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Se siete tra i pochi Imbruttiti a non conoscere ancora la storia di via Bagnera, allora mettetevi comodi. Preparatevi un the caldo, spegnete le luci e accucciatevi sul divano. Le stesse cerimonie che fareste prima di leggere un buon libro o di guardare un film, possibilmente uno davvero spaventoso. Già, perché la true story che stiamo per narrarvi spaventosa lo è davvero e riguarda, per l'appunto, via Bagnera. La strada più stretta e più cupa di Milano.

Di libri e di articoli sulla Stretta Bagnera ne sono stati scritti tanti, perché nonostante si parli di una truce storia di omicidi realmente accaduti, l'horror ha sempre un suo fascino difficile da spiegare. Questa soffocante via, nonostante sia centralissima, è poco trafficata. Niente di strano vista la conformazione così stretta. Trovarla non è difficile: basta dare le spalle all'allegra via Torino, svoltare in via Nerino dopo l'Eliseo e girare alla prima a sinistra. Tela chi, in tutta la sua inquietante ombrosità, via Bagnera. La sinistra fama, però, non dipende dalla sua scarsa ampiezza. Nella Stretta operò, dal 1849, tale Antonio Boggia, considerato il primo serial killer ufficiale della storia italiana. Una sorta di Jack lo Squartatore meneghino. Il Boggia, poco più di sessant’anni, era ovviamente un giargiana, nato a Urio, sul lago di Como, nel 1799. Assiduo frequentatore della vicina parrocchia di San Giorgio al Palazzo, possedeva uno scantinato in via Bagnera, ma abitava al numero 2 di via Nerino. Prima sposato con Daria, professione portinaia, poi vedovo con due figli. 

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Antonio Boggia

Il Boggia ha ucciso a colpi di scure diversi sfortunati, che per un motivo o per un altro andavano a trovarlo in via Bagnera. Iniziò la professione di serial killer nel 1849, uccidendo Angelo Ribbone dopo averlo derubato: smembrò il cadavere e lo nascose poi nel suo scantinato. Da quel momento nella zona iniziarono a sparire misteriosamente uomini e donne, tutta gente che possedeva case o crediti. A motivare il Boggia, infatti, era più che altro la grana. Il modus operandi era sempre lo stesso: uccideva i malcapitati, li seppelliva sotto casa sua e fingeva poi che fossero partiti per lunghi viaggi. Con l'aiuto di un calligrafo inventava poi delle lettere con le quali le vittime gli lasciavano procure o deleghe per l’incasso delle loro proprietà. Che roba. 

Nonostante lo scarso passaggio di via Bagnera e quindi l'assenza di testimoni, prima o poi qualcuno si accorse di quel misterioso via vai di sacchi. Precisamente, il sospetto nacque a un anziano e coraggioso contabile, Giovanni Comi, che decise di seguire Boggia in via Bagnera. Lo spietato serial killer, però, se ne accorse e colpì il Coni con la sua ascia. Non si sa come, il contabile riuscì a scappare e denunciò l'uomo. Figa che eroe. Antonio Boggia fu processato per l'aggressione ma riuscì a fingersi pazzo e giudicato incapace di intendere e di volere: fu rinchiuso nel manicomio della Senavra e tempo pochi anni uscì. Quando però, nel 1862, il figlio della signora Ester Maria Perrocchio denunciò la scomparsa della madre, le autorità ripresero a indagare sul Boggia e alla fine scoprirono il cadavere della donna murato in una nicchia del solito magazzino in via Bagnera, mutilato di testa e gambe. Brrr. Non solo: sotto il pavimento vennero scovati altri tre cadaveri

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Via Bagnera

Il Mostro di Stretta Bagnera, come è stato definito il Boggia, non poté più sfangarla: morì impiccato in Porta Lodovica e la sua tesa fu affidata in custodia al Gabinetto anatomico dell’ospedale Maggiore. La storia, ammettiamolo, ha un che di terribile e intrigante, anche considerati i tanti anni ormai passati che la rendono lontana. Nel sottobosco di appassionati, c'è addirittura chi ha speso un botto per accaparrarsi la sua scure, l’accetta con cui uccideva, apparsa nel mercato dei collezionisti nel 2009. Oh, sopra la tv in sala quanto ci starebbe bene? Comunque, se passate in zona fate un saltino in via Bagnera dai. Se poi sentite uno strano venticello tranqui, è il Boggia: leggenda vuole che il fantasma dell'assassino vaghi ancora nella Stretta, manifestandosi tramite una ventata di aria gelida. Muhahahahahaha.

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