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Editorial
palasharp

Il fu Palatrussardi ora Palasharp è il carbonio-14 di Milano. La struttura di Lampugnano ha al suo attivo più ere (e nomi) dell'Eras Tour di Taylor Swift e segna l’inesorabile scorrere del tempo della City. Prima di candidarsi a set di Fallout, però, il Palasharp è stato IL PALCO degli eventi musicali milanesi per quasi 25 anni. Da Kurt Cobain, ai Metallica, da Sting agli U2, fino ai Ramones e Liza Minelli, oltre al debutto di Tiziano Ferro (Perdooono). Per non parlare della visita del Dalai Lama, il basket, il pattinaggio, il Festivalbar o la WWE. Insomma, le carte per una storia di successo c'erano tutte, ma come in una partita a Uno quando si scatena il giro dei +2 e dell’infame +4 è andato tutto in malora. Sorry Mattel, è così che si gioca. 

Serve però ricreare il quadro di insieme e giusto l'urlo di Munch rende l’idea. Dal 1980 la famiglia Togni - quelli dei circhi, esatto - inizia a lavorare a una struttura polivalente davanti al Monte Stella poi inaugurata nel 1983 con il nome di Palatenda o Teatro Tenda di Lampugnano. Quando la nevicata del secolo affossa l'allora palazzetto dello sport ecco l’occasione che bussa alla porta. Brutto da dire, ma il fatturato non guarda in faccia a nessuno. In poco tempo sponsor e investimenti (il Divier Togni ci mette un bel 6 miliardi di vecchie lire) si mettono in moto e fanno nascere il PalaTrussardi, che diventa LA casa degli eventi di Milano (Il Forum arriverà solo nel 1990).

A inaugurarlo, un concerto di Frank Sinatra.

Manco il tempo di salutare The Voice e il Pala rischia di essere raso al suolo. Nel ’87 serve infatti una proclamazione di "struttura di interesse pubblico" fatta dal Comune per evitarne la demolizione come costruzione abusiva. Da lì in poi però le cose proseguono frizzanti come il camparino all'ora aperitivo per circa 10 anni. Certo l'apertura del Forum crea un po' di sana competition, ma le due strutture alla fine sembrano convivere serene. Nel 1996 il PalaTrussardi diventa PalaVobis, dall'azienda che vende materiale per l'informatica. E anche se la nuova scritta resta fino al 2002, per i milanesi continua a essere PalaTrussardi. Siamo onesti, era più chic. La sponsorizzazione Vobis sparisce però di colpo stile amico che ti ghosta appena si fidanza, così Togni e la sua società, la DT2, devono trovare un sostituto. La scelta, alquanto infelice, cade sulla Tucker di Mirco Eusebi, società che vende dispositivi per eliminare l’inquinamento delle caldaie. O così dicevano. Tempo tre mesi e naufraga tutto con il fondatore Eusebi arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla violenza. Solo? Eh già. Per i Togni la stangata è pesante e hanno circa 800mila euro di costi di gestione all’anno con il Pala che resta senza nome per quasi 6 anni. Nel 2008 arriva Mazda, con la nuova insegna Mazda Palace. Addirittura un Palace. Di palazzo però c’è davvero poco e non basta a risollevarne le sorti. Il 30 aprile 2011 la chiusura definitiva. Ma non prima di un altro cambio nome, anche se la convenzione con Sharp, che si vede ancora in cima al tendone, era scaduta nel 2010. 

E proprio qui inizia il vero circo del PalaSharp. Primo giro di giostra la possibilità di asfaltare tutto e ricostruire da zero in vista di Expo 2015 per fare un polo di manifestazioni e intrattenimento. La demolizione però costa sui 600 mila euro (e chi ce li ha?) mentre il processo amministrativo si prospetta più lungo di Oppenheimer. A "gestire" il Pala è per un periodo l’assessorato allo Sport, poi quello alle politiche sociali che si trova la patata bollente del bando per i luoghi di culto a Milano e la proposta di costruire la moschea più grande d’Europa con project firmato Italo Rota. Bando poi bloccato al cambio della Giunta con il PalaSharp che diventa responsabilità del settore Demanio (vi risparmio la ricerca su Google, è quello dei beni appartenenti allo stato o ad enti pubblici territoriali) a cui tocca sbrogliare la matassa. L’Expo, intanto, parte e mentre l’universo mondo è in fila al padiglione del Giappone, il PalaSharp è ancora in piedi e con futuro incerto mentre il degrado intorno alla zona aumenta. Dopo un lungo tira e molla la moschea non si fa, ma viene data la concessione all'istituto culturale islamico di viale Jenner per la preghiera. Soluzione lo stesso provvisoria perché il palazzetto viene inserito nel super dossier presentato per le Olimpiadi 2026 vinte da Milano-Cortina. 

In origine la nuova vita del PalaSharp prevede la creazione di una Hockey Arena per le partite di Hockey femminile, ma il bando (sì un altro) per la riqualificazione crea da subito problemi con una serie di intoppi, ricorsi e pronunce da parte di Tar e Consiglio di Stato che tengono tutto in sospeso. A ottobre 2021 la gara si sblocca e si arriva alla presentazione di due progetti. Da un lato Forumnet, la società della famiglia Cabassi, dall'altro TicketOne e Mca Events. Nonostante i Cabassi giochino peso all’apertura delle buste, la vittoria al photofinish va a TicketOne con l’impegno di mantenere la copertura storica e creare un impianto splendido splendente con capienza da circa 9 mila posti.

Costo sui 10 milioni.

E qui nuovo problem: il Cio, il comitato Olimpico, ribalta tutti i piani e per poter omologare la struttura chiede due piste da ghiaccio in più, 12 spogliatoi e tre sale hospitality. Una lista della spesa che manco a Natale e i costi che schizzano a 40 milioni circa. Semplicemente improponibile. L'ennesima riqualifica sfuma e porta anche Ticketone-Mca Events a far decadere il bando per ristrutturare l’impianto. Con rifiuto di riprendere anche i progetti originali pre-sgambetto del Cio. A marzo di quest’anno Palazzo Marino si adopera per far rientrare i Cabassi più o meno alle stesse condizioni iniziali a differenza della costruzione delle tribune e un utilizzo esclusivo subito dopo i lavori, ma conferma il canone di concessione previsto nel bando: 50mila euro dal 2° a 4° anno e 400mila dal 5° anno al 31°. Forumnet non è convintissimo, vorrebbe rimettere mano al progetto e i costi, anche se minori dei 40 milioni previsti, restano alti considerano comunque l'incremento delle spese di costruzione e dei tassi di interesse. La richiesta è di aprire un dialogo, ma non è detto che si riesca a trovare la quadra.

Intanto il PalaSharp resta lì e aspetta. Tanto ormai che ha da perdere?

 

 

Autrice: Giulia Cannarella

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