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Negli USA stanno nascendo le “Zoom town”, piccole città ripopolate grazie allo smart working

Minori spese di affitto e un costo della vita più basso stanno invogliando i lavoratori agili a trasferirsi nelle piccole cittadine americane. Ma il fenomeno potrebbe avere conseguenze negative per i residenti

Immaginatevi piccole cittadine, desolate e anonime, che improvvisamente ritrovano vigore grazie a un esercito di lavoratori in smart working. Tutti chiusi nelle proprie dimore, finalmente popolate, a fatturare senza sosta. Sembra la curiosa trama di un romanzo distopico, invece è quello che sta accadendo negli States, dove piccole città e villaggi stanno incrementando la propria popolazione grazie allo smart working. Un fenomeno che ha pure un nome intrigante: Zoom town.

Sarebbe inutile precisarlo, ma è ovvio che il nome Zoom derivi dal programma usato per fare riunioni online, tanto sfruttato durante i mesi brutti brutti brutti della pandemia. Ma perché le piccole cittadine si stanno ripopolando? Non basterebbe fare smart working delle big cities? Eh, pare che in realtà la gente si sia rotta le balle delle metropoli, e abbia voglia di tornare al paesello yankee per lavorare con meno sbatti. E poi, chiaramente, i piccoli centri offrono minori spese di affitto e un costo della vita più basso. Conveniente, senza dubbio.

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Sandpoint, Idaho

Ma andiamo con i numeri. Stando a un sondaggio di Pew Research, un americano su 20 si è trasferito dalle grandi città a causa della pandemia. Soprattutto i giovani: nella fascia di età compresa fra i 18 e i 29 anni la percentuale sale fino all’11%. Esempi concreti: Sandpoint, nell’Idaho, è una località sciistica fronte lago. Un bel posticino in cui fatturare, e infatti dal post pandemia sta arrivando chiunque per lavorarci da remoto. Sarà l’arietta fresca, sarà la vista. Va alla grandissima anche Butte, nello stato Montana, apprezzatissimo dai nuovi abitanti per la bassa densità di popolazione (poca gente, poche rotture di balle), per i grandi spazi aperti e per le tante opportunità ricreative. Ci si diverte di brutto a Butte.

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Butte, Montana

Alcuni villaggi, poi, hanno stanziato degli incentivi economici per invogliare gli smartworkers a trasferirsi. Tipo, alcune comunità nel nord dell’Arkansas che tramite l’iniziativa Life Works Here hanno offerto 10mila dollari a coloro che si trasferiscono per minimo un anno. Tutto bellissimo… o no? In realtà a lungo andare le Zoom Town potrebbero causare qualche problema ai residenti: visto che ci sono poche abitazioni disponibili rispetto alla domanda, si rischia di alzare i prezzi delle case a svantaggio quindi dei residenti storici.

“Quello che stiamo vedendo in alcune piccole comunità è la gentrificazione rurale, la quale sta avendo un effetto negativo per le persone che non possono più permettersi di vivere nelle loro comunità – ha detto la ricercatrice Danya Rumore – molte città hanno ora scuole affollate e infrastrutture sovraccariche”. E in Italia? Si è tentato di fare qualcosa di simile con la campagna Southworking, che però non ha portato a un esodo clamoroso verso le piccole città. 

Ocio però, perché la sede dello smart working potrebbe determinare il cash a fine mese. Ci sta pensando Google con il nuovo software Work location tool che permette di calibrare lo stipendio dei dipendenti in base a dove questi scelgono di vivere. E così stipendi maggiori per chi abita in grandi città e inferiori per chi, ad esempio, sceglie di stabilirsi in una zona rurale. Come nelle Zoom Town. Insomma, bene ma non benissimo.

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