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Editorial
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Te l'immagini una Milano dove da mangiare non c'è nulla, dove devi fare ore di fila al banco del razionamento alimentare per afferrare al massimo due michette? Una Milano dove sui banchi dei mercati è tutto sparito, dove i soldi valgono poco e se hai bisogno di qualcosa, di medicine o cibo, ti rimane solo il baratto, e che vuoi barattare nel pieno di una guerra? La fede nuziale, una collanina d'argento. Te l'immagini una Milano dove le persone camminano, veloci e tese… beh proprio come ora sì, ma con la differenza che la ragione di tanta fretta, nella primavera di settantanove anni fa, era la paura di un bombardamento aereo. O peggio, la paura di essere arrestati e portati all’Hotel Regina e Metropoli o a Villa Fossati.

I luoghi del terrore durante l’occupazione nazifascista a Milano

Nel biennio dell’occupazione nazifascista di Milano (10 settembre 1943 – 25 aprile 1945) sono due i luoghi del terrore, il primo, l'Albergo Regina e Metropoli, è il più lussuoso hotel della città, dietro La Scala, a due passi da una Galleria mezza distrutta dalle bombe dei caccia inglesi e americani. Qui il comando nazifascista aveva stabilito il quartiere generale dopo aver perso il controllo dell’Italia in seguito all’armistizio di Cassabile del 1943. I milanesi ribattezzano la struttura Hotel Gestapo, ogni giorno gli squadristi della neonata repubblica di Salò e le SS partono da qui a caccia di partigiani, di operai, di intellettuali, di preti, di negozianti, di editori e imprenditori, di qualsiasi milanese sospettato di essere coinvolto nell’organizzazione della Resistenza.

E poi c’è un altro luogo, se possibile ancora più truce, è Villa Fossati. Siamo nel quartiere San Siro in via Paolo Uccello 20. Qui in una vietta costeggiata da edifici in stile neorinascimentale, dove oggi è possibile vedere i glicini arrampicarsi sui muri di mattoni rossi, nel biennio in cui Milano lottò contro la doppia morsa della repressione nazista e fascista, s'udivano di notte le urla dei partigiani torturati dalla Banda Koch, l'organizzazione di polizia irregolare per la repressione dei partigiani sorta durante la disgregazione del partito fascista, un gruppo criminale che agiva in piena autonomia con il solo interesse di ferire e depredare; addirittura furono gli stessi fascisti (con il corpo militare Ettore Muti) "minacciati" da questa cellula incontrollabile, che nel settembre del 1944 condussero in arresto la Banda Koch circondando ad armi spiegate villa Fossati. A guerra finita la famiglia proprietaria della villa non volle più tornarci e la lasciò in eredità ad un istituto missionario, e i milanesi ribattezzarono quel luogo Villa Triste. 

Prima del 25 aprile: la lotta di Milano

Ma a Milano, nell'autunno del 1944, gli arresti veri sono altri. Il quartiere generale della Resistenza ormai è qui e i nazifascisti vogliono infliggergli quanti più colpi prima che gli americani sfondino la Linea Gotica e avanzino in nord Italia. E se non si può vincere, allora bisogna fare terra bruciata. Negli ultimi mesi prima della Liberazione le fucilazioni sono all’ordine del giorno, una catena di arresti colpisce gravemente le diverse formazioni partigiane e il cuore degli organismi dirigenti del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Le rivolte di massa nelle fabbriche sono represse nel sangue. L'inverno del 1945 è iniziato, gli alleati sono ancora lontani (sfonderanno la Linea Gotica solo il 21 aprile 1945) i milanesi se la devono vedere da soli. Ed è quello che fanno. 

Niguarda, il quartiere da dove è partita la rivolta

Invece di diminuire, le azioni degli uomini e delle donne partigiane triplicano, le rivolte nelle fabbriche continuano e i milanesi e le milanesi resistono all'inverno più duro che abbiano mai conosciuto. Da questo momento le cose accadono in fretta, ne accadono tantissime, inizia il principale atto finale della Seconda Guerra Mondiale in Italia. La mattina del 24 aprile Berlino è circondata dall’Armata Rossa, il Corriere della Sera non riceve nessun bollettino di guerra dalla Germania e pubblica quello del giorno prima, Milano insorge prima dell'ordine ufficiale del Comitato di Liberazione. Il primo quartiere dove si accende la lotta è Niguarda, ma dopo poco si combatte in tutti i quartieri. Ovunque si accedono scontri a fuoco, la città è attraversata dalle autocolonne nazifasciste in fuga, si combatte tutta la notte.

La liberazione di Milano

La mattina del 25 aprile l'insurrezione è inarrestabile e sempre più coordinata. Le fabbriche vengono liberate, le armerie conquistate, la fuga del nemico ormai è disperata. Mussolini dopo aver provato senza risultati a patteggiare la resa con il generale Cadorna fugge da Milano con l’intento di riparare in Svizzera, dove non arriverà mai. Nel mentre a Milano gli scontri a fuoco continuano, i fascisti che non sono riusciti a fuggire si trincerano all’interno del Collegio dei Martinitt in via Pitteri, alla Casa dello Studente in viale Romagna e nel palazzo dell'Aeronautica in piazza Italo Balbo (attuale piazza Novelli), si arrendono definitivamente solo il 28 aprile all’arrivo delle Divisioni partigiane dell’Oltrepò, mentre gli agenti della Gestapo, ancora barricati all’Hotel Regina, si consegnarono agli americani la mattina del 30 aprile. 

Milano capitale della Resistenza

E mentre gli ultimi fuochi di guerriglia di spegnevano, la rinascita di Milano iniziava. La città cambia volto, le strade con ancora i segni degli scontri sono animate da una festa incontenibile, i tram vanno tutta la notte, i negozi riaprono, la musica risuona a tutte le ore. Radio Milano libera trasmette ininterrottamente la notizia dell’onda di liberazione che ha avvolto la città. Milano è rinata, è la capitale della Resistenza, qui i tedeschi si sono arresi, qui è stata messa la parola fine alla dittatura fascista. Tutti sono pervasi dalla voglia di ricostruire, di iniziare di nuovo a vivere, di sostituire con nuovi ricordi l'incubo appena terminato. E ogni anno i milanesi nel mese più dolce della primavera riempiono le strade per unirsi ancora a quella gioia, la più grande che un popolo può provare, quella che segna la fine della guerra e l’inizio della pace, affinché la festa della Liberazione non termini mai.

Oh, buon 25 aprile.

 

 

Autore: Davide Frigoli

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