Ai recenti campionati del mondo di nuoto paralimpico di Madeira 2022 la stella più luminosa a brillare è stata quella di Simone Barlaam. Nuotatore, simbolo dello sport paralimpico, studente di ingegneria meccanica al Politecnico ma soprattutto orgoglio milanese. Uno di quelli che post campionati ha fatto commentare: "Figa, te vist il Barlaam?". Eh figa, sì. Simone, già tra le altre cose Oro Paralimpico nei 50 stile a Tokyo 2020, è tornato da Madeira con sei titoli mondiali e altrettante medaglie d’oro, quattro record mondiali e due record europei. Imbruttito al massimo, e ha solo 21 anni! Pensare che ne ha passate di cotte di crude, specialmente da bambino. Simone è nato con una coxa vara e una ipoplasia congenita del femore destro (che qualsiasi cosa significhi, non è una bella cosa) e in più la sua malformazione è stata aggravata da una frattura del femore avvenuta in utero quando i medici hanno tentato di girarlo, visto che se ne stava in posizione podalica. Durante l'infanzia è stato sottoposto a dodici operazioni chirurgiche per provare a sistemare l’arto, la prima a tre giorni di vita. Non dev'essere stata proprio una passeggiata, per lui e per i suoi. E adesso guardatelo, è li che sbraccia in acqua a destra e sinistra, a dorso, a farfalla, libero. E noi che ci gasiamo se indoviniamo la soluzione all'Eredità, che roba.
Simone Barlaam è un brav fioe, direbbero le nostre nonne. E pure le nostre mamme, a cui piacerebbe molto come genero, sicuro. Anche perché non è uno che ti ammorba parlando solo di nuoto eh. È brillante, simpatico, pieno di interessi e di umorismo. E noi lo abbiamo acchiappato al volo per farci due chiacchiere, così poi in giro possiamo dire che siamo amici suoi e ce la meniamo.
Simone, riassumo la tua esperienza ai campionati del mondo di nuoto paralimpico di Madeira 2022: sei titoli mondiali e altrettante medaglie d’oro. Quattro record mondiali. E due record europei. Non hai voluto proprio lasciare niente agli altri eh?
Diciamo che nello sport la fame vien vincendo. Ne scherzavo dopo il 400 stile libero con il mio avversario (nonché amico) francese Ugo (Didier) che era dato per favorito in quella gara. ‘Mi spiace amico mio, nulla di personale… e poi ricordati che a oggi sono più le volte che tu hai battuto me rispetto alle volte in cui io ho battuto te’. In tono scherzoso lui mi ha risposto ‘tranquillo, domani mi divertirò sul 100 dorso’ (spoiler: il 100 dorso l’ho vinto sempre io. Nonostante anche lui abbia nuotato sotto il vecchio record del mondo). Scherzi a parte quest’anno sono molto soddisfatto e sorpreso. Sono riuscito a prendermi delle piccole rivincite personali e ripigliarmi ciò che negli anni scorsi ho lasciato agli altri.
Sei un orgoglio milanese, lo sai sì? Figa, hai anche ricevuto l'Ambrogino d'Oro! Che rapporto hai con questa città?
Beh, Milan l’è un gran Milan. Detti a parte adoro la frenesia e l’internazionalità di Milano. Questa è una città che ti fa sentire vivo e nel mezzo di qualcosa più grande di te, non so come spiegarlo. Grazie a Milano ho stretto delle grandissime amicizie. Ho conosciuto persone che mi hanno permesso di esprimere un potenziale (dal punto di vista atletico e non solo) che nemmeno io pensavo di avere. A Milano sono nato e ci sono cresciuto. C’è bisogno di aggiungere altro?
C'è un luogo a cui sei particolarmente affezionato? E perché?
A Milano ricordo con molto affetto il parco Sempione e via Paolo Sarpi, due luoghi ricorrenti nella mia infanzia. Un altro posto a cui sono molto legato è l’acquario civico di Milano che secondo me è molto underrated come attrazione. Per un appassionato di fauna acquatica come me, avere la possibilità di fare un viaggetto di qualche ora tra millemila pesci in una metropoli come Milano è impagabile. Al di fuori del capoluogo lombardo io sono cresciuto e molto affezionato a Cassinetta di Lugagnano, il paese più piccolo dell’hinterland milanese. In molti lo conosceranno per la famosissima Antica Osteria del Ponte e per lo chef Santin. Altri lo conosceranno per la politica a zero consumo di suolo. Ciò che amo di Cassinetta è la sua tranquillità in mezzo al verde. Quando la frenesia e vivacità milanese diventa overwhelming mi piace staccare un attimo e rilassarmi tra i suoni della natura sulle rive del Naviglio Grande.
In che zona bazzichi più spesso a Milano? O in quali locali? Così avvisiamo i tuoi fan e magari si mettono a fare la posta.
Bella domanda. Non sono molto un tipo da locali o discoteche, ma più da ristoranti e bar. Principalmente giro in zona Città Studi e Forlanini, anche se non disdegno i Navigli e il centro per qualche uscita più pettinata. A Città Studi poi c’è uno dei ristoranti a cui sono più affezionato. Il ristorante si chiama Vietnamonamour in via Pestalozza, gestito da una coppia super amorevole. Mi è rimasto particolarmente a cuore (oltre che per il buon cibo) per i ricordi che ci associo. Durante il mio primo anno di università, quando mi sentivo solo andavo lì a concedermi qualche sfizio ed ero sicuro che avrei trovato l’accoglienza e la compagnia della proprietaria che vedendomi solo, si fermava sempre a ciciarare con me.
A vederti sembri quasi un supereroe. Sei sempre stato così? O in passato ti è capitato di avere momenti bui, di crisi? E nel caso, chi o cosa ti ha aiutato a rialzarti?
Ma va, muchela, ma quale supereore. Sono un essere umano normalissimo, con i suoi pregi e con i suoi difetti, con punti di forza e insicurezze. Di momenti difficili e bui ne ho avuti molti, specialmente l’anno scorso. I fattori che sono stati determinanti per superarli sono tanti. Primo tra tutti la socialità (che è una delle cose che mi erano venute a mancare l’anno scorso, come alla maggior parte di noi). La famiglia, gli amici, gli allenatori, i compagni di squadra qualora ne avessi avuto bisogno, si sono sempre dimostrati pronti ad aiutarmi. Il problema era farsi aiutare. Parlare, chiedere aiuto, ammettere le proprie debolezze. Tutto ciò non è facile. Si ha paura di venir giudicati come dei deboli. Sapersi aprire invece è un incredibile punto di forza. In questo percorso mi ha anche aiutato molto la mia psicologa Micaela, che tramite innumerevoli dritte e consigli mi ha aiutato a migliorare come atleta e a conoscermi meglio come persona.
Hai ricevuto premi, sei stato ambasciatore e modello: cosa significa per te essere un simbolo dello sport paralimpico?
Venire definito un simbolo dello sport paralimpico è un onore pazzesco. Fino a qualche anno fa ero un bimbo che guardava i grandi competere e vincere in TV. Ora essere uno di quei grandi e poter ispirare persone che nemmeno conosci facendo una cosa che ti piace è un privilegio raro. Incontro molti piccoli bambini e bambine con disabilità e spesso mi ci rivedo. La medaglia più importante delle mie vittorie è fargli capire che la disabilità non è un tabù e che non c’è niente di cui doversi vergognare. Siamo tutti diversi l’un l’altro. Pure tra due gemelli ci saranno delle piccole differenze. Bisogna quindi abbracciare le nostre diversità e usarle per avvicinarci di più, non come motivo di allontanamento e di discriminazione.
Cosa ami fare nel tempo che non passi a nuotare?
Il mio hobby principale (che spero non rimarrà un hobby per sempre) è abbastanza noto: il disegno. Adoro disegnare. Mi tranquillizza. Quando disegno ci siamo solo io e il foglio, pronto ad accogliere la mia immaginazione. Niente accolli, nessuna mail a cui rispondere, no chiamate. Solo io e il foglio. Per il resto amo fare tutto ciò che un normalissimo 21enne ama. Uscire con gli amici, giocare ai videogiochi, leggere libri e fumetti… DORMIRE (dormire che come passatempo è molto sottovalutato a mio avviso). Poi nel tempo libero oltre tutto ciò studio anche (ovviamente). Tra le cose appena elencate non è la mia preferita, però non mi dispiace neanche più di tanto.
Ci sono ancora dei limiti che vuoi superare? Non parlo solo di limiti fisici eh, in generale.
Assolutamente sì. Gli sportivi non si accontentano mai. Raggiunto un obiettivo ce ne sono altri 10 da raggiungere. Così anche per la vita di tutti i giorni. Ci sono molti limiti personali e sportivi ai quali sto lavorando. L’essere umano, in quanto tale, è limitato. Superare i propri limiti è quasi uno sforzo contronatura. Ma alla fine si sa che le cose facili al milanese imbruttito non piacciono mica. Fegah!
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