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Ma lo sapete che i capi sono soliti “spiare” i propri dipendenti? Una pratica super diffusa, soprattutto dopo la pandemia

Le vendite delle aziende che producono strumenti di spionaggio per altre aziende sono schizzate alle stelle da aprile 2020

Oh, ma voi lo sapete che il vostro capo vi spia? Cioè, potrebbe non essere il vostro caso, per carità, ma non è da escludere. Di certo, se succede, è possibilissimo che non ve ne siate mai accorti. Altrimenti che spionaggio del menga sarebbe? Un’illuminante articolo di Forbes spiega il perché e il per come dello spionaggio dei boss nei confronti dei propri dipendenti, un’abitudine molto più diffusa di quanto si possa pensare. E che, con la pandemia (e quindi con lo smart working) ha avuto uno sprint notevole. Se non ci credete, beccatevi i numeri, che fanno sempre presa: tra aprile 2019 e aprile 2020, secondo uno studio della Commissione europea, la domanda globale di software di spionaggio è più che raddoppiata. Bomba.

Non è un caso che, stando ai dati riportati da Forbes, le vendite delle aziende che producono strumenti di spionaggio per altre aziende siano schizzate alle stelle proprio da aprile 2020. Tipo, business triplicato per Time Doctor, che registra video degli schermi degli utenti o scatta foto per assicurarsi che siano al computer. Figa che ansia. Vendite addirittura quadruplicate per DeskTime, un software che traccia il tempo speso per le varie mansioni. Crescita del 140% per ActivTrak, che analizza l’attività dei dipendenti come i movimenti del mouse e della tastiera. Paura eh? Altri dati, giusto per inquadrare la situa: se prima della pandemia soltanto un decimo delle grandi aziende interpellate da Gartner, una società di ricerca, disponevano di software di spionaggio, le proiezioni dei prossimi tre anni realizzate dall’Economist ci dicono che le aziende dotate di questi programmi saranno il 70%. Tocca accettarlo. 

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E se nel vostro lavoro utilizzate i badge, ocio. Quelli moderni possono essere dotati di sensori di movimento e microfoni che vi sgamano negli spostamenti e addirittura nelle conversazioni. State cazzeggiando in sala relax sparlando del capo? Ecco, attenzione perché magari vi sta ascoltando. Ora, su quanto sia corretta questa pratica ci sarebbe da discuterne per ore: di certo, visto che si tratta di un’attività in crescita, c’è chi ha iniziato a mettere dei paletti. Tipo nello stato di New York, i boss che decidono di monitorare i dipendenti devono prima informarli, in base a una legge introdotta il 7 maggio. Altrimenti, multazza. Eh, oh. Giusto. In California istess, no al monitoraggio digitale senza preavviso.

C’è da dire che in alcuni casi lo spionaggio ha il suo perché. Tipo alcune aziende hanno bisogno di garantire un certo livello di sicurezza, specialmente se in ballo ci sono dati che le società non possono diffondere. O magari i software di controllo servono per valutare la produttività e migliorarla, why not. E, infine, possono sgamare i dipendenti fancazzisti, che comunque esistono ed è pure utile stanarli. E si possono individuare eventuali bulli e punire atti discriminatori, perché no. Come? I datori di lavoro possono seguire ogni sequenza di tasti o movimento del mouse, accedere a webcam e microfoni, scansionare e-mail o acquisire schermate di dispositivi. Un bel power.

Nell’Unione Europea, e quindi in Italia, c’è il regolamento generale sulla protezione dei dati, che stabilisce alcuni diritti fondamentali per il personale. Tuttavia, la crescita di questo spionaggio, soprattutto rivolto a chi lavora da casa, sta rendendo necessarie nuove tutele che però, al momento, non si vedono all’orizzonte.

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