse però per scoprire la vera genesi del Carnevale Ambrosiano dovremmo leggere di più e non affidarci alla tradizione orale, tramandata un po' a caso. Ecco che allora dai polverosi documenti della Biblioteca Ambrosiana emerge che la verità risiede nel computo dei giorni di semplice penitenza e di digiuno in senso stretto. In pratica la Quaresima deve durare sempre quaranta giorni (quelli passati da Gesù nel deserto), ma dipende come li conti. Lo sgamo ambrosiano è quello di comprendere nel conteggio le domeniche, in cui non è richiesto comunque il digiuno, in modo da poter allungare il Carnevale di cinque giorni, tante quante sono le domeniche del periodo di Quaresima. Insomma, per gli altri le domeniche non valgono, per noi sì, e quindi ci godiamo lo sconto di qualche giorno.

Come potete immaginare a Roma hanno sempre mal digerito il barbatrucco, ma la tradizione è resistita nei secoli dei secoli sino ai giorni nostri. 

Passando dal sacro al profano, non possiamo non citare le maschere tipiche di Milano e quindi del Carnevale Ambrosiano. Visto che Arlecchino è bergamasco un vero F205 si dovrebbe vestire da Meneghino

 

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Meneghino era il classico contadino della campagna lombarda. Un Giargiana di altri tempi che, venuto in città in cerca di lavoro, si era messo a fare il servitore. Era un servo saggio, buono e pure spiritoso. Coraggioso a parole, ma prudente nei fatti.

Una sera Meneghino si trovava in Ticinese (che allora si chiamava Porta Cicca) e iniziò a broccolare una tal Cècca che poi diventò sua sposa. La Cècca era una milanesotta un po' saccente, ma simpatica. Specie quando per arrotondare iniziava a fatturare vendendo nastrini e guarnizioni (i birlinghitt in milanese). 

Un citazione la merita anche Beltrame (da Gaggiano) che indossa un'ampia casacca (la Gippa) e rappresenta il contadino stolto e fanfarone, capace solo di combinare stupidaggini, volendosi mostrare più signore di quanto non sia.

Ok, ma a parlare di martedì e sabato grasso, nonostante il pacco di Chiacchiere Imbruttite sia finito, abbiamo ancora bisogno di chiudere in dolcezza. Altri dolci tipici del periodo sono i tortelli milanesi, chiamati farsòe: palline di farina, uova e zucchero e burro fritte nell’olio bollente e infine farcite con crema o cioccolato. Un’interessante variante prevede il ripieno di cubetti di mela (i Làciàditt). 

Bene Imbruttiti, dopo tutte queste bontà glicemia e colesterolo gridano vendetta. Dopo il Carnevale Ambrosiano (che per la cronaca nel 2021 finirà sabato 20 febbraio) iniziamo una bella dieta ferrea collocabile tra la penitenza e il digiuno, così in un colpo solo rispetteremo la bilancia e i sacri precetti. Speriamo solo che la Quaresima non si trasformi nell'ennesima Quarantena!

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