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Editorial
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C'è chi colleziona Barbie, chi action figure. Chi adora comporre puzzle, chi perde notti intere sui videogiochi, chi si ritrova con gli amici per divertirsi con i giochi di ruolo. Ma ci sono anche i patiti delle macchinine, quelli che costruiscono modellini, i nostalgici dei toys anni '80, gli addicted dei LEGO. Insomma, il rapporto fra adulti e giocattoli non è mai stato così felice e prospero. Ma soprattutto fiero. Se anni fa si chiamavano bambinoni, peter pan o nerd - sempre in accezione negativa - oggi gli adulti che si divertono vengono più seriamente chiamati Kidults, fusione tra kid (ragazzo, bambino) e adults (adulti, ovviamente). E grazie a fiere, mostre e raduni ci si sente sempre meno soli, sempre più parte di un maxi gruppo e di una realtà di cui non ci si deve più vergognare. Chi l'ha detto che, finita l'infanzia, bisogna smettere di giocare?

Solo decenni di una cultura distorta, che impacchetta ad ogni età le sue convenzionali attività. "Hai 20 anni, devi studiare!", "Hai 30 anni, devi lavorare!", "Hai 40 anni, fai la persona seria!". Rimbrotti che ci tartassano il cervello e che per molto tempo ci hanno fatto prendere male se - nel tempo libero - ci divertivamo collezionando, giocando, costruendo. Molti Kidults si sono "nascosti" dietro ai propri figli, giustificando l'atto del gioco come partecipazione dovuta. I numeri, però, cominciano a dirci che le cose stanno cambiando e che sempre più uomini e donne spendono soldi per comprare "giocattoli" per il proprio personalissimo svago.

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I Kidults sono prevalentemente Millennial, quelli nati prima di pc e smartphone ma che poi sono cresciuti nell'era digitale. Sono loro i più nostalgici, e di conseguenza quelli che spendono volentieri per tornare, grazie al gioco, un po' indietro nel tempo. "I Millennial in particolare sono cresciuti mantenendo un legame forte anche in età adulta con giocattoli, videogiochi e altre forme di intrattenimento che hanno fatto parte della loro infanzia, - ha raccontato qualche mese fa Cristina Urban, strategy director di Hello, agenzia del gruppo Plus Company con sedi a Milano e Londra, ad Ansa - Un po' per rifugiarsi in quell'idea che tornare bambini ci rende felici e un po' per sradicare il concetto secondo cui il piacere del gioco debba finire con l’età adulta". Anche grazie ai Millennial Kidults la popolarità del fenomeno oggi viene confermata dai dati.

Stando quanto riportato proprio da Hello, il segmento dei Kidult è cresciuto tanto da valere - oggi - il 28% del mercato del giocattolo. "Un sondaggio condotto negli stati Uniti nel 2021 da Toy Association ha riportato che, su un campione di 2.000 genitori Millennial, il 58% degli intervistati aveva acquistato giocattoli per sé. In un periodo storico in cui la natalità sta soffrendo particolarmente, diversi brand hanno intuito la potenzialità e, soprattutto il potere d’acquisto, del target kidult, - ha spiegato ancora Urban . - E l'effetto nostalgia si sta rivelando una buona leva di coinvolgimento di un tale target".

Già a luglio 2021 il New York Times parlava della nuova tendenza di mercato pensata dalle aziende big di giocattoli proprio per i kidults: pezzi rari, spesso molto costosi, e destinati a persone adulte con la libertà di spedere e spandere a proprio piacimento, senza più dover piagnucolare sperando nella magnanimità di mamma e papà. Ma a rivelare il fenomeno è anche il ritorno di pezzi vintage, strategia furbissima per attirare i nostalgici. Per dire, nel 2023 Hasbroche ha riportato nei negozi Furby, presente? Uno dei giocattoli più amati dai Millennial (che un po' ne erano pure terrorizzati, ma ok). Ma sono tornati sul mercato pure i My Little Pony nelle versioni originali rétro. 

"Già solo un decennio fa, l’interazione degli over 40 con i giocattoli poteva essere oggetto di derisione, a meno che non avvenisse in presenza di minori, come nel caso dei genitori che giocano con i figli, oppure sotto l’aspetto (e in molti casi il paravento) del collezionismo - ha spiegato a Repubblica Katriina Heljakka, ludologa presso l’Università di Turku (Finlandia). - Così cercavano di tenere segreta la loro passione, o di farla conoscere solo a spiriti affini. Adesso invece non è più così: tanti kidult escono allo scoperto sui social media, condividono foto e video delle proprie passioni, e costruiscono con pupazzetti e bambole storie – i doll drama – simili a soap-opera".

E allora dai, diteci: quanto siete kidult e a qualche gioco siete addicted?

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