
Mentre l'Expo di Osaka 2025 apriva i battenti (13 aprile - 13 ottobre), qualcuno – colto da un’irrefrenabile nostalgia – si è voltato indietro e ha detto: "Oh! Sono già passati 10 anni dall'Expo del 2015!". E allora noi siamo andati un po' in giro, ci siamo guardati attorno e abbiamo fatto i conti su quello che è rimasto dell'Albero della Vita e dintorni, a Rho Pero e non solo.
Partiamo dall'Area Expo
Dall'Area Expo bisogna partire, perché qui si lavora alacremente al Mind Innovation District, che dovrebbe essere completato per il 2032. Al momento ci sono 7.000 persone, mentre a fine lavori se ne aspettano dieci volte tante. Qui tutto parla o parlerà di futuro: Innovation Hub, palazzi Zenith e Horizon, ospedale Galeazzi con 600 posti letto, Human Technopole (istituto di ricerca specializzato in Scienze della Vita) e campus scientifico della Statale, oltre al Big Theatre, completato già nel 2024.
In Area Expo, ricordiamolo, ci siamo riempiti la bocca e le orecchie con il motto "Feeding the Planet, Energy for Life" (Nutrire il pianeta, Energia per la Vita), ma poi l'abbiamo mandato a farsi benedire (per non dire peggio): solo nel 2024, si sono registrate nel mondo almeno 733 milioni di persone alle prese con la malnutrizione. E a Milano? Migliaia di persone in fila alle mense pubbliche. Sull’argomento energia, meglio stendere un velo pietoso: tra bollette assassine, guerre e nostalgici del nucleare – risvegliatisi dal freezer in cui li aveva chiusi il referendum dell’87 (quando la sberla di Chernobyl era ancora fresca) – ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
La crescita del turismo
Diciamo che qui a Milano l'argomento "Nutrire" lo abbiamo interpretato un po' a modo nostro: negli ultimi dieci anni è stato tutto un fiorire di bar, café (nel 2018, dopo anni di attesa, ha aperto il primo Starbucks), tavolini in mezzo alla strada, giardini, verande, street food e ristoranti di lusso: +30% in tutto, per la gioia dei commercianti. Praticamente non sai più dove comprare un cacciavite, ma per cacciare la noia trovi locali a ogni angolo.
Cosa resterà dell'Expo
È come se, dopo l'Expo, si fossero aperti i cancelli della città e moda e design non bastassero più a sfamare i turisti, che – non essendo modelle a dieta fissa e arrivando tutto l’anno – vogliono mangiare, eccome. Se il mare in città ancora non è arrivato (ma diamo tempo al riscaldamento globale di restituirlo alla Pianura Padana), ci è piovuta addosso una Babele di gusti e cucine. E con il delivery selvaggio, si sono allentati pure i rigidi orari della ristorazione, convincendo le cucine a tirare un po’ più tardi sia a pranzo che a cena.
Secondo Federalberghi (riporta il Corriere della Sera), è cambiato pure il volto dell'accoglienza: da città super business a meta ultra-turistica 365 giorni l’anno. I prezzi? Alle stelle. Durante il Salone del Mobile e i vari fuorisaloni, non ne parliamo: rincari del 50% e oltre. E mentre crescono come funghi gli affitti brevi, spuntano pure box e serrature appese ai pali per il ritiro delle chiavi.
Cresce tutto: export di bevande, industrie locali, ma – soprattutto – prezzi e barriere d’accesso. Arrivano i ricconi stranieri, spinti dalle agevolazioni fiscali, e se ne vanno lontano quelli che, pur avendo un buon lavoro, non riescono più a tenere botta su mutuo e bollette.
Per fortuna, con "solo" nove anni di ritardo rispetto all'Expo, ha aperto pure la Linea Blu della Metro, che – con buona pace dei matematici – da quattro linee ufficiali passa a cinque senza passare dal via (visto che la Linea Lilla è la 5, ma ormai chi se ne frega). L’importante è che ogni giorno si faccia il suo bel avanti e indré fra San Cristoforo e Linate, dando una mano a chi si fa il mazzo sui mezzi.
Autrice: Daniela Faggion
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