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Dal 1° gennaio 2025, per la prima volta in UE, un Paese decide di agevolare i giovani, esentandoli totalmente delle tasse, almeno per il primo anno di lavoro. Spoiler: no, non siamo parlando del’Italia, ma del Portogallo.

L'Irs Jovem è il nuovo metodo di approcching che punta ai giovani. Vista la recente problematica di questo Paese verso gli espatri e le emigrazioni (secondo l’Istituto nazionale distatistica, tra il 2008 e il 2023, 361mila persone di età compresa tra i 15 e i 35 anni sono letteralmente scappati a gambe levate a causa dei bassi salari e degli esorbitanti prezzi degli affitti) il primo ministro ha voluto dare una svolta. L’obiettivo? Frenare la fuga dei giovani cervelli e attirare nuovi talenti provenienti anche dall’estero.

"Il nostro obiettivo è quello di aumentare la nostra capacità di trattenere i talenti, di trattenere i nostri giovani in Portogallo, garantendo che meno di loro se ne vadano e che quelli che lo fanno possano tornare – ha spiegato il premier portoghese Luis Montenegro –. Vogliamo un sistema fiscale più favorevole ai giovani". Penserete: non potrà certo essere tutto rose e fiori… Beh, ci si va vicino. A parte che per poter approfittare di questo benefit, si ok la residenza ci vuole, ma potranno goderne anche coloro (sempre under 35) che decidono di trasferirsi qui per lavorare, quindi stranieri come on!

Poi, con le nuove misure è stata allungata anche la durata dell'Irs Jovem: le esenzioni oggi non sono più solo di 5, ma di 10 anni. Troppo top: se il primo anno non si paga un bel niente, dal secondo al quarto anno qualcosina si inizia a dare, poi dal quinto al settimo l'esenzione diventa parziale (50%) e alla fine si versa una quota che corrisponde tipo al 25% (dall’ottavo al decimo anno).

Prima per usufruire di questo benefit bisognava aver completato gli studi, mentre ora la figata è che non è più necessario; inoltre è aumentato il limite massimo del reddito fino al quale si applicano le esenzioni. Si sfreccia verso i 28.009 euro. Gli unici esclusi sono coloro che già godono dei seguenti benefici fiscali: regime di residenza non abituale, incentivo alla ricerca scientifica e all’innovazione, programma Regressar o che hannouna situazione fiscale non in regola. Giusto così.

A occhio e croce, il governo ha stimato una "perdita" (o un guadagno, dipende dal punto di vista) di circa 650 milioni di euro all’anno. Ma ne varrà la pena.

Il Fondo monetario internazionale non ha apprezzato l'idea: costi troppo elevati e possibile flop con conseguenze finanziare elevate. Speriamo di no, dai.

 

Autrice: Martina Gallazzi

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