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Non serve essere particolarmente nerd e scimmiati delle cose tech per sapere che con il Digital Services Act (DSA), entrato in vigore il 25 agosto, molte cose cambieranno (anzi, sono già cambiate) per tanti social e piattaforme dell'Internet. Il DSA è - in sostanza - un insieme di nuove regole sulla responsabilità delle piattaforme in merito ai loro contenuti, utili a promuovere ambienti online più sicuri. Queste norme vanno ad aggiornare quelle polverosissime del 2000 (figa, i computer erano ancora grossi come delle teste di cinghiale), addirittura sviluppate negli anni '90 quando a malapena si sapeva cosa diavolo fosse il web. Urgeva da tempo un upgrade serio, e finalmente è arrivato.

Prima big news: il regolamento UE si applicherà allo stesso modo in tutta l’Unione europea. Stessa storia per tutti, quindi, e non "paese che vai, centocinquantamila regole che trovi". Il Digital Services Act, inoltre, si applica a tutti gli intermediari online, quindi social network, motori di ricerca, marketplace, servizi di hosting. Tutti regolamentati ma - giustamente - in modo diverso a seconda della loro importanza. Grande attenzione, in particolare, alle big del tech, che adesso dovranno rispettare norme decisamente più stringenti. La Commissione europea ha stilato un elenco di VLOP (very large online platforms) e VLOSE (very large online search engines), per evidenziare piattaforme e motori di ricerca che superano i 45 milioni di utenti mensili attivi in Europa, aka il 10% della popolazione dell’Unione. Sono - in sostanza - le grandi aziende che hanno un notevole impatto sui cittadini europei.

Pensate a Meta (Facebook e Instagram in primis) ma anche Google, Amazon, Twitt... no scusate, X. E poi TikTok, Snapchat, Linkedin, Pinterest, YouTube, ma anche Booking, Wikipedia, Zalando e compagnia bella. Cosa cambia, in definitiva? E a noi, cosa frega? Spoiler: ci frega, ci frega.

Segnalazione dei contenuti. Prima del Digital Services Act le piattaforme venivano ritenute responsabili per il caricamento di contenuti illegali da parte degli utenti solo se, una volta venutene a conoscenza, non li avessero rimossi. Vale ancora eh, ma nel caso delle big citate poco fa, la questione deve essere maggiormente strutturata. Le aziende, cioè, devono dotarsi di un team apposta per le segnalazioni provenienti da Autorità e utenti, i quali devono poter segnalare in maniera più easy e veloce. Una volta scovato il contenuto illegale, le piattaforme possono ancora sospendere gli utenti, ma invece del solito messaggino "Hai violato i termini e le condizioni bla bla bla", devono spiegare chiaramente cosa ha cannato l'utente, perché il contenuto è stato rimosso e perché rischia di essere sospeso. A proposito di termini e condizioni: basta roba formalissima e incomprensibile, ma spazio a un'esposizione più chiara e intuitiva. For dummies, o quasi. Per quanto riguarda i marketplace - in particolare - dovranno fa balà l'oeucc e controllare che, attraverso il loro negozio online, non sia venduta merce illegale.

Valutazione del rischio. Il DSA obbliga le big a redigere - ogni anno - un report che valuti i rischi derivanti da un abuso o uso illegittimo dei loro servizi per i diritti fondamentali, i minori, la libertà d’espressione, il dibattito pubblico. Una sorta di bilancio utile a capire se si sta facendo bene oppure se c'è qualcosa da sistemare. In quest'ultimo caso, toccherà mettere nero su bianco possibili soluzioni per risolvere la situa. Per esempio, moderare meglio i post, usare algoritmi specifici per raccomandare certi contenuti piuttosto che altri, modificare termini e condizioni, varie ed eventuali.

Misure eccezionali. Può capitare che serva mettere in atto delle procedure utili a scoraggiare una crisi, derivante ad esempio da minacce sulla salute o la sicurezza delle persone. Capita tipo a politici o personaggi particolarmente influenti e virali, che per svariati motivi si ritrovano al centro di una pesantissima shitstorm. Roba seria eh, non cazzate di qualche haters. Ecco. Di concerto con la Commissione, le aziende dovranno avere dei protocolli pronti all'uso volti a sminuirne il pericolo.

Algoritmi meno misteriosi. Molto spesso non capiamo perché ci vengono proposti dei contenuti piuttosto che degli altri. Certo, se passiamo il giorno a guardare video di gattini, è piuttosto facile intuire perché sui social ci compaiano solo video di gattini. Ma non sempre il ragionamento è così facile. Le piattaforme, quindi, devono spiegare su quali parametri lavorano gli algoritmi e quindi far capire chiaramente "perché stai vedendo questo post". Non solo: si potrà decidere se vedere i post nel modo suggerito dall'algoritmo o se in modo cronologico. Your choice.

Occhio alla pubblicità. Sappiamo benissimo che se guardiamo (o addirittura parliamo) di un particolare paio di scarpe, tempo zero ce lo ritroviamo spammato in ogni dove, sul web. Ecco: anche meno. Con il DSA la pubblicità online non potrà più usare le info su dati sensibili come religione, salute e orientamento sessuale. Altra cosa super importante: non si potranno usare i dati dei minori per proporre loro pubblicità personalizzata.

Insomma, magari non ve ne siete accorti o non ci capite granché. Ma sappiate che regolamentare la situa dell'Internet è un grande passo avanti. Che forse andava fatto anche un po' prima, ma vabbè.

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