
Dai che siamo a metà della settimana santa raga. Anche questa sera al Festival di Sanremo si sono esibiti metà dei cantanti in gara, compensati da un'abbondanza di conduttrici. Ma andiamo al sodo, e vediamo cosa ci è piaciuto e cosa zero della terza serata.
Scaletta super veloce: bene così
C'è a chi 'sta cosa piace e a chi no, ma l'imbruttimento impone apprezzamento per tutto ciò che va spedito, senza troppe perdite di tempo. Un cantante dietro l'altro, via andare, ospiti, conduttori, veloci veloci, su su e alla una e 30 tutti a nanna. È sempre una vida loca, ma poteva andare peggio.
Clara, voto: grazie ma no grazie
Le skills ce le avrebbe pure, bella voce, bella presenza, ma la sensazione è che abbia deciso di galleggiare in una mediocrità rassicurante, forse plasmata da certi copioni discografici che anche a noi profani iniziano a sembrare tutti uguali. Dimenticabile.
Sarah Toscano, voto: ma sai che alla fine...
Alla macchinetta del caffé coi colleghi a parlare di Sanremo col caz*o che ammetteremmo mai che la canzone dell'Amica di Maria De Filippi ci piace, non esiste al mondo che ci facciamo beccare a canticchiare il ritornello, scordatevelo. Se sentite qualcuno cantare "Un po' mi avevi illusaaaaaa" sotto la doccia, non siamo noi. Croce sul cuore.
Katia Follesa, voto: finalmente tu
Appena scende dalla scalinata, sbeeem, l'illuminazione: ecco cosa serviva a questo Festival, e in generale a tutti ai Sanremo a venire. Una portatrice sana di ironia, leggerezza, no sense, che dissacri un po' la liturgia sanremese. Riesce a scherzare su Amadeus, sull'eccesso di co-conduttori, sulla pelle molle e sulla letterina di Chiara Ferragni, regalandoci una boccata di puro ossigeno prima di una nuova full immersion. Ma perché solo una sera? Sprecata.
Massimo Ranieri, voto: comunque bomber
Il problema di Max è che c'ha abituati bene, quindi adesso qualsiasi cosa sotto "Perdere l'amore", "Se bruciasse la città" o "La voce del silenzio" non spinge. Tiziano Ferro e Nek, tra gli autori del brano in gara, non riescono là dove invece Jovanotti con "Apri tutte le porte" per Morandi era riuscito: prendere un mito over 70 e rilanciarlo con un pezzo fresco apprezzabile anche dalla Gen Z. Peccato, perché se solo volesse Massimo potrebbe essere davvero il più figo di tutti.
Elettra Lamborghini, voto: n.p.
Lei è anche allegra, giustamente ci prova a emergere in quei due minuti totali che le vengono dedicati, ma pare non c’entrare granché con quel ruolo e viene fagocitata dalla maratona Conti. Poi c’è già Katia Follesa, fa lei per tutti. Evitabile.
Duran Duran e Victoria, voto: ???
Non si capisce se la Rai non ha soldi o se sono solo i gusti personali di direttori artistici un po’ attempati, ma sono anni che all’Ariston non si vedono ospiti internazionali diciamo… "attuali". E allora rispolveriamo i Duran Duran, o quello che ne resta, però per strizzare l’occhio alla Gen Z piazziamoci a caso Victoria ex Måneskin, e così tutti contenti. Potevamo fare a meno di questo momento? Ovviamente.
Coma_Cose: tutto giusto
A mani basse il tormentone più tormentone di questo Festival, ti si impianta nel cervello con le sue vibes rettoriane anni '80 e puoi solo arrenderti all'inevitabile. I cuoricini con le dita, con le mani, con le braccia, il trucco, gli abiti vintage a sostegno della critica alla dipendenza dagli smartphone e al bisogno di recuperare una dimensione meno moderna ma più vera. Un gradino del podio ci starebbe tutto, ma in ogni caso si prevedono bonifici a pioggia.
Modà, voto: respect
Di 'sti tempi essere normali è quasi rivoluzionario, restare coerenti senza affannarsi a fingersi qualcosa che non si è giusto per cavalcare le wave del momento. E quindi oh, alla fine i Modà fanno i Modà e a Kekko versione boss della mala a Miami non gli dovete rompere il caz*o ok?
Alex Wyse, voto: mah
La canzone, dice lui, "è una ribellione alle logiche odierne", ma a sentirla non arriva né ribellione, né logiche, né odierne. Un ripassino di Vita Spericolata potrebbe aiutare. Rimandato.
Settembre, voto: Bravi
Alla fine, la più ok delle Nuove Proposte, ma all’inizio – onesti – abbiamo avuto un mezzo svarione, perché eravamo convinti fosse Michele Bravi e non capivamo cosa ci facesse lì. Già visto.

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