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Lo scorso maggio avevamo fatto un check dello stato di salute mentale degli italiani, scoprendo con amarezza che la maggior parte vive in uno stato di sbattimento e ansia perenne. A distanza di qualche mese, un nuovo rapporto conferma l'infelicissimo mood del popolo italico, sempre più in botta ma sempre meno disposto a reagire. Parliamo del 56esimo Rapporto Censis del 2022, pensato per dare un'occhiata alla situazione sociale del paese. Ora, non sappiamo come vi sentiate voi, però in generale l'andazzo è veramente sconfortante. In quanto italiani, molti di noi si ritroveranno nel ritratto di un popolo negativo, incazzato, preoccupato e inerme.

Il rapporto ci descrive come  "un paese che vive in uno stato di latenza", cioè abbiamo millemila paure ma non facciamo nulla per affrontarle. Subiamo, semplicemente. C'è da dire che siamo schiacciati da un periodo davvero di merda, caratterizzato da quattro crisi sovrapposte solo negli ultimi tre anni: "la pandemia perdurante, la guerra cruenta alle porte dell’Europa, l’alta inflazione, la morsa energetica". Figa, come si fa a non avere paura? Ed è pure difficile credere in un'immediata luce in fondo al tunnel: la quasi totalità degli italiani (il 92,7%) è convinta che l’impennata dell’inflazione durerà a lungo, il 76,4% ritiene che non potrà contare su aumenti significativi delle entrate familiari, il 69,3% teme che il proprio tenore di vita si abbasserà (percentuale che sale al 79,3% tra le persone più povere), il 64,4% sta intaccando i risparmi per fronteggiare l’inflazione. Conseguenza di questa negatività è la rabbia sociale. Ci girano le palle con chiunque, e per qualsiasi cosa. Insomma, siamo pienih.

L'87,8% degli italiani ritiene "insopportabili le differenze eccessive tra le retribuzioni dei dipendenti e quelle dei dirigenti, per l’86,6% le buonuscite milionarie dei manager, per l’84,1% le tasse troppo esigue pagate dai giganti del web, per l’81,5% i facili guadagni degli influencer, per il 78,7% gli sprechi per le feste delle celebrities, per il 73,5% l’uso dei jet privati". Ergo, ci stanno tutti sul cazzo. Una rabbia così elevata dovrebbe sfociare in manifestazioni o proteste, e invece no. Il rapporto del Censis rivela che preferiamo lamentarci tra di noi, magari sfogarci sui social come pessimi leoni da tastiera, borbottare al bar con altri livorosi come noi. E in tutto ciò, oltre a essere incazzati, abbiamo sempre più paura, come se le vicende degli ultimi anni ci avessero insegnato che è tutto possibile. E così "l’84,5% degli italiani è convinto che eventi geograficamente lontani possano cambiare improvvisamente e radicalmente la propria quotidianità e stravolgere i propri destini; il 61,1% teme che possa scoppiare un conflitto mondiale, il 58,8% che si ricorra all’arma nucleare, il 57,7% che l’Italia entri in guerra". Insomma, ci manca solo l'invasione aliena.

Incazzati, passivi e tristissimi. L’89,7% degli italiani dichiara che, pensando alla sequenza di pandemia, guerra e crisi ambientale, prova tristezza, e il 54,1% ha la forte tentazione di restare passivo. "È la malinconia a definire oggi il carattere degli italiani, il sentimento proprio del nichilismo dei nostri tempi", si legge nel rapporto del Censis. Inoltre, nonostante l'Italia sia in un periodo particolarmente sicuro in merito a reati e violenze (rispetto ad anni precedenti), ci sentiamo profondamente insicuri. Il 53,0% teme il rischio di non autosufficienza e invalidità, il 51,7% ha paura di rimanere vittima di reati, il 47,7% non è sicuro di poter contare su redditi sufficienti in vecchiaia, il 47,6% ha paura di perdere il lavoro e quindi di andare incontro a difficoltà economiche, il 43,3% teme di incorrere in incidenti o infortuni sul lavoro, il 42,1% di dover pagare di tasca propria prestazioni sanitarie impreviste. Ansia.

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Altra cosa: non siamo più disposti a fare sacrifici. Questa tendenza l'avevamo già annusata parlando di lavoro, e dei tantissimi disposti a licenziarsi pur di non tornare in ufficio post pandemia, preferendo invece una più rischiosa ricerca della felicità. Ecco, in questo momento sta prevalendo la voglia di essere se stessi, con i propri limiti. L'83,2% ha affermato di non voler fare più sacrifici per mettere in pratica le indicazioni di qualche influencer, l’81,5% per vestirsi secondo i canoni della moda, il 70,5% per acquistare prodotti di prestigio, il 63,5% per sembrare più giovani, il 58,7% per sentirsi più belli. E il 36,4% non è disposto a sacrificarsi per fare carriera nel lavoro e guadagnare di più. "Complessivamente, 8 italiani su 10 affermano di non avere voglia di fare sacrifici per cambiare, diventare altro da sé". Che, per carità, non sarebbe necessariamente un male se fosse accompagnato da una maggiore sicurezza e fierezza personale. E invece restiamo fermi, immobili. Senza voglia di cambiare, di migliorare, di reagire, di sperare. Non benissimo.

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