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Il 2023 è l’anno delle Dimissioni di coscienza: mollare il lavoro se non è in linea con i propri valori

Il Conscious Quitting deriva da preoccupazioni etiche e morali come la responsabilità aziendale, la diversità, l'equità, l'inclusione e il riscaldamento globale.

Abbiamo vissuto le Grandi Dimissioni, quel fenomeno scaturito dalla pandemia che ha portato un botto di gente a mollare il lavoro in cerca di qualcosa di più appagante; poi ultimamente abbiamo scoperto il trend del Big Stay: la gente che il lavoro preferisce tenerselo, pure se non è il massimo, giusto per avere uno stipendio sicuro. Adesso, gli esperti ci fanno sapere che si sta diffondendo sempre di più una nuova tendenza, chiamata Conscious Quitting, che potremmo tradurre letteralmente con abbandono consapevole o concettualmente con Dimissioni di coscienza. Ma di che si tratta? In sostanza, ci si licenzia perché non si condividono i valori dell’azienda per la quale si lavora.

Un fenomeno che pare riguardi soprattutto i più giovani, sempre più impegnati per le cause ambientali e sociali, ma anche per i diritti umani e l’inclusione, tanto da essere disposti a voltare le spalle alle aziende che non sono in linea con ciò in cui credono. Una nuova ricerca di KPMG ha rivelato che l’82% dei lavoratori britannici attribuisce grande importanza ai valori dell’azienda, uno su cinque ha dichiarato di avere intenzione di rifiutare proposte da parte di realtà non meritevoli, percentuale che sale a uno su tre per i dipendenti di età compresa tra 18 e 24 anni.

Il Conscious Quitting è quindi molto diverso dal fenomeno delle Grandi Dimissioni, che dipendeva da uno scontento legato alla propria mansione e alla propria vita: l’abbandono consapevole implica invece un abbandono effettivo e deriva da preoccupazioni etiche e morali fondamentali. Questioni come la responsabilità aziendale, la diversità, l’equità, l’inclusione e il riscaldamento globale sono costantemente classificati come priorità elevate tra la generazione Z e i millennial. Preoccupazioni che non sono mica nate oggi, siamo d’accordo, ma pare proprio che – nel tempo – abbiano costruito una tale consapevolezza da aver portato molti giovani a mollare senza indugi lavori non abbastanza valorosi. 

Secondo un recente sondaggio di Paul Polman, ex amministratore delegato di Unilever, le Dimissioni di coscienza stanno prendendo piede anche negli States, molto di più che nel Regno Unito. In un sondaggio condotto su 4mila lavoratori americani pubblicato recentemente dal Polman, è emerso che tre dipendenti su quattro desiderano lavorare per un’azienda che ha un impatto positivo sul mondo, rispetto ai soli due nel sondaggio focalizzato sul Regno Unito. Un notevole 45% dei lavoratori prenderebbe in considerazione l’idea di lasciare la propria posizione se la propria azienda non si comportasse in maniera lodevole, con numeri ancora più alti registrati tra millennial e gen Z.

Il trend prenderà piede anche in Italia secondo voi?

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