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Lifestyle
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L'allentamento delle restrizioni e la bella stagione ci stanno mandando in sbatti. Ora che finalmente si può uscire, fare, disfare e brigare, ci ballano in testa centomila idee e non si riesce a quagliarne mezza. Vero o no? Niente panico: ci pensiamo noi a darvi lo spunto con una bella idea servita comoda comoda su un piatto d'argento per trascorrere una giornatina tra relax, sport, natura e storia. Un bel mix, tutto pensato strizzando l’occhio al distanziamento e alla sicurezza, ovviamente. Pronti? Vamonos

Allora, l'epicentro della gita che abbiamo pensato è NaPa Ne avete sentito parlare, vero? Niente di nuovo eh, parliamo del Naviglio Pavese. Na-Pa... capito, no? Che è un po' come dire J.Lo. invece di Jennifer Lopez. La crasi tra le iniziali è un modo cool per rilanciare la fama della zona, rinvigorita da una serie d’iniziative sulla falsariga di quanto successo a NoLo (North of Loreto). NaPa è stata battezzata anche da Beppe Sala, che su Instagram ha spiegato: "È il nome dell’associazione che cittadini e commercianti hanno scelto per identificare il loro quartiere. I Navigli e le chiuse di Leonardo, le eccellenze enogastronomiche, la cultura sono i punti di forza di NaPa Senza dimenticare che il Naviglio Pavese è la porta verso i parchi del Sud Milano che sono meravigliosi e meritano di essere conosciuti". Ve ne abbiamo parlato anche noi qualche settimana fa.

NaPa rappresenta un comitato di commercianti, associazioni e cittadini, uniti dall'obiettivo di valorizzare il quartiere che costeggia il Naviglio Pavese. Del comitato fanno parte, tra gli altri, lo chef Claudio Sadler, Fabio Vergottini, uno dei promotori, la presidente Silvia Dorigo, Alessandra Straccamore, titolare del ristorante Motelombroso e Michele Rimpici, fondatore di Cantina Urbana, la prima cantina milanese dove si vinifica il vino in città. Insomma, la nostra gita parte da qui, alla scoperta di un quartiere che sta provando a svecchiarsi un po’.  

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Il nostro caporedattore in Darsena

Alt: ma la gita come pensate di farla? A piedi? Minchia che sbatti. In auto? Ma per carità. In bici, ovvio. Più comoda e più green. Per fare la nostra biciclettata (a proposito: che fatica dopo un anno e mezzo di lockdown) ci siamo affidati a un servizio molto figo, quello degli amici di Swapfiets. Massì dai, avrete notato in giro per la città le bici con la caratteristica ruota blu davanti. Se non lo conoscete, beccatevi qualche info perché merita. In pratica si tratta di un vero e proprio abbonamento facile-facile a due ruote a lungo termine, mica come gli altri servizi di sharing: loro ti danno una bici (o un motorino, o un monopattino, o una bici elettrica) di alta qualità, con la quale scorrazzare dentro e fuori la City, e tu paghi un prezzo mensile a seconda del mezzo scelto. Servizio di assistenza e riparazione incluso, tutto gestito tramite app. E se te la ciulano no problem, riceverai subito un nuovo mezzo con una minima cauzione. Se qualcosa non funziona, in 3, 2, 1 arrivano loro a riparare o scambiare la bici (o quel che l'è). Easy. Così si compra e spreca di meno e si pedala di più, taaac! Ah, se l’idea vi stuzzica, vi lasciamo un codice sconto Imbruttito: “IMBRUTTITO”. Noi ci siamo trovati da dio. 

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Alla scoperta di NaPa in bici

Bella. Abbiamo la zona e il mezzo. Che si fa? Venite con noi, che abbiamo preparato un tragitto easy e non troppo lungo - che lo sappiamo che c'avete da fare. First, si parte dalla Darsena (beh, chiaro) e il primo step prendendo il Naviglio Pavese è la celebre Conca Fallata. Se siete milanesi all'acqua di rose tocca darvi qualche info su questa storica conca. La tappa è praticamente obbligata, perché con i suoi 4,80 metri di salto, la Conca Fallata è l’opera di ingegneria idraulica più importante del Naviglio Pavese. Pardon, di NaPa. Come ci suggerisce Wikipedia, fu realizzata a fine del XVI secolo. I meneghini la chiamarono fallata, cioè sbagliata, perché secondo loro venne pensata e realizzata inutilmente. In sostanza la Conca Fallata è nata come una grande super cazzola. Presso la Darsena, un tempo, esisteva un monumento di epoca spagnola, detto Trofeo Fuentes che attribuiva i meriti per la costruzione e la navigabilità di questo canale artificiale al governatore di Milano Don Pietro Enriquez de Acevedo conte di Fuentes. Ma... c'è un ma, perché don Pietro se la menava per un'opera che in realtà fu conclusa ben due secoli dopo la sua morte. Il Fuentes aveva fatto un bel po' di cazzate, aumentando di brutto i costi preventivati per l'opera, tutti finiti sul gobbone dei milanesi spremuti come limoni con tasse esagerate. Da qui, il nomignolo dispregiativo della conca. Appunti presi? Ora fate un paio di foto (anche se c’è da dire che non è granché a livello estetico) e poi andiamo a mangiare che è già ora (noi abbiamo scelto Motelombroso, un posto da paura!) 

Davanti alla Conca Fallata ci aspetta il Motelombroso, un bel villino di proprietà di Alessandra Straccamore e Matteo Mazza, che hanno dato nuova vita a un'ex casa cantoniera adibita un tempo al controllo delle chiuse del canale, per assicurare la navigazione tra Milano e Pavia. Fuori c'è un bel giardino con alberi da frutto, quindi si può mangiare immersi nella natura e nella pace. Che benessere, sembra di stare fuori Milano. Vai di menù degustazione, pennellato grazie a piccoli produttori che rispettano la terra e gli animali e valorizzando prodotti altrimenti destinati allo scarto. Ci teniamo a certe cose. L’ambiente è top e la cucina anche meglio. What else? 

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Il ristorante Montelombroso a NaPa

Riempita la pancia, ripartiamo per una biciclettata digestiva fin quasi ad Assago. Certo, non c’è la vista della Martesana, ma fa comunque la sua porca figura. A questo punto cambiamo lato del Naviglio e facciamo dietro-front. Tappa obbligata alla Chiesa Rossa, un complesso che comprende la chiesa di Santa Maria alla Fonte e la biblioteca comunale, che nasce dalla riqualificazione di un borgo molto figo. Il complesso, pare evidente, prende il nome proprio dalla chiesa di Santa Maria la Rossa, detta per l'appunto anche Santa Maria alla Fonte. Religiosi o non, una sbirciatina qui è più che meritata (se la beccate aperta). Pare infatti che questo edificio risalga addirittura all'epoca dell'inizio dell'impero romano, quindi non proprio ieri. Negli anni poi è stata sistemata, ampliata, affrescata e ristrutturata e oggi si presenta con mattoni a vista, una semplice facciata a capanna, navata singola e stile romanico. Una fotina ci sta.

La biblioteca è nata dalla trasformazione, nel 2004, di una grande cascina del Seicento, all'epoca dotata di corte, portici, stalla, porcilaia e letamaio. La ristrutturazione ha recuperato l'architettura originaria, in modo da creare una sospensione tra interno ed esterno grazie alle ampie vetrate sul parco che circonda la biblioteca e ai portici coperti. Ci si può piazzare qui sotto o nel parco a leggere, cullati dall'arietta. Che agio. Oggi la biblioteca è un punto di ritrovo non solo grazie alla quantità e qualità dei libri: si può vedere film, partecipare a eventi e frequentare corsi.

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La biblioteca di Chiesa Rossa

Fate altre due foto, noleggiate un libro e via, si riparte. Adesso siamo diretti all’ultima opera dell'artista americano Dan Flavin, ospitata permanentemente nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa dal 1997. Ultima perché fu realizzata due giorni prima della morte dell'autore, pensate. Il lavoro venne installato fra le mura della Chiesa, postumo, per mano della Fondazione Prada. L'effetto è totale: le luci avvolgono lo spazio. Blu, rosa, dorato e ultravioletto: dall’ingresso, la successione cromatica indica la progressione naturale della luce dalla notte al giorno. Una chicca nascosta di Milano che non potete non conoscere. Un po' di introspezione ci sta, poi inforchiamo nuovamente i nostri mezzi a due ruote e tornem indrè.

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Dan Flavin alla Chiesa Rossa 

Ultimo stop il ponte giallo, tattico per le foto da pubblicare su IG. Unadritta: l'obiettivo del comitato di NaPa è quello di colorare la zona di murales, per rendere il quartiere vetrina della street art. Tornate a fare questo tragitto tra un po' e date un occhio per vedere quali opere sono spuntate sui muri degli edifici. Bene raga, direi che abbiamo fatto abbastanza moto per oggi, si torna in Darsena. Abbiamo macinato circa 8 chilometri, niente male, no? A noi sembrano pure di più. Oh, non fate i barboni: se il nostro tragitto vi ha ispirato taggateci, che ci becchiamo sui social. Se volete invece provare i mezzi di Swapfiets, ricordatevi il codice sconto “IMBRUTTITO” equivalente alla fee di attivazione!  

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Il ponte giallo sul Naviglio 

 

Articolo scritto in collaborazione con Swapfiets 

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