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Lifestyle
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Quando arriva settembre, e i pargoli tornano all'asilo o a scuola, il sentiment dei genitori (almeno, stando ai video sui social, alle chiacchiere tra genitori e al cliché generale) è di gioia e gaudio. Ok, si torna al lavoro e agli sbatti quotidiani, ma dopo mesi h24 coi nani, un po' di pace mentale ce la meritiamo.

Ma i genitori (imbruttiti e non) stanno davvero così bene quando scatta il back to school? Pare di no. Secondo un nuovo studio statunitense riportato dal sito specializzato Parents.com, il 60% dei genitori ha affermato, infatti, che il rientro a scuola dei figli e il ritorno della classica routine settimanale li porta sulla soglia dell’esaurimento e addirittura fino "alle lacrime". Ok, il sondaggio è americano, ma perché per noi dovrebbe essere diverso? I fattori principali di questo stress sono la gestione del tempo, la pianificazione di tutti gli impegni e le molte spese che bisogna sostenere (questo lo sappiamo, leggi qui) appesantite dai rincari annuali, rendendo questa stagione davvero impegnativa finanziariamente ed emotivamente. Poi ovvio, ci si mette anche l’inevitabile back to work dei padri e delle madri con la sua buona dose di stress, che può condurre anche a disagi psicofisici. Tutto vero.

Come riporta Forbes, un sondaggio effettuato negli Stati Uniti ha evidenziato che il 42% degli intervistati ha dichiarato di provare paura per il rientro al lavoro dopo le ferie. Questo è quanto emerge da un approfondimento condotto sulle testate internazionali da Espresso Communication per conto di Guna, azienda farmaceutica con headquarter a Milano e specializzata nella produzione di medicinali a basso dosaggio. Ma cosa avviene dunque all’interno dell’organismo in questo periodo? Ora ve la spieghiamo da veri Pro:

entriamo nel tunnel dello stress. Ecco la sua dinamica: non sappiamo cosa ci aspetta dietro l’angolo, questo crea ansia, l’ansia attiva in maniera inadeguata e protratta l’asse dello stress (Ipotalamo-Ipofisi-Surreni) e una grande quantità di cortisolo si riversa in circolo; ad una prima fase di allarme con attivazione di una risposta opportuna volta al "combattimento", segue una seconda fase di resistenza con adeguamento dell’organismo ad una non-risposta, ed infine il ciclo si conclude con la fase di esaurimento: le surrenali non sono più in grado di produrre nelle corrette quantità i propri ormoni del fighting, cortisolo e adrenalina. A quel punto si è esausti: davvero non si ha più energia, la vita perde di interesse, non si dorme più la notte, si compromettono le relazioni sociali ed affettive, si cerca consolazione ad una condizione psichica insostenibile cercando di disattivare in maniera artificiosa lo stress, dando così origine ai cosiddetti disturbi psichici e fisici da stress. È la cosiddetta Sindrome da Stress Cronico o Sindrome del Burn Out.

"Non tutti però, nelle stesse situazioni, subiscono le medesime conseguenze – spiega la Dr.ssa Simonetta Marucci, Medico Chirurgo e Specialista in Endocrinologia - Qual è la differenza tra chi, a parità di condizioni esterne, riesce a reagire e ad elaborare delle risposte di adattamento e chi soccombe al carico stressogeno? È proprio la cosiddetta capacità di coping, intendendo con questo termine l’elaborazione di reazioni fisiologiche utili per adattarsi ai cambiamenti che la vita, inevitabilmente, impone".

E voi, genitori imbruttiti, ve la siete fatta prendere bene o siete in esaurimento?

 

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