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Bialetti vola in Cina: l’azienda della moka non è più italiana

L'azienda fondata da Alfonso Bialetti era bella in crisi, e cercava un compratore in grado di risanare un prestito contratto tra il 2019 e il 2021.

Argomento caldissimo: Bialetti lascia la Penisola.

53 milioni di euro è il valore con cui il marchio, che nel 1933 ha inventato uno dei simboli di design più amati al mondo – la moka – è appena passato in mano ai cinesi. Quattro mesi fa ci eravamo lasciati così: l’azienda fondata da Alfonso Bialetti stava vivendo un periodo difficile e cercava un compratore in grado di risanare un prestito contratto tra il 2019 e il 2021, con scadenza fissata al 30 aprile 2025.

Nonostante avessero già mancato la prima scadenza, in Bialetti Industrie erano riusciti a ottenere un posticipo. Ma ora siamo al momento della verità: la storica moka cambia casa e viene ceduta al mercato cinese.

La news è freschissima: l’ufficializzazione è arrivata il 16 aprile 2025, quando l’imprenditore cinese Stephen Cheng – attraverso la sua società Nuo Capital, fondo d’investimento lussemburghese con sede a Hong Kong – ha versato 53 milioni di euro per l’acquisto immediato del 59% delle azioni, con un ulteriore 19,5% previsto in un secondo momento. Alla fine, ci sarà anche il delisting: ovvero, l’uscita del titolo dalla Borsa di Milano. Roba seria.

Il closing dell’operazione è previsto per fine giugno 2025. Ma non c’è (troppo) da preoccuparsi. Vi spieghiamo perché.

La crisi di Bialetti

Bialetti ha provato a tenere botta – almeno così sostengono gli amministratori – ma era sommersa dai debiti: oltre 80 milioni di euro di passivo. E nonostante i tentativi di rilancio, i conti non tornavano mai. La speranza ora si chiama Nuo Capital, la holding della famiglia Cheng, già attiva in Italia con investimenti in brand come Venchi, Slowear, Scarpa e Bending Spoons. Un bel boost, insomma, per evitare la fine di un marchio storico come Bialetti.

Chiariamo una cosa: non si tratta di una “vendita del marchio” in senso stretto, ma di un’operazione di salvataggio con cambio di controllo. Il fondo cinese ha acquisito il 78,567% delle azioni, con l’intenzione di applicare nuove strategie per rilanciare il brand. Parla il presidente del CdA di Bialetti Industrie, Francesco Ranzoni: “Si tratta di una leva strategica per rafforzare ulteriormente il brand e consolidarne il posizionamento sui mercati esteri.”

Tradotto: la Cina farà da personal trainer per evitare il crollo definitivo.

E per tranquillizzarci ancora di più, è stato riconfermato Egidio Cozzi come amministratore delegato. Il suo commento: “Con l’ingresso di Nuo si apre un nuovo capitolo, ricco di opportunità: continueremo a investire in innovazione, internazionalizzazione e autenticità, mantenendo sempre al centro la passione per il caffè e l’eccellenza del Made in Italy.

L’obiettivo è chiaro: riportare Bialetti al centro della scena globale, ad ogni costo.

Autrice: Martina Gallazzi

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