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Editorial
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Se vi piace la musica indie, siete in vena di fare serata e godervi uno spettacolo serio in cui si balla, si piange e ci si emoziona, beccatevi 'sta dritta. Mobrici, tra gli esponenti più interessanti del genere indie from Milano, il 30 novembre all'Alcatraz farà un recap in musica dei suoi primi 33 anni, salutando Gli anni di Cristo e presentando anche il suo nuovo pezzo, Polvere. Una canzone che - se avete da poco concluso una relazione - vi aiuterà sicuro. O vi struggerà ancora di più, ma ci sta. In Polvere, infatti, Mobrici (che - vi ricordiamo - è stato il frontman dei Canova, realtà di culto del panorama indie pop italiano) racconta i momenti di una relazione ormai finita che si pensava superata, ma che un incontro improvviso fa tornare di nuovo presente. Sbem! Il live all'Alcatraz regalerà sicuro delle gioie, anche grazie alla presenza di guest star tipo Gazzelle, Dente, Willie Peyote e Frankie hi-nrg mc. Abbiamo fatto una call con Matteo Mobrici, per farci una chiacchiera e anche un po' i cazzi suoi.

Senti, facciamo un bilancino di questi tuoi "anni di Cristo"? Ne hai 34, quindi parliamo dei primi 33.

Sono molto felice di questi ultimi anni, perché mi sento abbastanza realizzato, mi sento una brava persona, questo è molto importante per me. Certo, se dovessi dimezzare questi anni e dovessi ricordarmi degli anni delle scuole, delle medie, delle superiori e dell’università sarei molto meno contento perché non ero così soddisfatto della mia vita. Da qualche anno a questa parte, invece, da quando banalmente sono riuscito a sfondare il muro dell'anonimato da un punto di vista musicale, ho la fortuna di potermi svegliare la mattina e pensare alle canzoni, pensare alla musica, mentre prima doveva arrivare quasi dopo i doveri di un adolescente, come un po' tutti. Anche se nelle canzoni guardo molto al passato, nella vita sono uno che guarda sempre in avanti, sono molto curioso delle canzoni che scriverò, della vita che avrò, di chi incontrerò in futuro, credo che chi sono adesso è un buonissimo punto di partenza per quello che sarò.

In Polvere canti "Maledetta la mia voglia di uscire", che è forse la frase più millennial che poteva venirti in mente. Se proprio devi scegliere, la sera preferisci andare a un concerto o startene a casa a chillartela?

Dipende di chi è il concerto (ride). Sicuramente mi piace molto uscire, vivendo in una città come Milano, che è molto viva da questo punto di vista e offre tanti spunti culturali. È sempre un porto di mare per i tour di tutti, io sono fortunato perché ho tanti amici anche in questo ambito e molti passano da qua per i concerti e devo dire che ogni settimana c'è qualcosa. Sono sempre curioso di quello che fanno gli altri, di scoprire cose nuove, però anche una bellissima serata in solitudine a casa mi dà molto piacere.

C'è grande hype per il tuo concerto del 30 novembre all’Alcatraz, cosa ci puoi spoilerare?

Lo spoiler è che sarà per me una specie di concerto di arrivederci, perché con questo live chiudo questi miei ultimi tre anni in cui non mi sono fermato un attimo tra dischi e concerti. Farò un concerto abbastanza lungo come mai mi è successo, dove suonerò le canzoni che mi piacciono di più che ho pubblicato in questi anni, ma anche negli anni con i Canova. Ci saranno degli ospiti come Gazzelle, Vasco Brondi, Dente, Willie Peyote e Frankie hi-nrg mc. Non mi piace, però, dare tante anticipazioni perché credo che cadano un pochino le emozioni.

Adesso andare a Sanremo è molto cool. Nel 2020 sei stato a Sanremo con i Canova e le Vibrazioni, era già così? Ad oggi ti attira quel palco?

Adesso forse lo è di più, però al momento è un aspetto che non mi interessa moltissimo, in futuro non si sa mai, sono molto aperto alla vita e a quello che può succedere.

Visto che l'età è quella e sui trentenni ci hai scritto pure un libro, come li vedi tu i trentenni milanesi di oggi?

Li vedo un pochino spaventati del futuro, perché comunque Milano è una città molto cara economicamente parlando, ha un evidente problema con il caroaffitti, però allo stesso tempo è un posto che offre tantissimo. Io sono molto orgoglioso del luogo in cui vivo, difenderò Milano fino all'ultimo mio secondo. La consiglio perché è una città in cui veramente ti puoi mettere in gioco e credo che ci sia meritocrazia, è un po' l'America d'Italia secondo me. 

L'abbiamo intuito con 20100, ma te lo chiedo lo stesso. Quanto è importante Milano per te come fonte di ispirazione?

Milano per me è importantissima, lo è sempre stata, perché io l’ho vissuta come una città da conquistare, perché sono nato in provincia, quindi è sempre stata la grande città molto vicina, sembrava la città dei sogni, perché da lì passavano tutti i concerti che mi interessavano, anche internazionali, anche di cose non molto mainstream. Come fonte di ispirazione è molto importante, perché è una città che ti dà tanti stimoli, per un musicista specialmente, hai la possibilità di vedere un concerto a sera, c’è uno scambio molto attivo e secondo me tutto ciò è formativo. Poi basta uscire di casa per vedere tante situazioni sociali diverse, tante situazioni sentimentali che puoi vivere. 

Oggi di Milano si dice che è la nuova Gotham City, che è elitaria, inaccessibile. Onesto: tu come la vedi? Milano è ancora una città indie?

Io ho questo dubbio che qualcuno voglia far diventare Milano una sorta di Dubai sempre più orientata verso i ricchi e la brandizzazione della città. Comunque la città è grande e ci sono tantissimi quartieri, molti posti da frequentare, io credo che il punto di vista comunque cambi in base alle vie che frequenti e ai locali che frequenti, se vuoi cercare una Milano più alternativa esiste, se vuoi cercare una Milano più giargiana puoi trovare anche quella. 

So che parlare di cash non è molto indie, ma tanto ormai anche l'indie è diventato mainstream quindi...parliamone. Si fattura di più in gruppo o da solista?

È difficile fare un paragone con il passato perché il passato aveva un suo contesto, quella cosa che era successa con i Canova all’epoca rientrava in una sorta di moda del momento, però da un punto di vista economico tra la band e un solista è che nella band si divide tutto dal pagamento di una sala prove da 30 euro l’ora a San Siro, ai guadagni di un concerto, invece da solista oneri e onori ricadono su di te. 

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Ad oggi ti senti più indie e più imbruttito?

Io mi sento sempre indie, se vuol dire indipendente dal mercato, indipendente dai gusti degli altri, quindi sicuramente mi sento sempre indie, nel senso di libero, un musicista libero che sta in piedi con le sue canzoni.

Oh, allora ci becchiamo al concerto. Ce lo mandi un saluto?

Uè figa, ci vediamo all’Alcatraz, ciao!

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