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Pure voi soffrite di Fomo? È la paura (molto imbruttita) di essere esclusi e disconnessi, ecco quali sono i sintomi

In questi giorni si sta parlando di una delle tante forme d'ansia, legata alla paura di essere tagliati fuori dalla vita sociale: la Fomo, acronimo di Fear of missing out

Se c’è una roba di cui sicuro soffre l’Imbruttito, quella è l’ansia. In tutte le sue forme. La pandemia ci ha messo del suo, tanto che – come vi avevamo raccontato tempo fa – la nostra salute psicologica è peggiorata di brutto. In questi giorni si sta parlando di una delle tante forme d’ansia, nello specifico legata alla paura di essere tagliati fuori dalla vita sociale: la Fomo, acronimo di Fear of missing out. Se ne parla perché, in un’intervista, ha dichiarato di soffrirne Victoria dei Maneskin. “Io ho la peggiore FoMo del mondo – aveva raccontato la bassista a Radio Deejay – Pure se sono stanchissima devo uscire ogni giorno, se no mi perdo qualcosa. Un giorno eravamo a New York e siamo rientrati in hotel all’1 di notte. Thomas (Raggi, chitarrista della band, ndr) mi chiede di uscire, ma io ero cotta. Ero a letto e alle 2 mi manda un messaggio: ‘Sono a casa di Madonna’. Mi ha fatto salire la Fomo“. Quindi la Fomo è la paura di essere disconnessi, di non far parte del giro, di perdersi dei pezzi di vita, di situazione.

È chiaramente una sindrome legatissima all’epoca dei social network, dove siamo tutti perennementi connessi, tutti perennemente a sbirciare le vite degli altri. Ve ne sarete accorti, no, le volte in cui vi dimenticate lo smartphone a casa? Figa, paura e panico. Ecco, la Fomo con questi sbattimenti ci va proprio a braccetto. Ecco la definizione, indubbiamente più professional, dell’Istituto europeo dipendenze. “Il termine FoMO descrive la preoccupazione di essere tagliati fuori”. Nasce “da un bisogno relazionale del tutto umano: la necessità di sentirsi appartenere a un gruppo che condivide determinate idee e mode, il bisogno di comunicare e di stare con l’altro all’interno di un ambito circoscritto, è un tratto che ci distingue”. Niente di strano, quindi, che a soffrirne siano di più i giovani.

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L’acronimo Fomo ha iniziato a essere usato nei testi in lingua inglese già a partire dai primi anni del 2000, in riferimento però a una paura più generica legata all’impossibilità di partecipare a un qualsiasi evento. Che è poi il malessere palesato da Victoria. “Le prime occorrenze della parola – hanno spiegato quelli dell’Accademia della Crusca – si riferiscono, infatti, all’ansia di non poter andare a un festival, di non poter fare una maratona, di non poter far partecipare i propri figli alle attività sportive e formative tagliandoli fuori dalla comunità dei ragazzi, di non poter seguire una particolare moda, insomma a una qualsiasi ansia che riguardi l’estromissione sociale“.

Intorno al 2010 la Fomo inizia a essere associata anche alla dipendenza dalla tecnologia e dalla connessione sociale virtuale. “In entrambi i casi l’ansia parte da un’estromissione sociale che, negli ultimi anni, è stata accentuata dal confronto costante che si ha con i post pubblicati sui social network”, hanno confermato dall’Accademia. I social, quindi, hanno accentuato quest’ansia, nella distorta convinzione che le interazioni sociali siano molto più interessanti di quelle che si possono avere nella realtà. Ma come capire se ne soffriamo? Fate un check delle manifestazioni qui sotto, segnalate dall’’Istituto europeo dipendenze:

  • quando al lavoro siamo continuamente distratti dal bisogno di controllare il telefono;
  • quando passiamo un botto di tempo della nostra giornata sul cell;
  • quando preferiamo le relazioni virtuali a quelle reali;
  • quando siamo ossessionati dalle notifiche che ci arrivano;
  • quando lasciamo la suoneria accesa di notte per sentire le notifiche;
  • quando il nostro stato d’animo, la percezione di noi stessi in termini di autostima e auto-efficacia sono in relazione a like e follower e dal fatto di essere o non essere esclusi da eventi social;
  • quando proviamo a frenare la dipendenza ma non ci riusciamo;

Quindi raga, come siamo messi?

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