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Editorial
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Dalle Paralimpiadi di Parigi è tornato con con tre medaglie d'oro, di cui due record mondiali, e un argento. Noi non potremmo essere più proud di Simone Barlaam, 24 anni, milanese doc e punta di diamante dello sport paralimpico. Anzi, come dice Wikipedia, "è considerato uno dei migliori atleti paralimpici della storia dello sport italiano", che a leggerla così fa un certo effetto.

Potrebbe menarsela di brutto, il nostro Barlaam, e invece ha un sorrisone umile e impacciato di chi non se la menerebbe mai manco sotto tortura. Ci siamo beccati alla Virgin in Bocconi, fronte piscina ma al bar, per mangiarci una roba e fare due chiacchiere easy. Volevamo farci un po' i caz*i suoi, as usual, fargli i conti in tasca perché - diciamocelo - con tre ori e un argento un po' di dindini devi esserteli portati a casa. E poi Simo è pure testimonial Armani, una roba che, oltre al cash, può generare in automatico un certo successo sentimental-sessuale che - ovviamente - abbiamo indagato senza vergogna.

Simone ci ha parlato di tutto, a briglia sciolta anzi... a stile libero.

Brieffaci con la tua bio, per chi ancora non ti conosce.

Milanese classe 2000, sono un nuotatore, sono appena tornato dalle Paralimpiadi di Parigi, dove ho vinto tre ori e un argento. Sono nato con una disabilità, con una gamba più corta dell'altra, un po' come Nemo; nella mia vita ho subito diversi interventi chirurgici perché all'inizio questa gamba era fragile come cristallo e si fratturava sempre. Da questa mia difficoltà a stare sulla terraferma è nato il mio amore per l'acqua, un luogo in cui potevo esprimermi e mi sentivo più leggero e aggraziato. Ho poi visto che avevo del potenziale, ho incontrato le persone giuste al momento giusto e adesso siamo qua.

Ti aspettavi di spaccare così alle Paralimpiadi?

Aspettarmelo sì, però poi farlo è sempre molto difficile. Sapevo di poter far bene, di aver lavorato bene... lo so, sembra la classica risposta da intervista post gara. Sono stati giorni molto belli e molto impegnativi, su certe cose mi sono anche un po' stupito di me stesso.

Ma è vero che a Parigi si mangiava e dormiva di merda? Ed erano veramente di cartone i letti?

Direi che è tutto un po' esagerato, ma è vero che i letti erano di cartone. Però basta portarsi avanti, noi ci siamo portati il topper da casa e si dormiva da paura. In mensa c'erano un sacco di scelte, chiaro che dopo 20 giorni che mangi le stesse robe un po' ti rompi le palle però siamo stati molto bene al villaggio.

Tuffettino nella Senna?

No no, l'ho visto da fuori, il tuffo l'ho fatto fare ai miei colleghi del triathlon.

E sono tornati?

Sì sono tornati, ora vediamo magari se a quelli con una gamba sola gli ricresce... (ride, ndr).

Senti ma... essere testimonial Armani fa trom*are di più?

Oh, raga, se volete scoprire tutte le risposte di Simone, push the button qui sotto e beccatevi l'intervista video!

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