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Editorial
copertinaleasysgo

Se avessi un euro per tutte le volte che negli ultimi 10 anni ho sentito pronunciare da conoscenti, amici o semplici maschere di passaggio, la frase “Ah ma il Fuorisalone non è più quello di una volta”, probabilmente avrei ora il budget per una cena stellata da Cracco in Galleria. O almeno un aperitivo. Giuro. 

Questo articolo proverà a fare una cosa complicata: raccontarvi il primo giorno di Fuorisalone – che per anni quelli un po’ radical, un po’ snob, abituati al solito circo in città si sono raccontati non essere più “quello di una volta” – nell’anno in cui DAVVERO il Fuorisalone non è più quello di una volta. Il 2021. E forse, in un cortocircuito di significato completo, tale è rimasto: sempre uguale a sé stesso. 

Perché per comprendere queste due categorie di giudizio – diverso o uguale – tutto dipende dalla prospettiva che si adotta per osservare: quella del Milanese che ogni anno vede passare il circo in città, tra spettacoli pirotecnici architettati furbescamente per nascondere strati di fuffa ecosostenibile – perché tutto, nel frattempo, è diventato ecosostenibile al Salone, anche la fuffa – oppure quelli ingenui e un po’ affascinati del turista. 

E la prima cosa da dire è proprio questa: sono tornati i turisti. 

Dopo l’anno e mezzo da cui arriviamo, basterebbe tanto per dire che ne valeva la pena, e zittire quella pletora di digital-expert-creator dalla polemica facile. 
Tanti turisti. Con la cartina in mano dei vari distretti in cui è divisa la città, neanche fossimo al palio di Siena; con le scottature sulle fronti belle lucide dopo un’intera giornata di camminate; con quella loro voglia senza senso di un piatto di fettuccine ai frutti di mare in Brera alle 4 e mezza del pomeriggio. 

Sono tornati. Sono tra noi. Evviva. 

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Per questo giretto in città di lunedì mattina, noi ci siamo affidati a LeasysGO!, servizio di car sharing che con le sue 500 full electric ci ha permesso di arrivare ovunque. A proposito, se inserite a questo link il codice LGO2021 avrete un voucher di iscrizione gratuita da utilizzare sulla App.

E la seconda osservazione che possiamo INDUBBIAMENTE fare, è che è tornato il traffico. Quello vero. Quello che ti obbliga a passare 40 minuti in macchina per coprire il tragitto Stazione Centrale-Chiostro della Statale di Milano. Quello per cui la gente impazzisce e suona prima ancora che scatti il verde (giuro, è successo. Sarà forse questa la nuova frontiera dello stress?). Quello per cui girare minuti e minuti in cerca di un parcheggio; anche piccino piccino; anche finto, “tanto a una certa me lo invento”. E invece nulla, tutto strapieno e strabordante come alla fiera di paese. Butta fortuna che almeno le 500 Leasys sono davvero facili da maneggiare e parcheggiare. Noi l’incubo lo abbiamo vissuto, ma fino a un certo punto. 

Ma qualcosa è cambiato. Questo è certo: il periodo dell’anno. E forse anche noi. 

La primavera, momento topico del Fuorisalone, portava con sé quell’aria frizzante di novità. Simboleggiava lo scrollarsi di dosso le ruggini di un inverno passato ad abbruttirsi in casa. Era l’inno alla gioia in chiave primaverile che ci lasciava credere che da lì tutto sarebbe stato un aperitivo in discesa, tutto più facile, fino alle meritate ferie. E persino i classici acquazzoni pronti ad arrivare ogni anno, sembravano lo scotto da pagare per un po’ di leggerezza che da lì ci avrebbe finalmente benedetto. 

Quest’anno niente piogge. Il meteo pare reggerà fino al weekend con poche sorprese. Ma il clima è un altro. È quello della ripresa delle attività dopo le vacanze; o meglio, dopo un torpore durato a lungo. È a suo modo una rinascita che porta con sé anche la decadenza di una stagione che finisce, l’estate, con tutte le malinconie e le tristezze che la prima aria frizzantina serale di settembre si porta per mano. Quell’incertezza che non necessariamente ci fa pensare che tutto andrà meglio da qua ai prossimi mesi. C’è un inverno intero ad aspettarci. 

Ma le sciure non vedevano l’ora di sfoggiare le collane comprate a Forte sulle abbronzature un po’ raggrinzite. E allora vedi che anche questo Fuorisalone da fine dell’estate, da tramonto delle vacanze, con il suo spirito un po’ incerto di ripartenza, con la sua timidezza che ci fa buttare fuori lo sguardo ancora un po’ insicuri, forse va bene comunque per quello che è. È già abbastanza. Lo abbiamo meritato. 

E in effetti, in giro, si vede un po’ di tutto. Come sempre. Fino a una settimana fa, a buttare un occhio al programma, pareva fosse un Fuorisalone da gita in barca: in alto mare. Alla fine i programmi si sono riempiti, i palinsesti si stanno arricchendo, le pistolette per la misurazione della temperatura sono cariche per puntare migliaia e migliaia di fronti e dare il loro “ok, puoi passare”, da Palazzo Litta alla Triennale, dal Museo della Scienza e della Tecnica al Superstudio in Tortona. 

Ma non troverete qui l’elenco delle cose da vedere. Non questa volta. 

Pare che tutto finirà entro venerdì – almeno ufficialmente -, per evitare assembramenti, eventi fuori controllo e mantenere un profilo covid-complied

Nella settimana della FOMO per eccellenza, la paura di mancare all’evento giusto, alla serata di punta, alla festa in cui ci stanno tutti mentre tu sei a casa a controllare le stories del tuo ex su Instagram, la pressione si fa sentire. Eppure, come direbbe qualcuno, “È tutta fame di vento”. È tutto un inseguimento ansioso, un mostrarsi dopo un anno di e mezzo di pigiami in casa. 

E allora anche quest’anno andremo - soprattutto quest’anno -, a fare uno di quei giri che non portano da nessuna parte – che poi, fatemi filosofeggiare un po’, non è una bella metafora della vita? -, a guardare oggetti di cui non capiamo il significato, perché non siamo lì per quello. Più che mai siamo in Tortona, in Brera, in Isola, per strada a fare show off, come direbbero quelli bravi. Per dire al mondo che abbiamo voglia di balotta, di stare in compagnia, abbiamo voglia di tornare alla vita. Abbiamo voglia di riempire le strade davanti al Bar Basso con uno spritz in mano, giusto per ricordare al mondo che: “Ehila, ci sono. Guarda che non ho dimenticato come si fa”.

Che siate tra questi, o tra quelli che eviteranno chirurgicamente qualsiasi incrocio con la manifestazione più amata e odiata di Milano, ricordatevi che è un’occasione; una possibilità. E se siete ancora nella vostra capanna a smaltire un periodaccio post covid, andrà bene come mille altre volte vedersi un po’ di movida nelle stories degli altri. Sotto le copertine. Ma con la benevolenza verso chi sta trovando il proprio modo per ripartire, per rimettersi in gioco. Per voi, per noi, ci sarà un altro tempo.  

Articolo scritto in collaborazione con LeasysGO!

Credit immagine di copertina: Ambra Borin / Politecnico di Milano - Public Program

 

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