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Figa che ansia!

Per uno scherzo a un amico si rischia di finire in galera. Più che cronaca giudiziaria, la surreale storia che vi racconteremo oggi sembra veramente una burla uscita da un fumetto. 

Andiamo con ordine. Come riportato dal Corriere, nel lontano 2013 Fabrizio, operaio di Cremona, decide di fare uno scherzo all'amico Stefano: abbonarlo a sua insaputa a Disney 313, rivista a fumetti dedicata al rapporto tra Paperino e la sua auto (la 313, appunto). Dai che ve la ricordate Imbruttiti, è la macchina rossa e blu dove il papero più sfortunato del mondo caricava nel bagagliaio i nipotini Qui, Quo e Qua. 

Non sappiamo le motivazioni alla base della goliardata. Forse tutto è stato ispirato da qualche sfiga a caso, o da una Paperina che ha preferito fare un giro su una decapottabile vinta al Gratta e Vinci da un Gastone cremonese invece che sull'utilitaria dell'amico. Chissà..

Fatto sta che nella casella postale di Stefano, a sua completa insaputa, arriva puntuale il primo numero della rivista e un sollecito di pagamento per il saldo dell'abbonamento alla De Agostini, casa editrice del fumetto. 

La prima reazione è quella che avremmo avuto un po' tutti. Una volta accertato che l'abbonamento è stato veramente sottoscritto da qualcuno a nome nostro saremmo andati in sbatti e via di corsa al primo Commissariato, per fare una denuncia contro ignoti. Dalla 313 al 113 d'altronde cambia solo un numero...

L'operaio cremonese autore dello scherzo non apparteneva affatto alla Banda Bassotti e agli inquirenti non è servita la consulenza di Archimede Pitagorico per arrivare al vero autore del gesto. Fabrizio aveva sottoscritto l'abbonamento a nome di Stefano chiamando candidamente dal proprio cellulare, convinto che tutto si sarebbe concluso con qualche sfottò e risate a crepapelle. 

In realtà Stefano se la deve essere presa parecchio e non ha lasciato correre per niente. L'iter giudiziario è andato avanti con un risarcimento di mille euro a rimborso degli sbatti e del costo dell'abbonamento al fumetto.

Non basta, anche il processo penale non si è fermato e Fabrizio ha patteggiato 3 mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, oltre a 600 euro di risarcimento per le spese legali all'ormai ex amico, costituitosi parte civile. 

Vabbè in galera non ci è andato, direte voi, ma non è finita qui!

Non avendo i soldi per pagarsi un avvocato l'imputato ha chiesto il patrocinio gratuito. In soldoni significa che, se si rispettano determinati requisiti, la parcella del legale la paga lo Stato. 

Bene, salta fuori che Fabrizio aveva sbagliato un'autocertificazione, omettendo di dichiarare un lavoretto che aveva svolto. Al patrocinio legale non aveva quindi diritto. 

Tale circostanza è stata confermata da una sentenza della Corte di Cassazione, nientepopodimeno. 

Altri dieci mesi con la condizionale. Peccato che la pena non possa essere sospesa due volte e le porte del carcere rischiavano questa volta di aprirsi sul serio.

Per fortuna il tutto è stato alla fine commutato in affidamento ai servizi sociali. Il colpevole Fabrizio potrebbe scontare la pena tagliando l'erba nelle aiuole del comune di Cremona o in una RSA di Cesano Boscone, si vedrà.

Insomma,  dopo nove lunghissimi anni la giustizia italiana ha fatto il suo corso. Con grande zelo e tripudio di sentenze in nome del codice penale il crimine non vincerà. 

Quindi delirio, intasamento dei tribunali pagati con il grano dei contribuenti e, per noi, un po' di (mal)sano divertimento. Proprio come quando godevamo nel leggere le sventure a fumetti del povero Paolino Paperino. Questa però è la cruda e un po' triste realtà!

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