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Editorial
olly

Ci siamo, la finale del Festival di Sanremo 2025 è infine arrivata, e sinceramente è successo tutto così di fretta che a stento ce ne siamo accorti. Questo anche a causa di ben poche sorprese, e di un appiattimento generale a favore di scorrevolezza della kermesse che però ci ha tolto il gusto vero di questa settimana musicale. Ma bando al caz*eggio, via con le pagelle.

Anniversari, voto: che cog*ioni

E celebriamo il compleanno di, l'anno di lancio della canzone, dell'album, di formazione di un gruppo, ma anche quello di scioglimento, ricordiamo l'anno della morte, del primo concerto, dell'ultimo, della partenza di una nave, del ritorno e di altre cifre tonde di cui onestamente non ci frega una mazza. Oh, è Sanremo o un social media calendar? No, per capire.

Alessandro Cattelan, voto: it's your turn

Fino ad ora ha fatto il suo, un passo indietro rispetto al tycoon. Ma ormai lo sa, e lo sappiamo pure noi, che se non è l'anno prossimo, quello dopo condurrà lui Sanremo. E visto l'andazzo e le poche emozioni di questa edizione sarebbe pure un bello switch. Forse. Speriamo.

Alessia Marcuzzi, voto: ma perché?

A 52 anni, dopo una lunga carriera di tutto respect, Alessia potrebbe tranquillamente fare il suo e farlo bene. E invece bo, le parte tipo un'improvvisa ansia da prestazione che le fa tentare - male - la via comica. Dovrebbe risultare buffa e divertente, ma l'effetto è cringe e "boomerissimo". Ci aspettavamo di più.

Francesca Michielin, voto: carina

Classico pezzo che acquista valore mano a mano che lo ascolti, testo dei suoi, molto figurativo, con immagini un po' diverse rispetto a ciò che si sente in giro. Da qui a dire che ne parleremo ancora fra due mesi ce ne passa, ma comunque è già qualcosa. Magari cambiamo stylist, no?

Willie Peyote, voto: bene, però...

C'è un po' di Peyote in questo Daniele Silvestri. Anyway, a mani bassi vince il premio al titolo più imbruttito per "Grazie ma non grazie". Doveroso.

Bresh, voto: next time

Senza traumi e senza entusiasmi, anche al terzo ascolto il granchio rimane bello comfy nella sua tana. La frase "Che incubo stare ad aspettare in un monolocale" potrebbe però regalarci dei meme, vedremo.

Serena Brancale, voto: colpiti e affondati

E niente, alla ventesima volta che ci ammicca a favore di telecamera, non possiamo che ammettere che qui c'è tanta roba. Ottimo esempio di come usare il dialetto per creare atmosfera e coinvolgimento, anche se la somiglianza con Mr. Saxobeat è palese (se non sapete di che parliamo, cercate questa song su Youtube). Lei comunque totalmente a fuoco, staremo ancora a ballarla quest'estate, al tramonto, a Es Pujols, con uno spritz in mano.

Brunori Sas, voto: lacrimoni

Inspired by Rimmel di De Gregori, ma visto il livello del paragone si cade in piedi. Qui c'è dell'ottimo cantautorato italiano, occasione top se conoscete almeno altri due pezzi della discografia di Brunori per un figurone al lunch coi colleghi. Magone alert per gli over 40 con figli piccoli.

Francesco Gabbani, voto: sì che poi no

Si conferma abile a mescolare cantautorato e leggerezza pop, il pezzo è carino e ce lo vediamo già sigla di qualche serie su drammi familiari e buoni sentimenti, in cui genitori e figli scazzano ma alla fine si vogliono bene. Happy ending, ma da lui ci aspettavamo di più.

Noemi, voto: qualcosa non va

Lei è anche brava, la voce è anche figa, la combo Mahmood - Blanco prometteva brividiiii, ma alla fine 'sta canzone ti entra in testa per uscire subito dopo senza lasciare traccia. That's it.

Olly, voto: seriously?

Premio Braveheart per la canzone con più "r" nel testo e Premio Bomber per aver provocato un'allucinazione collettiva di entusiasmo ed eccitazione con un brano carino ma non clamoroso. Comunque, avremo di che polemizzare per mesi, molto bene.

Giorgia: madre

Non sbaglia niente. È simpatica, ha una voce della madonna, è super easy, piena di grazia, la canzone è bella, le vogliamo bene e palesemente per noi ha vinto anche se non vale un caz*o. Ancora basiti.

Shablo feat Guè, Joshua e Tormento, voto: pollice su

Da commentare bene pure da profani, con cose a caso tipo "hai sentito che groove", "figa che flow", "questo sì che è hip-hop vecchia scuola", "bello questo mix tra urban, rap e blues". Dovrebbe funzionare.

Festival di Sanremo, voto: bene, ma non benissimo

Nonostante la cortesia di non farci andare a dormire alle tre di notte, questo Festival a 2x ci ha procurato più ansia che svago. Cioè, alla fine Sanremo ok sono le canzoni, ma è soprattutto quello che c'è intorno. Tipo le polemiche, gli imprevisti, gli ospiti, il cazzeggio, le frivolezze del FantaSanremo. Questa edizione invece ha corso velocissima su binari puliti, ha fatto quello che doveva, niente di più e niente di meno. L'abbiamo seguita in tanti? Gli ascolti dicono di sì. Ci siamo divertiti? Onesti: non molto.

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